Un anno in ritardo. Bardet e il Giro d’Italia

Un anno in ritardo. Bardet e il Giro d’Italia

07/05/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Un anno fa di questi tempi per Romain Bardet sarebbe dovuta iniziare un’avventura che aveva programmato a lungo. Era dai primi mesi del 2018 che ci pensava, poi le cose erano andate un po’ per le lunghe perché certe cose uno non le può decidere in completa autonomia. Soprattutto se sei francese e corri per una squadra francese. Le velleità personali non sempre sono facili da soddisfare quando c’è il Tour de France di mezzo.

Bardet a fine 2019 era riuscito però a far valere le sue ragioni, che poi era una sola: voglio correre il Giro d’Italia.

La pandemia di Covid-19 ha sconvolto tutto e il francese si era ritrovato, suo malgrado, a percorrere ancora una volta le strade di Francia. Le cose non andarono bene. Nel corso della 13esima tappa cadde e dopo l’arrivo finì all’ospedale: commozione cerebrale.

Bardet alla fine del 2020 ha cambiato tutto. Dopo nove stagioni alla Ag2r ha cambiato squadra, si è accasato al Team DSM, e, almeno in parte, ha cambiato vita. Certamente preparazione e obbiettivi. Sabato 8 maggio da Torino prenderà il via al suo primo Giro d’Italia (qui tutti i partecipanti e tutte le tappe).

Un cambiamento che ci voleva, ha detto a gennaio, che lo toglie da un ambiente che forse l’aveva protetto troppo in questi anni. Nel team tedesco non sarà più il centro gravitazionale della squadra, ma sarà se non uno dei tanti, quantomeno uno dei due che proveranno a fare classifica. L’altro è quel Jai Hindley che l’anno scorso rischiò di vincere il Giro prima di perdere l’ultimo giorno, a cronometro, anche il secondo posto.

“Per ogni squadra francese il momento clou dell’anno è il Tour de France. Ci pensi a ogni gara alla Grande Boucle, è normale. Era da tempo che però mi dicevo: un giorno voglio fare altro, provare il Giro. Doveva essere l’anno scorso quello buono. Poi le cose sono andate come sono andate. Debutterò quest’anno. È fantastico iniziare una nuova avventura e farlo con una squadra nuova e su un percorso davvero impegnativo”, ha detto a Cyclingnews.

Sulle strade italiane ci andrà in una versione nuova. Non più capitano unico, ma co-capitano. “È vero che per me è una novità non essere l’unico leader in un giro di tre settimane. Poco male. In una corsa come il Giro è utile avere due carte da giocare. L’anno scorso Jai era molto forte al Giro, sono sicuro che si ripeterà anche quest’anno”.

Bardet dice di non sentire il peso di avere un compagno di squadra competitivo. Anzi. “Condivideremo le responsabilità e ci aiuteremo a vicenda per ottenere il miglior risultato possibile”.

Bardet negli ultimi anni aveva perso un po’ della leggerezza che l’aveva contraddistinto a inizio carriera. Il secondo posto al Tour del 2016 e il terzo a quello del 2017 avevano accumulato su di lui le aspettative di un intero paese che aspetta la vittoria di un francese alla Grande Boucle dal 1985. “Sono solo un corridore, non ho mai voluto né tantomeno preteso di essere un eroe, figuriamoci un salvatore della patria”, aveva detto pochi giorni dopo la conclusione del Tour del 2019 chiuso al quindicesimo posto ma con la maglia a pois sulle spalle.

Serviva una scossa. Bardet ha deciso di allontanarsi da casa e di iniziare una nuova fase della propria carriera. Si è lasciato alle spalle la Francia, ha percorso da marzo le via d’Italia. Ha iniziato con le Strade Bianche per ritrovare il piacere della polvere (anche perché “mi piace pedalare sugli sterrati e quella di Montalcino sicuramente sarà una delle tappe più interessanti del Giro. Secondo me risulterà importante come alcune tappe di montagna. Possono succedere molte cose”, ha detto giovedì in conferenza stampa). Ha risalito la penisola dalla Tirreno-Adriatico al Tour of the Alps, passando per la Milano-Sanremo.