Freccia Vallone – La distanza della conoscenza

Freccia Vallone – La distanza della conoscenza

21/04/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Julian Alaphilippe vince la Freccia Vallone davanti a Primoz Roglic e Alejandro Valverde. La Flèche è questione di trecento metri, tutto il resto, almeno per quanto riguarda l’ordine d’arrivo non conta


Settantacinque metri sono una distanza microscopica a confronto di 193,6 chilometri: lo 0,03 per cento. Un’inezia totalitaria, dilatata a dismisura dalla pendenza. Almeno in una salita come il muro di Huy, strada buona per espiare i peccati per prepararsi a chiedere la benedizione alla Madonna, presa in prestito dal ciclismo per trasformare l’espiazione in selezione, la fede in fachirismo.

Settantacinque metri è la distanza tra lo scatto di Primoz Roglic e l’inizio della progressione di Julian Alaphilippe negli ultimi trecentocinquanta metri della Freccia Vallone. La differenza tra l’improvvisazione e la consapevolezza, la distanza della conoscenza. In una corsa che ha deciso di racchiudere lo spettacolo in meno di mezzo chilometro i margini d’errore sono minimi, serve rispettare regole precise, che si possono intuire a naso, ma che spesso serve affinare con il tempo. Roglic era alla prima partecipazione, Alaphilippe alla quinta, due volte era finito alle spalle di Alejandro Valverde, due volte era riuscito a dare le spalle a tutti. Roglic era pieno di voglia di fare e di dimostrare, di consapevolezza di avere gambe che giravano a meraviglia. Pure Alaphilippe era pieno di voglia di fare e di dimostrare, ma di consapevolezza die avere gambe che giravano a meraviglia ne aveva un po’ meno. L’Amstel non era andata come sperava, il Fiandre ancor meno.

Pochi giorni però possono essere sufficienti per ribaltare tutto, sensazioni comprese, soprattutto se le gambe sono guidate dalla consapevolezza della conoscenza.

“Nel finale, sapevo cosa dovevo fare”, ha detto il campione del mondo dopo aver passato l’arrivo. E quello che sapeva è quello che è riuscito a fare. Sapeva di dover aspettare i trecento metri dall’arrivo, sapeva di dover superare la semicurva, di attendere ancora qualche metro e poi di tirar fuori tutto quello che aveva da tirar fuori. Ma non di botto, accelerando continuamente del giusto per togliersi tutti di ruota. Roglic di tutto questo non era a conoscenza. Il meglio di sé l’aveva già dato quando a una sessantina abbondante di metri dal traguardo ha percepito, prima, e visto, poi, la sagoma iridata del francese affiancarlo e superarlo. Ha osservato Alaphilippe risedersi sulla sella, staccare le mani dal manubrio e festeggiare la vittoria alla Freccia Vallone, la terza in carriera. Non si è accorto nemmeno che alle sue spalle Alejandro Valverde riproponeva ancora una volta, forse l’ultima, il suo sorriso migliore, quello che dovrebbe essere impresso per sempre sull’asfalto del Muro di Huy.

Roglic si è mascherato di disappunto, del lieve rimpianto di chi c’aveva creduto che tutto potesse andare diversamente.

Lo stesso disappunto che era apparso appena qualche minuto prima sul volto di Maurits Lammertink, ultimo avanguardista del mattino ad essere ripreso dal gruppo. Non che ci credesse davvero l’olandese della Intermarché-Wanty-Gobert. Però quando si è là, soli, e mancano meno di duemila metri all’arrivo, un pensiero è difficile non farlo. E poco importa se milletrecento sono irti come una parete e i secondi di vantaggio sono meno di una decina. La fuga non è un calcolo di probabilità, è la speranza che qualcosa dietro possa non andare, che possa apparire la Provvidenza sotto forma di cataclisma. Può sempre accadere. E poco importa se non accade mai.

Foto tratta dalla pagina Twitter @IntermarcheWG

Sicuramente non è accaduta oggi. Quella di Maurits Lammertink è stata una lunga comparsata, un gesto d’amore per l’improbabile, l’esaltazione del si sa mai, la più antica medicina al fatalismo, la migliore forma di resistenza alla dittatura del gruppo e della verticalità che assassina la creatività dei coraggiosi. La Freccia Vallone è questione di trecento metri, tutto il resto, almeno per quanto riguarda l’ordine d’arrivo non conta.