
L’apparizione di un uovo al Giro d’Italia 2023
08/05/2023La mattina prima di partire per una manifestazione in bicicletta, se dormo fuori, mangio sempre un uovo. A casa non lo faccio mai, perché non c’ho mai voglia di spadellare la mattina. Va meglio, molto, nelle altre ore del giorno, ma al mattino mai, non è roba. Quando sono in albergo mangio le uova, perché un tempo le mangiavano i corridori. Non so se vadano bene alla dieta del ciclista, ma di solito me ne frego abbastanza allegramente della dieta del ciclista, non fa per me. Tanto non cambierebbe nulla. Vado piano ovunque, piano ma lontano. Ho sempre rifiutato l’idea di correre per arrivare primo, e anche se non l’avessi rifiutata con grande probabilità primo non ci sarei mai arrivato. L’ho sempre rifiutata perché per me la bicicletta è altra cosa dal correre per vincere, è pedalare e basta. Le uova però fanno parte di migliaia di storie ciclistiche. Sembravano sparite. Ma fino a ieri. Oggi le uova sono tornate al Giro d’Italia. Al Giro d’Italia 2023.
Simone Velasco nei primi chilometri della terza tappa ha messo un uovo nella tasca posteriore della maglia rosa di Remco Evenepoel. Hanno sghignazzato. Poi se l’è ripreso. Si sa mai che, come diceva Alfredo Binda, “buona parte è merito mio, il resto delle uova buone”. Già i rivali sono distanti, chissà che poteva accadere con le uova.
Alfredo Binda ne beveva almeno quattro crude prima di partire per una corsa. Se la corsa era importante anche sei. Al Giro di Lombardia del 1928 ne mangiò 28 lungo il percorso. Tutte fresche. A volte però le cuoceva e se le gustava man mano. Dipendeva dalla corsa e dai rifornimenti.
Diceva sempre di mangiare le migliori uova d’Italia. Antonio Negrini, stufo di finirgli dietro in tutte le corse, un giorno lo fece pedinare. Fu inutile. Le galline erano quelle di sua mamma. Andò dal contadino del campo vicino, sperando che il terreno e il mangime fossero gli stessi, ma non cambiò nulla: non riuscì a batterlo comunque.
Michele Gordini alle uova fresche preferiva lo zabaione: sedici uova e un litro di barbera, che fa buon sangue, prima delle tappe più dure. Non ne vinse mai una, ma nel 1927 fu il miglior scalatore al Tour de France.
Giovanni Valetti, vincitore del Giro d’Italia del 1938 e del 1939, invece le preferiva barzotte. Diceva che erano più leggere. Nella Belluno-Recoaro Terme del 1938, con in mezzo Passo Rolle e Pian delle Fugazze, ne mangiò una dozzina, perché anche con l’uovo non si doveva esagerare.
Jacques Anquetil ne mangiava due in corsa, crude, ma solo quando c’erano le salite. Herman Van Springel invece si faceva fare una borraccia con zabaione bello liquido e beveva all’occorrenza.
Poi le uova sono sparite. Sembravano estinte. Ai professori dell’alimentazione per anni se dicevi “UOVO” impazzivano, mandavano anatemi, si buttavano dentro a vasche d’acqua purificatrice.
Chissà se è successo lo stesso ora che un in gruppo è tornato uovo al Giro d’Italia. Va seguito con attenzione il percorso a questo Giro d’Italia di Simone Velasco. Il rischio che qualcuno lo boicotti è altissimo.