
Il ciclismo femminile è in salute, nonostante il Women’s Tour
04/04/2023Il Women’s Tour, la corsa a tappe che si corre in Gran Bretagna, una delle più importanti del calendario del ciclismo femminile, non avrà l’edizione 2023. Saltata, evaporata, puff.
La nona edizione del Women’s Tour doveva iniziare a Stratford-upon-Avon il prossimo 11 giugno, ma gli organizzatori non sono riusciti a trovare un budget sufficiente per tirare in piedi la baracca. “A causa di una combinazione di maggiori costi di gestione (circa il 20 per cento in più rispetto a quella di un anno fa) e introiti ridotti dagli sponsor, è stato impossibile organizzare l’evento”. Parole che potrebbero preoccupare. Com’è possibile che una corsa prestigiosa, con copertura televisiva – necessaria per far crescere tutto il movimento ciclistico femminile – non riesce a trovare sponsor? Cosa sta accadendo? Forse è tutto il ciclismo femminile ad avere problemi?
Domande lecite, ma serve andare piano ad arrivare a conclusioni. C’entra niente però la salute del movimento ciclistico femminile in questa storia. Il problema sta altrove.
Di corse che sono incappate in problemi ce ne sono state un sacco, ce ne sono, ce ne saranno. Anche corse importanti. Anche il Giro del Piemonte e la Milano-Torino sono saltate, potevano scomparire. Gli errori di gestione sono facili da fare, accorgersene in tempo è invece molto più complicato.
Il Women’s Tour aveva progetti grandi e ambiziosi, ma non sempre era riuscito a mettere d’accordo realtà e ambizione. Ha spesso dato per scontato ciò che non si dovrebbe dare per scontato. Tipo il fatto che se c’è la copertura televisiva questa non porta automaticamente gli sponsor, ma grazie anche alla copertura televisiva questi vanno cercati.
Quest’anno gli hanno cercati, trovati, salvo poi ritrovarsi fregati. Skoda si è tirata indietro, la ricerca degli sponsor sulle maglie di leader delle varie classifiche si è rivelata un fiasco. Un po’ per un lavoro non perfetto, quantomeno perfettibile, un po’ per la Brexit che ha scombussolato i piani finanziari, ha reso più complicati i rapporti di sponsorship con i marchi europei, soprattutto ha allungato i tempi, e non di poco, per iniziare collaborazioni. Togli un pezzo alla volta e il castello crolla.
Il Women’s Tour è saltato, il ciclismo femminile cresce
Eppure il ciclismo femminile, al di là di quanto accaduto al Women’s Tour fa passi in avanti anno dopo anno. Aumentano corse, squadre, atlete, sponsorizzazioni (negli ultimi cinque anni sono incrementati del 93 per cento, secondo gli ultimi dati forniti dall’Uci), al momento trainate soprattutto dalle aziende produttrici di biciclette interessate a un mercato, quello delle cicliste, che è cresciuto in Europa del 43 per cento dal 2020.
Anche le atlete hanno aumentato i loro stipendi. Il 13 per cento delle donne che corrono nel WWT ha dichiarato di guadagnare oltre 100.000 euro all’anno, mentre un altro 24 per cento guadagna tra 60.000 e 100.000 euro all’anno, secondo lo studio riportato dal Cyclists’ Alliance Annual Rider Survey. Si tratta di un aumento del 17 per cento rispetto ai dati emersi nel 2021.
Certo, i passi da fare sono molti, il ciclismo maschile è ancora lontanissimo da raggiungere, ma la situazione è molto migliorata e in relativa velocità. E al crescere economico del movimento cresceranno di pari passo anche il trattamento economico delle atlete. D’altra parte le gare sono belle, appassionanti, e tutto ciò ha portato circa il 39 per cento degli appassionati di ciclismo maschile a seguire quello femminile in modo saltuario e il 18 per cento in modo continuativo.
I problemi del Women’s Tour ci sono, sono evidenti, ma non devono essere estesi al movimento. Gli errori commessi dagli organizzatori della corsa ci stanno, l’importante è che non contagino altre gare. Serve muoversi, soprattutto in questa situazione di crescita in modo oculato. L’esperienza degli anni Novanta, quando le donne in bicicletta riuscirono a conquistare una certa attenzione mediatica, è ancora salda nella memoria di chi gestisce squadre e competizione. Si spera che non vengano commessi gli stessi errori d’impazienza.