Il Giro delle Fiandre, Asgren e la lezione della polenta

Il Giro delle Fiandre, Asgren e la lezione della polenta

04/04/2021 3 Di Giovanni Battistuzzi

Kasper Asgren ha vinto il Giro delle Fiandre 2021 davanti a Mathieu Van der Poel. Questa Ronde è stata un rimestio continuo, degno, anzi più che degno, di un’ottima polenta. Un rimescolamento di uomini, di attaccanti e inseguitori, che ha avuto l’unico consolidamento quando i due si sono trovati uno affianco all’altro sul Oude Kwaremont


Cucinare la polenta è qualcosa di molto semplice. Sono sufficienti pochissimi e banali ingredienti: farina, acqua, un pizzico di sale. Eppure dietro c’è un lavoro mica banale. Perché per evitare i grumi serve mescolare continuamente, almeno sino a quando tutto si è consolidato. Da lì in poi serve solo aver pazienza che tutto arrivi a cottura. Una volta tolta dal fuoco, viene riversata in una ciotola e rovesciata su di un piatto. Per tenerla calda la ciotola non deve essere rimossa sino a quando verrà portata in tavola. Tutto molto semplice. O almeno in apparenza, perché è solo una volta che viene tirata via la ciotola si può constatare il buon esito di quello che si è cucinato. Il poeta Andrea Zanzotto considerava la polenta come una pietanza “complessa e articolata come il mistero della vita, perché facile e naturale appare, come del resto respirare e il battere del cuore è qualcosa a cui non diamo peso, ma ciò a cui non diamo peso è ciò che dentro serba l’eccezionalità del reale, l’affascinazione che ancora ci mantiene vivi”.

Il Giro delle Fiandre è il respiro e il battito del cuore di questa parte di Belgio, è una corsa che ha pochi e all’apparenza banali ingredienti: i chilometri e basse collinette da scalare. L’altitudine massima sono i 159 metri sul livello del mare del Kruisberg, la lunghezza massima di una salita è di duemilatrecento metri. I numeri però omettono, quando non dicono il falso. Soprattutto nelle Fiandre, soprattutto alla Ronde. Soprattutto a questa Ronde.

Perché questo Giro delle Fiandre è stato un rimestio continuo, degno, anzi più che degno, di un’ottima polenta. Un rimescolamento di uomini, di attaccanti e inseguitori, che ha avuto l’unico consolidamento quando Mathieu Van der Poel e Kasper Asgren si sono trovati uno affianco all’altro, liberi anche dalla presenza di Wout Van Aert, e avanti a tutti a poche centinaia di metri dalla sommità del Oude Kwaremont a circa diciassette chilometri dall’arrivo.

Sino ad allora tutto era sembrato possibile. O quasi. L’avanguardia della corsa era stata dimensione ricercata da molti, da gruppi di attaccanti di lunga gittata, [Jelle Wallays (Cofidis), Stefan Bissegger (Ef Nippo), Fabio Van den Bossche (Sport Vlaanderen), Mathijs Paaschens (Bingoal WB), Mathias Jorgensen (Movistar), Nico Denz (Team DSM) e Hugo Houle (Astana Premier Tech)], da indomiti avventurieri (Stefan Bissigger), da manipoli di anime generose, da campioni in cerca della mattata giusta (Julien Alaphilippe), da coraggiosi uomini da lavoro sporco in cerca della giornata che cambia la vita (Marco Haller). Ognuno di loro ha sperato di sfruttare la bolla buona che porta in cima le particelle d’acqua dentro il paiolo della polenta. Quella giusta l’hanno sfruttata Van der Poel e Asgren verso la cima del Oude Kwaremont e poi su quel rettifilo verticale del Paterberg, ultimi pinnacoli morenici prima della pianura che porta a Oudenaarde.

Van der Poel era l’eletto, il destinato alla vittoria. Asgren l’ottima spalla, il corridore solido e coriaceo che doveva essere il miglior animale sacrificale sull’altare del grande campione pronto alla doppietta a pochi mesi di distanza dall’ultimo successo. Vincere due Ronde di fila è cosa mica banale, nemmeno Eddy Merckx riuscì in questo. L’ultimo a farcela fu Fabian Cancellara: 2013 e 2014.

Il fascino e il mistero della polenta però sta nel finale, quello capace di sorprendere, di ribaltare le certezze. Ne sa qualcosa Mario Rigoni Stern quando in una sera del 1972 convinto di dimostrare a Pier Paolo Pasolini e ad altri amici romani che erano saliti sin sull’altopiano di Asiago la grandiosità della sua polenta, si ritrovò a scoprire “un panetto bitorzoluto e vulcanico, incomprensibilmente distante da quello che normalmente era solito presentarsi ai miei occhi”. La polenta sa non essere scontata, regalare un colpo di coda di imprevedibilità. Come uno sprint a due con Kasper Asgren a braccia alzate sotto il traguardo del Giro delle Fiandre davanti a un Mathieu Van der Poel accigliato e contrariato.