
Giro d’Italia – Il cielo rosa di Alessandro De Marchi
11/05/2021Dopo aver superato il traguardo di Sestola, quarta tappa del Giro d’Italia 2021, nel volto di Alessandro De Marchi era apparso un dubbio. Domande che deflagravano nei suoi tratti induriti dal vento e dalla pioggia. E ora? Tutto è sfuggito pure questa volta?
Quesiti che attendevano una risposta che lui però non poteva darsi. Avrebbe voluto rispondersi che no, che tutto era a posto, che non doveva avere rimorsi per com’era andata. Non l’ha fatto. Ha aspettato che la realtà presentasse il conto, che fosse lei a rispondere. “Sciocco è l’uomo che prova ad anticipare con la sua pretesa di sapere le risposte che solo la conoscenza sa dare”. Alessandro De Marchi si è limitato a guardarsi attorno, ha provato a capire cosa stava succedendo.
Quesiti che attendevano una risposta che lui però non poteva darsi. Avrebbe voluto rispondersi che no, che tutto era a posto, che non doveva avere rimorsi per com’era andata. Non l’ha fatto. Ha aspettato che la realtà presentasse il conto, che fosse lei a rispondere. “Sciocco è l’uomo che prova ad anticipare con la sua pretesa di sapere le risposte che solo la conoscenza sa dare”. Alessandro De Marchi si è limitato a guardarsi attorno, ha provato a capire cosa stava succedendo, come indicava
Quesiti che attendevano una risposta che lui però non poteva darsi. Avrebbe voluto rispondersi che no, che tutto era a posto, che non doveva avere rimorsi per com’era andata. Non l’ha fatto. Ha aspettato che la realtà presentasse il conto, che fosse lei a rispondere. “Sciocco è l’uomo che prova ad anticipare con la sua pretesa di conoscere le risposte che solo la conoscenza sa dare”. Alessandro De Marchi si è limitato a guardarsi attorno, ha provato a capire cosa stava succedendo, come indicava Arthur Schopenhauer. Non è sciocco Alessandro De Marchi, sapeva benissimo cos’era successo, provava solamente a capire quello che sarebbe potuto succedere.
Glielo hanno dovuto dire che era tutto vero, che non doveva crucciarsi se Joe Dombrowski l’aveva preceduto sul traguardo di tredici secondi, che avrebbe indossato la maglia rosa.
Solo allora il volto di Alessandro De Marchi si è decontratto, si è lasciato andare a un pianto liberatorio. Solo allora ha sorriso.
Un sorriso familiare. Quello di qualcosa che c’è sempre stato solo che non ci si è mai accorti che ci fosse davvero.
“She’s got a smile that it seems to me / Reminds me of childhood memories / Where everything was as fresh as the bright blue sky / Now and then when I see her face / She takes me away to that special place / And if I stare too long, I’d probably break down and cry / Whoa, oh, oh / Sweet child o’ mine / Whoa, oh, oh, oh / Sweet love of mine“
Un sorriso che “ricorda memorie d’infanzia / Dove tutto / Era puro e splendente come il cielo azzurro“, come in Sweet child o’ mine dei Guns’N’Roses. E poco importa che il cielo non fosse azzurro oggi, ma colmo di nubi e gravido di pioggia. Non contava. Dopo il traguardo Alessandro De Marchi non ha dato peso a tutto questo. Il cielo, il suo cielo era rosa, il colore che chiunque inizia ad andare in bicicletta in Italia sogna da sempre.
La maglia rosa “reminds me of a warm safe place / Where as a child I’d hide / And pray for the thunder and the rain to quietly pass me by“. È una gran bella botta la maglia rosa, una schitarrata di quelle venute bene.
È un bel traguardo la maglia rosa. Qualcosa che Alessandro De Marchi in questi anni forse ha cercato, ma senza mai farla diventare il centro gravitazionale della sua esistenza. De Marchi ha continuato a fare quello che ha sempre fatto, a inseguire il volo libero della fuga, la bellezza dell’incerto. Ha seguito l’istinto dell’immaginazione anche oggi. Ha centrato la fuga, l’ha incitata quando Rein Taaramae e Christopher Juul-Jansen sembravano essere imprendibili, l’ha provata a lasciare quando era diventato il momento di farlo, sul Colle Passerino, ultimo Gpm di giornata. E in quel momento ha visto Joe Dombrovski andarsene via, diventare imprendibile.
Sembrava tutto perduto, si è trasformato in un festa.
La puntata precedente di Girodischi la potete leggere qui
Qui invece trovate lo speciale sul Giro d’Italia 2021