21a tappa a Girodiruota, il Giro a Quintana, ovvero addii e testosterone alto per tutti, doping? no, Edwige Fenech
01/06/2014Il fatto che in copertina del Time ci sia un trans, Laverne Cox, ha mandato su tutte le furie la gente al Giro d’Italia. Non perché sia un trans, sia chiaro, ma solamente perché è un’ingiustizia nei confronti di chi se lo meritava di più. Era evidente che in copertina sul Time ci dovesse stare Elia Viviani, in quanto sprinter più buono al Giro: è necessario evidenziare infatti come il velocista veronese in questo Giro ha passato più tempo a terra che in bicicletta per dare un vantaggio ai propri rivali e come, a ogni volata, è riuscito a trovare un modo qualsiasi per farsi superare. Eccezionale. Noi tutti l’abbiamo proposto per il Nobel per la Pace e la Solidarietà. Alla Snai lo danno per favorito. Staremo a vedere.
Gli propongo di firmare con la mia squadra, ma mi dice che non se la sente e che probabilmente il suo spirito nobile lo porterà ad andare in Africa a creare pozzi con Veltroni, sempre che Veltroni si decida davvero ad andarsene in Africa. Peccato. Per la mia squadra ovviamente.
In mattinata mi ha chiamato Sebastian Vettel per complimentarsi della conquista della maglia nera. Abbiamo parlato di futuro. Ormai è tutto pronto e freme per l’inizio della prossima stagione anche perché la Red Bull non va più niente dopo che hanno vietato di utilizzare Mark Webber all’interno del motore. Si dedicherà completamente alla squadra ciclistiche.
Al momento tra le fila della SebastianVettel Pro Cycling si schiereranno i seguenti fenomeni.
Uomini per fare bene nei grandi Giri: Fabio Aru, Franco Pellizotti e Domenico Pozzovivo;
Ruote velocissime: Nacer Bouhanni, Francesco Chicchi e Sonny Colbrelli;
Uomini per tutte le stagioni: Manuel Belletti, Enrico Gasparotto, Luca Paolini
Uomini che non mollano un metro: Marco Bandiera, Marco Canola, Andrea Fedi, Davide Malacarne, Alan Marangoni, Daniel Oss, Andrea Pirazzi, Svein Tuft.
Squadra fortissima. Vinceremo tutto. Ma sarà per l’anno prossimo. Per ora, dopo la fine del Giro, avrò un po’ di cose da sbrigare di un certo peso: a metà giugno il Torneo internazionale di Briscola a Casola Valsenio, a fine giugno il Torneo Interlunare di Burraco al Centro Internanazionale di Burraco a Cesano Boscone, dove farò coppia con il signor Emilio e me la vedrò contro i superfavoriti Silvio Berlusconi e signora Teresa, infine a metà luglio il Trofeo Interstellare di Bocce da Spiaggia a Igea Marina. Negli intermezzi di tempo, sempre se me ne resterà, cercherò di non farmi licenziare al Foglio.
Comunque la tappa inizia. Il ritmo è da passeggiata della domenica, infatti il pluricampione di ciclismo sezione ultrapensionati, Giuseppe Garibaldi è in fuga con oltre 25 minuti su tutto il gruppo che beve Prosecco come non ci fosse un domani. Infatti un domani non ci sarà perché il Giro oggi finisce.
A Monfalcone arriva la notizia che tutto il gruppo è stato squalificato per doping. Chiediamo lumi alla direzione corsa. Ci rispondono. “Il tasso di testosterone rilevato è troppo alto”. Protestiamo. “Ci dispiace, ma siete tutti squalificati, il Giro finisce qui!”. Ci fermiamo. “È impossibile che sia accaduto. Sino a ieri eravamo tutti a norma e ora siamo tutti fuori?”. “Sì”. La direzione corsa è sempre molto espansiva. Ci guardiamo tutti straniti. Musi lunghi. Non sappiamo cosa dire. Per fortuna ci pensano Guido Foddis e Alan Marangoni a sputare il rospo. Abbiamo tutti visto un film di Edwige Fenech. Che donna. Che classe. Che tutto.
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La giuria dopo l’ammissione decide di riammetterci tutti. Ci chiedono scusa, dicono che è una cosa normale, anche se bisogna fare attenzione perché si rischia di diventare ciechi. Ci regalano anche un paio di occhiali con lenti graduate. Il gruppo applaude Alan Marangoni e Guido Foddis, che vengono trasportati in trionfo, tra folle festanti e grida di giubilo. Ci chiama Renzi. “Oh ragazzi, vi premio con la medaglia d’oro all’onore nazionale per il vostro coraggio. Sono ammissioni che fanno bene all’Italia. Forza Italia”. Ci chiama Berlusconi. “Cribio, Questo lo posso dire solo io e Brunetta, se solo riuscisse ad arrivare alla cornetta”. Renzi si scusa e promette una riforma del dizionario. Non si potrà più dire “forza”, ma solo #evvai. Presenta il tutto con 159 slide. Nel frattempo il pensionato Garibaldi è entrato a Trieste. Ci affrettiamo.
Entriamo nel circuito finale. Un giro dopo l’altro. La Red Bull di Vettel si stacca. I miei uomini sono tutti per Bouhanni. Bouhanni però mi si avvicina. “Non mi sento bene”, mi dice, “forse non dovevo bermi 3 litri di Pastis”. Lavoreremo per Sonny Colbrelli. Colbrelli si avvicina e mi fa, “non sto bene alla mattina mi sono abbuffato di cinghiale e non ce la faccio”. Nicchio. Mi chiama la Wilier: “Bisogna che Trieste sia redenta”. Cazzo. Mi toccherà impegnarmi.
Ultimi due chilometri, Oss tira un allungo che nemmeno Bolt e riprendiamo Garibaldi, Marangoni fa una tirata che nemmeno Lapo, Bouhanni fa uno scatto che nemmeno Di Livio, mi lanciano che praticamente sono solo: vinco. Trieste è redenta. Mi chiama il generale Diaz. “Ora Trento”. Che palle. Mi tocca perdere il concerto di Frankie Hi-nrg.
Me ne sto per andare quando vedo Marianna Madia. Le chiedo cosa ci faccia qui. “Sai, dopo il successo della Boschi ieri, pensavo di farmi un bagno di folla anch’io dopo il 40 per cento”. Nessun bagno di folla però. Noi tutti amiamo solo Maria Elena Boschi.
Vedo anche il prussiano disperato per aver fallito tutti i suoi obbiettivi e aver ricevuto la lettera di espulsione da Angela Merkel: si è approcciato alla Madia. Parlano fitto, poi se ne vanno assieme. Hanno deciso di aprire un bar in Colorado. Punteranno alla presidenza degli Stati Uniti, dicono che dopo Obama il prossimo presidente sarà donna, dopo bisonte e dopo ancora alieno. Casaleggio si è già prenotato per il 2025.
P.S. Il Giro l’ha vinto Quintana, secondo Rigoberto Uran a 2’58”, terzo Fabio Aru a 4’04”.