
Il Giro d’Italia a Torino è un anniversario
04/02/2021L'avvio dell'edizione 2021 della corsa rosa dal capoluogo piemontese celebrerà il ricordo dell'Unità d'Italia. Era già successo nel 1961 e nel 2011. I corridori esploreranno il Piemonte sino al Monferrato lasciando fuori Alessandria, dove la storia italiana della bicicletta era nata. Appunti per i prossimi anni
Torino, almeno per il Giro d’Italia, è diventato un anniversario, quello dell’Unità d’Italia. La corsa rosa è partita da qui nel 1961, centenario dell’unificazione, e nel 2011, centocinquantesimo anniversario. Sono passati dieci anni di allora, il passato è ritornato, rivisto e riattualizzato. Non più avvio da Venaria Reale e cronosquadre, ma cronometro individuale e percorso cittadino. D’altra parte il “monarchismo” è sempre più fuori moda e in un decennio i Savoia sono riusciti ad annacquarsi ancor di più, nemmeno più un rampollo coronato che balla in tivù. Nemmeno il ritorno in auge dell’altimetria in due dimensione, pensionando i tentativi di resa a tre dimensioni, è riuscita a riportare all’attenzione italica la fu casa regnante. Poco male, ce ne faremo una ragione.


Il Piemonte ha una storia ciclistica pionieristica, anzi prepionieristica. Da qui è partito tutto. Qualche centinaio di chilometri a sud di Torino. Ad Alessandria ha vissuto Carlo Michel il proprietario della prima “macchina a pedali”, “uno strano ordigno, fatto con molto legno e poco ferro”.

Alessandria è stato il punto di partenza italiano di una storia che continua a raccontarsi. Aurora di mondo che continua a pedalare e poi crocevia di eventi, protagonisti, miti e trasformazioni. Se la prima corsa in bicicletta di cui abbiamo testimonianza sulla carta stampata è stata la Firenze-Pistoia del 2 febbraio 1870, l’articolo uscì due giorni dopo sulla Nazione. Se la prima corsa in assoluto fu forse il giro di Prato della Valle a Padova nel 1868, di sicuro da Piazza d’Armi vecchia (che più o meno stava dove sta piazza Matteotti ora) partì l’8 giugno 1869 una competizione velocipedistica. Qualche anno dopo, nel 1876, la città diede alla luce uno dei primi club di gente in bicicletta (il sesto in Italia): la Società Velocipedisti Alessandrina.. Alessandria divenne la sede dell’Unione Velocipedistica Italiana (che ora si chiama Federazione ciclistica italiana), della Unione Ciclistica Internazionale e di altre associazioni che poi si sono perse nel dimenticatoio storia. Prima le biciclette, poi i campioni. Due su tutti: Costante Girardengo e Fausto Coppi, i primi e unici Campionissimi, alessandrini di Novi Ligure e Castellania.
Date, storie, soprattutto foto, biancoenero e tonalità di grigio, quello delle maglie dell’Alessandria. Ma è un altra storia, un altro sport. Quella delle biciclette in città l’ha documentata e scritta, Roberto Livraghi in Pista! Alessandria capitale ciclistica della Belle Epoque 1867-1915 (Touring Club Italiano, 200 pagine, 24,90 euro), che è uno di quei libri che prima si leggono e poi si continuano a sfogliare.
C’è mica però nella corsa rosa che andrà in scena a maggio. Tenuto a margine. Il Giro d’Italia 2021, almeno per le prime tre tappe che sono state presentate oggi, si ferma al Monferrato, c’è stato negli anni precedenti per altri anniversari, per fare l’inchino a Coppi. Le biciclette ad Alessandria vanno in scena tutto l’anno, ripercorrono la sua storia ogni giorno in un museo che è un acronimo: Acdb, Alessandria città della bicicletta.
Terra di scalatori che accoglierà velocisti, scattisti e cronometristi, almeno all’inizio. Che riabbraccerà i montanari più in là, più avanti, alla diciannovesima tappa, arrivo sull’Alpe di Mera che il ciclismo non l’ha mai visto, che ha preferito essere punto d’arrivo e soprattutto di partenza di camminatori estivi e sciatori invernali, che si è pure prestata a far da sfondo a un film porno, ma inconsapevolmente.


[…] solo oggi, mercoledì 24 febbraio, poco più di due mesi prima del via della prima tappa a Torino (tre frazioni in Piemonte, poi via a scendere lo stivale) e con già molte decisioni prese dalle squadre che ci […]