
I partecipanti (e i favoriti) al via del Giro d’Italia 2023
02/05/2023Remco Evenepoel contro Primoz Roglic, Primoz Roglic contro Remco Evenepoel. A farla facile potrebbe essere questo in sintesi il Giro d’Italia 2023 (qui la guida completa a tutte le tappe della corsa rosa). E forse lo sarà. Perché Remco Evenepoel è da inizio anno che sta dimostrando di andare forte e alla Liegi-Bastogne-Liegi ha fatto vedere di andare fortissimo: chi sostiene o si chiede se non sia troppo presto per andare fortissimo è abituato a un ciclismo che è invecchiato parecchio male negli ultimi cinque anni. Perché Primoz Roglic è da inizio anno che sta dimostrando di andare forte, ha centellinato i giorni di gara come è solito fare e quando si è fatto vedere in gruppo spesso, anzi sempre, si è messo tutti dietro: è successo alla Tirreno-Adriatico e alla Vuelta a Catalunya (e lì dietro c’è finito pure il campione del mondo belga). Perché tra i partecipanti al Giro d’Italia 2023 non c’è niente di meglio.
Non va sempre come dovrebbe andare in giro di tre settimane, anche se spesso va invece come tutti pensano che debba andare. Un terzo incomodo però a volte riesce a mettere il naso tra i due designati vincenti e a sparigliare un po’ le carte. A volte succede, a volte. Il percorso però suggerisce che questa eventualità non sia così probabile. E non è un male. Perché il ciclismo dà il suo meglio nel testa a testa, e quando al testa a testa si aggiungono uno o due incomodi va sempre a finire che la sfida si annacqua nell’attesa e l’attesa non piace mai a nessuno.
Chi può insidiare Evenepoel e Roglic? I guastafeste tra i partecipanti al Giro d’Italia 2023
Eppure c’è gente rognosa in gruppo, almeno a guardarla dal punto di vista di Remco Evenepoel e Primoz Roglic.
Gente come Geraint Thomas e soprattutto Tao Geoghegan Hart, che al Tour of the Alps ha fatto intravedere di avere la condizione giusta per non farsi troppi problemi a stare con i migliori del gruppo. E il fatto che al loro fianco in maglia Ineos Grenadiers ci sia la squadra (da Filippo Ganna a Thymen Arensman, da Pavel Sivakov a Laurens De Plus), almeno sulla carta, più prestante e completa (c’è pure Salvatore Puccio) non è un dettaglio da sottovalutare: in tre settimane a volte i compagni di squadra risolvono una buona parte dei problemi.
Gente come João Almeida e Jay Vine. Il primo corridore difficilissimo da staccare, fondista da inseguimento, più duro da ammazzare di Bruce Willis in Die Hard. Il secondo spirito libero da avanguardia, cacciatore di gioie solitarie, che però non si sa mai dove possano portare. Perché non si è ancora bene capito dove possa arrivare l’australiano e pensarlo solo buono per piccoli grandi traguardi di giornata potrebbe essere un grave errore.
Chi può lottare per il podio
Non ci sono solo loro. Ci sono altri corridori che potrebbero trovare il modo di lottare per una posizione sul podio. A partire da Alexandr Vlasov e Hugh Carty. Il russo della Bora-hansgrohe è un magnifico battuto, un corridore di fondo e talento, ottimo in salita, più che discreto a cronometro. Eppure, nonostante questo, ha sempre trovato il modo di non riuscire mai a competere davvero per le primissime posizioni. Gli è sempre mancato qualcosa per il salto di qualità. Ha però ventisette anni e non ha mai corso così accorto. L’inglese della EF Education-EasyPost è invece appartenente a quella tipologia di corridori che non succede, ma se succede. È uomo da salita Carthy, spinge rapporti d’antan, non si limita mai a fare un ciclismo di calcolo, gli piace attaccare. Ha sempre però (almeno) una giornata storta. E al suo fianco c’ha un corridore dall’esperienza e dal talento enorme come Rigoberto Uran, uno che sul podio di un grande giro ci è finito tre volte, anche se l’ultima nel 2017. Non è al Giro per fare alta classifica, ma si sa mai.
E si sa mai come potrà andare il Giro d’Italia di Damiano Caruso. Pure per lui gli anni si sommano e pure per lui al suo fianco c’è gente tosta e ben più giovane. Al via da Fossacesia marina in maglia Bahrain-Victorious ci sono Jack Haig e Gino Mäder, corridori dal talento grande tanto quanto la capacità di trovare la giornata giusta per finire fuori classifica e giocare da cacciatori di giornata. E da amanti del ciclismo, verrebbe voglia che fosse così. Perché l’australiano e lo svizzero sono meravigliosi uomini da fuga, gente capace di fregarsene del rientro del gruppo. Allo stesso modo di Lorenzo Fortunato, Warren Barguil e Joe Dombrowski.
Chi può sorprendere tra i partecipanti al Giro d’Italia 2023
Lorenzo Fortunato della Eolo-Kometa è alla ricerca della sua dimensione definitiva. Giulio Ciccone sembra essere riuscito a trovarla in questa stagione, avrebbe voluto dimostrare di averla trovata in corsa, ma in gruppo non ci sarà causa Covid. Peccato.
E allora toccherà a Vicor Lafay (in maglia Cofidis) a fare l’imbucato di successo. Del francese si parla poco, eppure in salita ha dimostrato di saper andare forte, sa come si entra nelle fughe e quando c’è è difficile riprenderlo. Ha fondo e potrebbe sfruttare il fatto che a cronometro va (molto) poco forte per avere qualche libertà che non si dovrebbe dare a corridori come lui.
Ben Healy ha chiuso una campagna delle Ardenne splendida: secondo all’Amstel Gold Race, quarto alla Liegi-Bastogne-Liegi. E la sensazione che abbia molte altre sorprese in cantiere. Perché l’irlandese in salita ci sa fare, a cronometro ci sa fare (e bene), ha il piglio dell’attaccante e la capacità di ragionare e prendere la decisione migliore. Forse è ancora presto per la classifica generale, ma siamo sicuri che sia così importante?
L’altro sassolino che potrebbe far saltare in parte l’ingranaggio dei perfetti favoriti è Santiago Buitrago. Il ventitreenne colombiano ha imparato a stare in gruppo nelle tappe cosiddette di trasferimento. Ha soprattutto imparato a prendere davanti le salite e quindi risparmiare quel minimo di energie che piano piano, centinaio di chilometro dopo centinaio di chilometro può essere se non decisivo, quantomeno utile. Ha soprattutto capito che il suo posto nel ciclismo non deve essere per forza quello del comprimario. E in una squadra che dovrà per forza attaccare per cavare un ragno dal buco ecco che pensare di poterlo vedere tra i primi non è poi così impossibile.
Questo Giro sarà inoltre l’ultimo Giro d’Italia per Thibaut Pinot. Ci arriva senza ambizioni di classifica, con la mente sgombra di chi vuole divertirsi, gustarsi tutti gli attimi che la corsa gli concederà. Potrebbe essere lo stesso per Domenico Pozzovivo, ma con il lucano non si sa mai davvero.