Prime volte all’Eroica

Prime volte all’Eroica

05/10/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Il ritorno delle biciclette a Gaiole in Chianti e per gli sterrati dopo un anno di stop. La voglia di pedalare e quello che non era mai accaduto all’Eroica


Quelli che aspettano L’Eroica li scovi subito. Hanno gli occhi di chi è nel luogo giusto al momento giusto. Soddisfatti e tranquilli che un luogo migliore non c’è e non ci può essere. Le biciclette luccicanti e lucidate, o appena impolverate da ricognizioni e giretti, da pedalate preparatorie o ristoratrici. Girano, guardano e osservano e un po’ si fanno guardare e osservare, perché il voyeurismo è sempre a doppio flusso, va mai solo verso una dimensione. Soprattutto dopo un anno di pausa, un anno e mezzo che ci ha costretti in casa più del voluto.

Quelli che aspettano all’Eroica anche loro li scovi subito. Hanno gli occhi curiosi e stupiti e pronti a capire dove sono e perché, soprattutto, sono lì. Osservano, si guardano in giro con un’aria di chi si chiede ma davvero è tutto vero? Dura poco tutto questo questo. Qualche attimo soltanto, una mezz’ora se va male. Poi si lasciano andare, entrano anche loro in quel mondo di biciclette e maglie in lana, di gambe esposte e acciaio esibito con naturale grazia.

Quando chi aspetta L’Eroica pedala, chi aspetta all’Eroica ha Gaiole tutta per sé. Il paese si trasforma. Non spariscono le biciclette e neppure l’interesse per le biciclette. Ma tutto si attenua, la festa a pedali diventa sagra paesana, un muoversi di uomini, donne e bambini meno ciclocentrico, eppure felice e chiassoso allo stesso modo di prima.

Così è stato per anni, da sempre o quasi. Così non è stato lo scorso sabato e la scorsa domenica.

Il raddoppio dei giorni di corsa – il sabato dedicato ai percorsi lunghi, la domenica per quelli meno lunghi – imposto dalle normative anti-Covid, non ha mai diviso chi aspetta L’Eroica e chi aspetta all’Eroica. O almeno mai in maniera netta.

Le strade e gli sterrati del Chianti e del senese sono si sono visti attraversare per due giorni e la sensazione di essere nel luogo giusto al momento giusto è raddoppiata. Chi tentava di domare gli sterrati muovendo i pedali lasciava un paese animato da attese e curiosità, oppure da ricordi freschi di polvere e voglia di ritornare al più presto.

La bicicletta è una meravigliosa stranezza del resto. Anche quando la si muove seduti sul sellino è un mezzo di prossimità. Non impone uno stacco con il resto, ci porta all’interno del tutto che ci circonda, lasciandoti però lo spazio per isolarci a nostro piacimento.

“Prima di finire la corsa mi sono fermato in cima al paese. Sono rimasto lì qualche minuto a vederlo dall’alto muoversi. Sapevo che una volta passato al traguardo sarei stato felicissimo di aver compiuto una piccola impresa. Cento chilometri per carità, niente di che. Ma è comunque una di quelle cose che mi ricorderò per la vita. Proprio per questo mi sono fermato, volevo che durasse di più, che si dilatasse ancora qualche minuto”. Così è almeno per Mirko, prima Eroica corsa.

“Questa edizione è stata strana. È la prima volta che passeggio a Gaiole la domenica. Ieri ho concluso la mia prima Eroica lunga, la prima volta che faccio 209 chilometri. E non solo qui, dico proprio in vita mia. Sono partito presto e arrivato tardi. Ho bevuto qualche birra con gli amici e me ne sono andato a dormire. E oggi tutto è iniziato di nuovo, la festa è qui ad attendermi. E lo so benissimo che non è per me, ma so che è anche per me, per tutti”. O almeno per Pietro, sesta Eroica in “carriera”, primo lungo.

La bici se ne frega di quello che fai, dei problemi che hai, delle storie che ti porti dietro. È lì ad accogliere tutti. In forma o non in forma; abitudinari o parvenu; competitivisti o passeggiatori. Non fa differenza. Nulla fa differenza. Almeno là nel Chianti, almeno nel primo fine settimana di ottobre.