Cian Uijtdebroeks ha diviso di nuovo il Belgio

Cian Uijtdebroeks ha diviso di nuovo il Belgio

24/08/2023 0 Di Giovanni Battistuzzi

In Belgio anche ciò che viene considerato reale, veritiero, non lo è mai completamente, ha sempre due versioni: una fiamminga e una vallone. Non c’è nulla di monolitico, ogni cosa ha almeno due punti di vista, non sempre, anzi quasi mai, collimanti. Una delle poche opinioni che collimavano tra le due anime del paese era quella secondo cui colui che avrebbe riportato in Belgio la maglia gialla dopo Lucien van Impe (era il 1975, di tempo e di corridori ne sono passati a bizzeffe) sarebbe stato Remco Evenepoel. Ora la convinzione assoluta non c’è più, le opinioni si sono divise di nuovo. E non per colpa di Remco Evenepoel. A ridare il paese la cara vecchia divisione ci ha pensato, suo malgrado, Cian Uijtdebroeks.

Per una volta però non sono le origini geografico-culturali a dividere gli appassionati. Remco Evenepoel è fiammingo, Cian Uijtdebroeks è vallone, ma ci sono valloni convinti che sarà l’ex campione del mondo in linea, ora in carica contro il tempo a interrompere l’astinenza e fiamminghi invece che propendono per il secondo. L’opzione terza, ossia che nessun belga riuscirà a riportare in Belgio la maglia gialla non è stata presa in considerazione nonostante Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard abbiano ancora parecchi anni di vittorie davanti a loro.

Chi dice che sarà Remco Evenepoel il successore di Lucien van Impe lo crede perché di corridori come Remco Evenepoel ce ne sono pochi in giro: non si vince tutto quello che ha vinto il belga in così poco tempo. Chi invece propende per Cian Uijtdebroeks lo fa un po’ perché non ritiene possibile per Evenepoel competere sulle lunghe salite con Pogacar e Vingegaard, soprattutto perché ritiene che lo possa fare Cian Uijtdebroeks.

Cian Uijtdebroeks ha vent’anni, tre in meno di Remco Evenepoel, e non ha ancora disputato una corsa di tre settimane. La Vuelta 2023, che parte sabato 26 agosto da Barcellona, è il suo primo grande giro nel quale si metterà alla prova. Con ogni probabilità non la vincerà, andrà in Spagna per capire un po’ meglio quali sono i suoi limiti. Ne ha, ha più pregi però. Il primo tra tutti è la capacità di non avere fretta e, in questo modo, capire minuziosamente, chilometro dopo chilometro, cosa può chiedere al suo fisico e cosa no, insomma come deve correre. Il secondo è di comprenderlo davvero.

“Non è necessario che tutto accada presto. Certo, ognuno si augura che si possa subito fare del proprio meglio e il più velocemente possibile, ma io sono una persona paziente, non ho alcuna fretta. Credo che la calma serva più di altro, che sia necessario fare un passo alla volta per capire al meglio cosa si sta facendo. Quando sono diventato professionista nel 2021, non ho accelerato, ho continuato ad allenarmi come avevo sempre fatto. Poi è normale che le cose cambino, che si cresca e si maturi, ma lo si fa attraverso le gare. Dopo la mia prima corsa a tappe del WorldTour (il Giro della Catalogna, ndr), ho notato che ero partito in un modo e l’ho terminata in un altro: ero un atleta diverso”, ha detto in un’intervista al Wieler Review.

Alla Bora-hansrgrohe neppure hanno fretta. È al secondo anno con loro: il primo lo ha passato a correre brevi corse a tappe, approccio leggero buono per preparare al meglio il Tour de l’Avenir: l’ha vinto e senza troppi problemi. Nel secondo hanno alzato un po’ il tiro, ma nemmeno troppo. Ha corso il Tour of Oman, la Volta a Catalunya, il Tour of the Alps (si è ritirato alla seconda tappa), il Giro di Romandia e il Giro di Svizzera, ma mai come capitano, sempre come prima alternativa per la classifica. Catalunya a parte è sempre finito davanti a tutti i suoi compagni. E sempre con la sensazione che non abbia mai forzato davvero. Soprattutto che gli manca ben poco per essere al livello dei migliori e che da una settimana di corsa ci esce sempre meglio di come l’aveva iniziata, sempre in crescendo.

Ha bisogno di chilometri Cian Uijtdebroeks, di correre e faticare. È faticando che il suo corpo si adatta al meglio alle corse, che rende di più. Non ha l’esplosività di Remco Evenepoel, forse nemmeno la capacità del connazionale di strabiliare, di accelerare il ritmo fino a renderlo insopportabile a tutti. Ha però qualcosa che Remco non ha, o che al momento non ha ancora affinato: la leggerezza nel salire le montagne, quasi non gli pesasse nelle gambe la fatica del salire, come se la pendenza fosse per lui soltanto un dettaglio trascurabile. Più l’ascesa è lunga, più sembra trovarsi a suo agio.

È scalatore da ritmo Cian Uijtdebroeks, corridore da sella e alta frequenza di pedalate. Eppure non solo questo. Non ha problemi a indurire il rapporto e a salire sui pedali. Sa adattarsi a ogni evenienza, non ha problemi a cambiare il proprio modo di correre a seconda dell’occasione. E questo è una capacità che alla lunga potrebbe essere decisiva.

In futuro, non per forza ora. Alla Vuelta ci guarda con la solita calma, con ambizioni piccole: “Spero soprattutto di non imbattermi in problemi e di poter correre tutte e tre le settimane. Che sia per ottenere un buon posto in classifica generale o per provare a essere protagonista in qualche tappa non mi interessa. È solo un’altra nuova sfida, un altro atto di fede”.

Da Barcellona – dove troverà al via anche Lenny Martinez, altro giovane scalatore che promette un gran bene – Cian Uijtdebroeks partirà come luogotenente di Aleksandr Vlasov. Non gregario, nemmeno capitano unico. Deve solo farsi trovare lì, dove riesce, soprattutto nel miglior modo possibile. Nessuno gli chiede niente di definito, solo di fare quello cha ha già dimostrato di saper fare: stare lì, tra i primi, dimostrare quanto è dura staccarlo. Per staccare tutti ci sarà tempo.

P.s. Cian Uijtdebroeks si pronuncia così: