Ecco il Belgio. Girodiruota alla Liegi-Bastogne-Liegi
27/04/2014In Belgio non ci mettevo piede da anni. Penso fosse il 1975. Mi sembra avesse vinto Merckx, ma dovrei controllare. Sì quell’anno la Liegi-Bastogne-Liegi la vinse proprio Eddy Merckx. Ho controllato.
Il Belgio non è cambiato affatto. Ci sono sempre le stesse facce, le stesse case, lo stesso tempo. Nuvole. Il sole non esiste in Belgio, è qualcosa di vietato per regio decreto nel 1946. Lo stesso cibo. Cozze e patate fritte. I belgi mangiano solo questo e il Waterzoi, ovvero pollo con panna e ortaggi, che poi sono sempre patate, ma questa volta non fritte. Ai belgi piacciono le novità.
In Belgio ci dovevo arrivare in aereo due giorni fa, ma l’ho perso. Ho provato a prendere il treno, ma dato che Mauro Moretti ha lasciato l’azienda, i treni non circolano più e per raggiungere il Belgio mi è rimasta la bici; la macchina non ce l’ho. Roma-Liegi in due giorni? Missione impossibile. Anzi, quasi impossibile. Ho dovuto chiamare il mio vecchio amico Poldo. Da solo non ce l’avrei mai fatta. Gli ho parlato, lui ha sorriso e mi ha detto: “Zì”, Poldo è di Roma e si chiama non so come, ma tutti lo chiamano Poldo, quindi anch’io da sempre faccio lo stesso, “ce penso io”.
Poldo ha chiamato Armstrong, che è suo amico da sempre. Me lo ha passato. “Ciao Armstrong”, “Ciao Girodiruota”. È di nuovo il mio turno: “devo raggiungere Liegi in due giorni, mi puoi aiutare?”. Armstrong ci pensa un po’, poi mi fa: “Segnati questo indirizzo”, me lo da, “chiedi di Michele Ferrari, ti darà una mano”.
Io e Poldo ci siamo andati subito. Ci ha dato una pastiglietta rossa. Abbiamo inforcato la bici. Dieci ore dopo eravamo a Liegi. Volavamo. La polizia svizzera ci ha pure fermato per eccesso di velocità, 340 all’ora, ci volevano sequestrare la patente, ma dato che eravamo in bici non ce l’hanno potuta prendere e abbiamo pagato solo 150 franchi di multa. Ho detto che mi chiamavo Lance Armstrong. Se la sono bevuta.
Siamo arrivati sotto il traguardo e allo sprint Poldo mi ha battuto in volata. Non sono mai stato veloce. Poi l’hanno squalificato per eccesso di alcol in corpo. Ho esultato. Hanno fatto il palloncino anche a me, Mi hanno squalificato. La corsa verrà fatta lo stesso. Abbiamo cercato un hotel per dormire qualche ora, ma era tutto pieno, quindi ci siamo appisolati sulle biciclette in surplace come nemmeno Maspes. Faceva freddo, Poldo si è preso il raffreddore e adesso starnuta ogni due per tre.
Alla partenza,Liegi è piena di gente. C’è l’intera città per strada. Il Belgio ama le bici e tutti scendono in strada per vedere i corridori. C’è anche il re. Merckx. C’è anche quello vero, Filippo.
Mi vede e mi saluta. Lo saluto anch’io. Gli chiedo una piccola intervista. Me la concede. “È la centesima edizione non potevo mancare”, “la Liegi è una corsa bellissima, aperta ad ogni risultato, ma spero vinca un belga”. Il suo favorito? “Merckx”. Ma ha smesso! “Allora Museeuw!”. Ha smesso anche lui. Mi guarda stupito, non sa che dire. Incalzo: lei non sa niente di ciclismo, vero? E poi: un’ultima domanda, ma perché qui sì e al Fiandre no? Non è che preferisce la Vallonia alle Fiandre. Il re mi guarda con odio. “Ha ragione Grillo, voi giornalisti italiani siete faziosi e difensori della Kasta”. Mi urla un “vaffanculo” e se ne va.
I ciclisti partono, al 20° chilometro vanno in via in 6 e tra questi 6 c’è pure l’italiano Matteo Bono, che è un gregario, che è bravo anche se non vince mai, che ha una bella barba: tifo per lui. Urlo: vai Bono! Si gira un tizio italiano che passava lì per caso, mi guarda con fare suadente, si avvicina, gli spiego l’equivoco, se ne va seccato.
I chilometri passano e i 6 sono sempre davanti con un vantaggio abissale, 12 minuti, ma non abbastanza abissale da permettergli di arrivare in fondo. Peccato. Mai i ragazzi in fuga non si abbattono e spingono forte. Arriva la Redoute, che è la côte più famosa, la côte per antonomasia. Rimangono in due. Uno di questi è Bono. Questa volta però lo incito in silenzio, non si sa mai. Sulla côte de Forges l’italiano rimane solo, non mi limito, sono in trance agonistica da sport da divano. Me ne frego. Urlo ancora “vai Bono” Il tizio di prima appare per magia e mi tira un ceffone. “Stronzo”, mi fa, poi sparisce nuovamente. Sulla Roche aux faucons il gruppo è compatto, tirano i francesi dell’Ag2r, parte Arredondo con Pozzovivo, che tira forte. Vai Domenico. Sulla sua ruota ci sono però tutti i più forti e tra loro anche Nibali e Caruso, che sono i nostri più forti. Arredondo e Pozzovivo riscattano, prendono il largo, ci credono. I due prendono una vantaggio buono, ma dietro i migliori non mollano. La notizia è che ci sono anche due italiani e di questi tempo non è da poco.
Finita la Roche, discesona e avvicinamento alla côte di Saint Nicolas. Poldo arriva con due birre. È ubriaco. Decido di avvicinare il suo stato, ma è difficile. In questo Poldo è un campione mondiale. La salita degli italiani esalta gli italiani. Caruso e Pozzovivo se ne vanno. Dietro gli altri, ma con convinzione scostante. I due italiani continuano, si buttano in discesa come due matti. Sotto l’ultima ascesa di Ans hanno ancora un po’ di vantaggio, ma il gruppo è minaccioso alle loro spalle, cani affamati alla caccia della preda, che in questo caso non è una ma due. È Daniel Martin, al suo solito, a scattare. Si avvicina, ma non abbastanza. I due davanti provano a fare il colpaccio. Poldo salta, spande birra ovunque. Un giornalista francese è allibito e con il solito sguardo dei francesi, schifa noi italiani. Poldo se ne frega e continua, è in mutande, grida “dai Caruso, dai Caruso”, che nel frattempo è scattato e rimasto solo.
Ultima curva. Martin raggiunge Caruso, ma cade. “Pirla”, grida Poldo. Il francese prende le sue cose e se ne va.
Caruso continua, sbuffa, impreca, poi lo raggiungono. Bestemmia. Forse, Poldo lo fa di sicuro. Poi prende a calci una sedia. Effetti collaterali delle pastigliette rosse di Ferrari. O forse troppa birra.
Alla fine vince Gerrans. Gli australiani in fondo alla sala esultano. Poldo li guarda male, si asciuga la barba bagnata di birra e poi esce per cercare di menare il vincitore. È quasi giunto alla zona palco, ma incontra una miss, si innamora e va ad ubriacarsi da solo per il di lei rifiuto.
Per onore di cronaca secondo è Valverde e terzo Kwiatowski. Caruso è quarto, beffato, ma pur sempre migliore dei nostri.
La corsa è finita. Poldo è abbracciato ad un cartonato della miss che gli ha regalato Gilbert che sta bevendo con lui. Io mi risposo. Mi sa che prima di prendere la bici per tornare a Roma mi ci vorrà un po’.