La scoperta della ricetta del borraccino. Cosa c’era nella bomba di Coppi?

La scoperta della ricetta del borraccino. Cosa c’era nella bomba di Coppi?

23/01/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Un casale perso tra i campi del trevigiano. Interno. Giorno. Una soffitta male illuminata, odore di polvere. Qualche bicicletta lasciata all’ingiuria dell’immobilità. Tra loro una vecchia Frejus della metà degli anni Cinquanta circa. Palmer sgonfi e induriti dal tempo, il cuoio della sella mangiato dagli anni, il telaio più opaco di quando scorreva per le strade d’Italia. E come scorreva. Su e giù per colline e montagne, lungo pianure di collegamento, perché a questo servono i piani, a riprendere fiato per una nuova ascesa. A fianco alla bicicletta un baule di legno e cartone pressato, di quelli con le strisce di cuoio che li avvolgono per richiuderli. Ad aprirlo odore di naftalina e cose antiche. Qualche maglia, lana pesante e maniche lunghe per l’inverno, lana leggera e maniche corte per l’estate. Un palmer di ricambio. Un cartoncino ripiegato e legato con dello spago, dentro qualche carta: fatture, bolle, garanzie, libretti d’istruzioni o di accompagnamento, un certificato di attività sportiva per l’espatrio: atleta velocipedistico. Linguaggio d’antan.

Dal plico plana al suolo un foglio di carta. Ha dimensioni inferiori degli altri, è parecchio spiegazzato, è scritto a mano, con la calligrafia di chi non ha fatto molte classi a scuola: tondeggiante e incerta. In grande, sempre in corsivo, c’è scritto: Borraccino, ricetta. Poi in piccolo: da meter. E ancora, uno sotto l’altro:

  • café de quel fort (no cicoria o orzo)
  • un deo de graspa
  • na ponta de nose m.
  • do o tre ciodi de garofao (tritadi)
  • scorze de fasioi tritade soto spirito
  • na ponta de cuciaro de simpa(m)ina (quea nel vaso de viero)

Il borraccino, le gambe di scorta, quello che si prendeva quando serviva e serviva sempre. Ognuno aveva la sua. Jacques Anquetil aveva detto più volte di passare dal dottor Leffertuen, medico di base e farmacista in un borgo alle porte di Lione perché il suo ricostituente non aveva pari. Biagio Cavanna le istruzioni per fare il suo intruglio magico lo aveva dato soltanto a pochi eletti. Nessuno ha mai rivelato la ricetta. Il borraccino o la bomba che dir si voglia.

Nel 1952 il Campionissimo ne parlò in un’intervista radiofonica con il giornalista Sergio Giubilo, probabilmente qualcosa di concordato con gli autori del programma.

Non nascose di prenderla quando serviva e serviva “quasi sempre”.

La bomba

“Fausto, tutti i corridori portano una borraccetta nella tasca posteriore dei calzoncini. Se vi domandano cosa contiene, come rispondete?”
“Caffè, solo caffè.”
“Oppure?”
“Peptocola, ricostituente.”
” … e invece cosa contiene la borraccetta segreta?”
“La bomba.”
“Ti dispiace spiegare agli ascoltatori cosa è una bomba?”
“La bomba dovrebbe essere un paio di gambe di ricambio. E’ composta da ingredienti segreti, i principali dei quali sono la simpamina e la fiducia che funzioni.”
“Tu la prendi, Fausto Coppi?”
“Naturalmente.”
“Tutti i corridori prendono la bomba?”
“Sì, tutti, e a quelli che dicono di non prenderne è bene non avvicinarsi con fiammiferi accesi.”
“Quando prendi la bomba?”
“Quando serve.”
” … e quando serve?”
“Quasi sempre.”

Erano altri tempi, anni nei quali il doping era qualcosa di casereccio, legato più alla magia che alla scienza. Anni nei quali, come raccontò Ferdi Kübler alla radio svizzera (nel 1982) “andavamo avanti a forza di bistecche e qualche intruglio che serviva a darci la botta giusta ma che, se prese nel momento sbagliato, ci facevano prendere delle bambole clamorose”. Era tutto ciò “almeno in parte, una delle cose belle del ciclismo, del suo fascino e della sua imprevedibilità. Avremmo potuto farne a meno? Certamente, ma tutto sarebbe stato diverso e forse meno affascinante”.

Ora del doping, delle bombe, nessun corridore ne parla più. O meglio, non ne parla più come fosse qualcosa di cui si può parlare. Al massimo sono libri fatti per dare scandalo, da quello di Tyler Hamilton a quello di Danilo Di Luca. L’ultima volta nella quale si è scherzato sulle bombe era il 1980, in Fantozzi contro tutti, in quella corsa assurda che era la Coppa Cobram.