T.N.T. Il 2021 dell’AG2R Citroën Team

T.N.T. Il 2021 dell’AG2R Citroën Team

21/01/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Meno belli, meno puliti, più cattivi e più sporchi. I fioretti di sempre si sono trasformati in sciabole, quelle che negli ultimi anni l’Ag2r aveva sperimentato lì dove non ci credevano per davvero, sono diventate quelle del nuovo corso. Meno canzoni d’autore, più metallo, in questo caso pure pesante. Un’esplosione: “I’m dirty, mean and mighty unclean / I’m a wanted man / Public enemy number one / Understand?“, insomma “‘Cause I’m T.N.T. I’m dynamite / T.N.T. and I’ll win the fight / T.N.T. I’m a power load / T.N.T. watch me explode!“. Da Georges Brassens agli Acdc il passo non è poi così lungo, basta cambiare se non tutto, almeno molto.

L’anno zero è iniziato e non c’entra niente con la pandemia di Covid-19. A determinarlo è stato la decisione di non aspettare oltre che le rose fiorissero, perché tanti fiori di campo, molto spesso, regalano più gioia di uno colmo di allure e prestigio. L’AG2R Citroën Team ha deciso che l’attesa del grande anno di Romain Bardet stava assomigliando sempre più a quella beckettiana di Godot. E così ha deciso di rivolgere lo sguardo altrove. Un cambio di aspirazione, una nuova direzione verso cui guardare. Non più alla Francia, alle Alpi e ai Pirenei, a quell’affascinazione atavica per il giallo del simbolo del Tour de France. Occhi nuovi, che si spingono più alto, un alto almeno geografico, verso le pietre fiamminghe e le côte delle Ardenne. Un cambio di prospettiva che restringe il tempo, che comprime tre settimane in un pomeriggio.

Bardet ha cambiato aria, se ne è andato al Team DSM. E con lui hanno salutato anche gli altri fiorettisti del gruppo: Alexis Vuillermoz e Pierre Latour, passati entrambi alla Team Total Direct Energie. Chi li ha sostituiti è gente che alla raffinatezza della pedalata preferisce la sostanza. Corridori che più che alle vette montane guardano ai montarozzi. E così l’Ag2r ha stravolto lo spartito, accantonato le partiture, elettrificato e sporcato le melodie. O almeno nell’immediato, perché per il futuro le vecchie abitudini potrebbero riprendersi la scena. Aurélien Paret-Peintre e Clément Champoussin stanno preparandosi per essere ciò che la nouvelle vague del ciclismo francese (la generazione di Pinot e Bardet) non è stata: vincente sulle tre settimane. Ci vorrà del tempo.

L’immediato parla meno francese e più fiammingo, parla di nord Europa, di campagne di pietre e di colline per brevità chiamate côte. Greg Van Avermaet per le prime, Bob Jungels per le seconde. Aspettando almeno la grande esplosione del più atteso di tutti: Benoît Cosnefroy. L’anno scorso il Tour de France l’ha pedalato a lungo con i pois addosso. Quest’anno li vorrebbe tramutare in vittorie valloni (alla Freccia vallone a settembre fu secondo sul Muro di Huy).

Il campione olimpico è dal 2012 che è tra i migliori al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix, ma ha raccolto meno di quello che voleva: la Parigi-Roubaix 2017. E quello zero davanti alle Ronde vinte che gli fa dannare l’anima. Non è un ragazzino, ma è furbo, sa correre, sa che con Van Aert e Van der Poel ci potrebbe essere poco da fare, ma sa soprattutto che le annate non sono mai uguali e che bisogna in ogni caso farsi trovare pronti. Ed è meglio farlo con gente tosta attorno. E così è rimasto Oliver Naesen, per anni capitano dei francesi sulle pietre, e sono arrivati un manipolo uomini che sanno tirare la carretta. A partire da Gijs Van Hoecke e Michael Schär, già alla CCC con il belga e i giovani Damien Touzé e Stan Dewulf, uno che a 23 anni ha già pedalato su tutte le pietre del Belgio e del nord della Francia e che può essere utile alla corte di Van Avermaet come capitano di ventura che un giorno potrebbe prendere lo scettro.

Per i grandi giri la classifica non sarà una priorità. L’obbiettivo è quello di fare un fracasso. Fughe, come quelle che hanno dato più soddisfazioni negli ultimi anni ai transalpini. Verranno comode quelle di Van Avermaet, quelle dei soliti Alexis Gougeard e Nans Peters, quelle pois di Cosnefroy, quelle pazze di Ben O’Connor e Lilian Calmejane. Se poi Bob Jungels incapperà nell’anno buono e Aurélien Paret-Peintre e Clément Champoussin velocizzeranno il loro percorso di crescita ecco che la T.N.T. francese sarà un gran boato.

In ogni caso fare meglio dell’anno scorso non sarà difficileCinque vittorie in totale, una soltanto in gare World Tour, quella di Peters alla Grande Boucle

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