
Vincere un Giro delle Fiandre per caso
03/04/2021Il 2 aprile del 1939 Karel Kaers non doveva essere al via della Ronde. Si stava preparando per la Parigi-Roubaix ma non avendo nessuno con cui allenarsi, il suo compagno di allenamenti non stava bene, decise di iscriversi al Fiandre per fare qualche chilometro di buona lena. Il traguardo lo passò per primo
Si sentiva una brutta aria arrivare da est. La Germania aveva già annesso l’Austria, invaso la Cecoslovacchia e voci sempre più insistenti dicevano che quella della Polonia era ormai prossima. Lassù, in Belgio, nessuno stava troppo tranquillo, che già una volta si erano trovati i tedeschi per le strade.
Quel giorno, quel 2 aprile del 1939, i seggi erano aperti in ogni luogo, i socialisti erano certi di vincere, i cattolici speravano in una sconfitta dignitosa, i liberali aspettavano non sapendo neppure loro cosa aspettarsi. Alle urne però le persone arrivavano alla spicciolata, uno ogni tanto, quando capitava, almeno a nord. Perché quel giorno, quel 2 aprile del 1939, della politica ai fiamminghi fregava il giusto, perché per le strade di Fiandra passava la Ronde e niente più di questa corsa riusciva a essere festa nazionale. Un giorno intero di sospensione dalla quotidianità, un giorno intero dedicato alle biciclette. Di tutto il resto se ne sarebbero occupati dopo i festeggiamenti.
Karel Kaers quel giorno lungo il percorso del Giro delle Fiandre ci era arrivato per caso. Il giorno prima era andato a trovare un amico che abitava vicino al Kwaremont, avevano deciso di farsi qualche centinaia di chilometri per prepararsi al meglio per la Parigi-Roubaix che si sarebbe corsa la settimana successiva. Sul percorso della Ronde c’era finito spesso, ma si era sempre tenuto a bordo strada, che quella non era corsa adatta a uno come lui che si doveva portare appresso 85 kg di muscoli e ossa grosse. Quando il suo amico gli aveva detto di non sentirsi bene, lui uscì di casa, parcheggiò la macchina in cima al monte, coprì con calma i 40 km che lo separavano da Gent e si iscrisse alla corsa con l’idea che per allenarsi meglio farlo in gruppo che da soli. L’avrebbe ripresa quando la corsa sarebbe passata di là.
Partì piano, poi si mise a tirare il collo a tutti che al Kwaremont mancavano una trentina di chilometri. Rimase solo. E quando arrivò in cima senza nessuno al fianco e con oltre un minuto davanti ai migliori, invece della macchina trovò un conoscente che gli disse che l’auto gliela aveva presa l’amico e che lo aspettava al traguardo.
Kaers si infuriò. Decise di proseguire a malincuore. Superò il Kruisberg con un vantaggio allettante, arrivò in cima all’Edelareberg con la lingua a penzoloni. Così quando su di lui rientrarono Romain Maes e Edward Vissers a una decina di chilometri all’arrivo si immaginò spacciato. Si mise alla loro ruota e cercò di radunare qualche energia. Gli altri due nemmeno lo consideravano, lo videro annaspare e questo gli bastò per tranquillizzarli. Ma quando la corsa entrò nel velodromo di Wetteren, lui che in pista aveva vinto un campionato belga e di sei giorni ne aveva conquistate a bizzeffe, non resistette all’abitudine dello sprint: si lanciò alla sua maniera. Vissers vide un razzo passargli sulla destra e rimase a tal punto colpito da smettere di pedalare. Maes se lo ritrovò prima a fianco, poi a braccia alzate avanti di almeno tre ruote.