
Muur e Ronde. C’eravamo tanto amati
26/10/2022È un macello rispondersi a volte quando ci si domanda se è meglio tenersi una meraviglia per il gusto di averla, anche se ormai è diventato un problema averla, ce ne si fa più niente, oppure è il caso di abbandonarla, lasciarsela alle spalle. Funziona con gli oggetti, a volte pure con gli amori, anche quelli grandi. Anche in loro quando qualcosa si incasina e va a finire che quello che è stato è parecchio diverso da quello che è, tanto da non riconoscerlo, riconoscersi, più.
Sono passati dieci anni da quando le cose hanno iniziato ad andare male tra il Giro delle Fiandre e il Muur van Geraardsbergen. Il cambio di percorso, un tentativo di rendere la corsa diversa. All’epoca l’organizzazione disse che voleva una corsa più dura e imprevedibile. In dieci anni si può dire che più dura non lo è diventata, più imprevedibile probabilmente sì.
Una giustificazione la si trova per tutto, soprattutto per uno spostamento di sede d’arrivo: basta dire che si vuole una corsa più dura e imprevedibile. Il problema vero è che allora alla Ronde nessuno si ricordava più perché la corsa più importante delle Fiandre finisse in un buco di poco più di cinquemila abitanti come Meerbeke, che se lo filavano nemmeno i fiamminghi.
Finiva lì perché nel 1973 la corsa più importante delle Fiandre rischiava di diventare una corsetta, c’erano quasi più muri in pavé e sempre meno ne sarebbero rimasti, erano convinti gli organizzatori. La modernità dell’asfalto stava inghiottendo tutto. Anche la storia ciclistica fiamminga. L’organizzazione non riuscì a trovare l’accordo con il comune di Gentbrugge per continuare a farla finire lì e allora andò a bussare di comune in comune per trovare un arrivo adatto, con un muro in pavé abbastanza vicino. Chiesero a Ninove, ma dissero di non essere interessati: avrebbe causato troppi fastidi al traffico locale. E così si fermarono lì in zona, a Meerbeke, perché il Muur van Geraardsbergen, uno dei pochi rimasti in pietra, era lì vicino.
Se la passarono alla grande. Anni eccitanti, di grandi corse. Il Fiandre trasformò il Muur van Geraardsbergen in Kapelmuur, aggiungendoci centocinquanta metri di pietre, poi il Muur e basta: antonomasia.

(foto Wikimedia Commons)
Il Muur trasformò il Fiandre, divenne giudice delle speranze di successo. Lo fece ritornare appuntamento imperdibile, rafforzò il suo mito, fece ritornare ai fiamminghi quel “insano amore ardente per il ciclismo”, che lo scrittore Louis Paul Boon descrisse in una serie di reportage sulle “città delle biciclette arrugginite”, che realizzò sul finire degli anni Sessanta.
Ora Tomas van den Spiegel, amministratore delegato di Flanders Classics, ha detto che “vogliamo un Fiandre in cui vinca il miglior ciclista e la lotta sia aperta fino alla fine. Se inseriamo il Muur nella parte finale, come è stato a lungo in passato, rischiamo uno scenario in cui alla fine arrivano 50 corridori. Abbiamo provato a inserirlo più lontano, a 100 chilometri dal traguardo, ma nessuno sembrava contento. Non si può mai dire mai, ma ad oggi non ci sono piani per includere nuovamente il Kapelmuur nel percorso del Giro delle Fiandre nei prossimi anni”. Era già saltato nell’ultima edizione. Qualcuno ci rimase male, altri nemmeno se ne accorsero.
Il Muur è meraviglioso ed escludente. Merita il centro della scena, non una posizione defilata. È una Étoile che non potrà mai trasformarsi in ballerina di seconda fila. E dista una ventina di chilometri da Oudenaarde, parecchio di più se si deve passare per l’Oude Kwaremont, che sta verso Ronse, che è a sud-ovest di Oudenaarde, mentre Geraardsbergen è a sud-est.
Ormai non avevano più bisogno l’uno dell’altra e l’altra dell’uno. Soprattutto se non potevano essere più l’uno l’immagine dell’altra e l’altra lo specchio dell’uno.
Il Muur continuerà a essere passaggio di altre corse. Lo è già della Omloop Het Nieuwsblad, la corsa che osò sfidare la Ronde, ma che non riuscì mai a oscurarla. Lo è diventato della Brussels Cycling Classic, del Tour del Belgio, di quello del Benelux. Nel 2023 ci sarà la prima edizione della Muur Classic Geraardsbergen, si correrà ad agosto e il Muur sarà il grande protagonista. Sono inclusive le Fiandre, sono capaci di condividersi pietre e vessilli, sanno che sono patrimonio comune a pedali.
Il Giro delle Fiandre si può permettere di escludere il Kapelmuur dal percorso, è doloroso ammetterlo, ma la Ronde ha superato guerre mondiali, il tentativo di dimenticare il pavé e ha scritto la storia di questo sport. L’ha iniziata a scrivere ben prima dell’introduzione del Muur van Geraardsbergen, che non era ancora Kapelmuur, figurarsi Muur e basta.
Altra cosa è il ciclismo. Il ciclismo no, non può fare a meno del Muur. E non può farne a meno perché il Muur è parte integrante di un immaginario condiviso che parte in una giornata di freddo e pioggia e pietre scivolose. Era l’8 aprile 1951 e Fiorenzo Magni superò per primo quel muro che divenne il muro per eccellenza da quando si allungò verso la cappella di Nostra Signora dell’Oudenberg.