Il Giro d’Italia è un commedia dell’arte

Il Giro d’Italia è un commedia dell’arte

08/05/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Che sia anno dantesco questo ce ne siamo accorti. E da parecchio. È tutto un tribolare di feste (digitali), celebrazioni, dotte citazioni messe qua e là un po’ dappertutto. Quelle buone per far vedere che quanto meno un Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura o un Caron dimonio con occhi di bragia, ce la facciamo ancora a ricordarlo. Che non è poi passato così troppo tempo dalle superiori e la memoria è ancora buona.

Dante Alighieri ha trovato spazio pure sul tessuto della maglia rosa. “Disposto a salire alle stelle”, ultimo verso del Purgatorio è stato stampato all’interno del colletto del vessillo del primo della classifica. Perché Dante Alighieri viene messo in mezzo anche dove non serve. La memoria è cosa delicata e pur di dimenticarsi del presente ci si attacca a ogni cosa.

Il Giro d’Italia è memorioso di suo. È festa itinerante che percorre l’Italia e autocelebrandosi celebra pure quello che l’Italia ha da celebrare. L’ha sempre fatto, continuerà a farlo. È gesto tipico del ciclismo. Un tempo spontaneo, quasi naturale, perché i ciclisti erano spesso popolani che su di una bici cercavano il loro riscatto e l’Italia dei borghi e dei paeselli, dove la memoria era fulcro della comunità, la vivevano ogni giorno. Ora un po’ artificiale, ma tant’è, l’Italia è un popolo che alla tradizione ci tiene, almeno a parole. E così la Divina Commedia e Dante l’hanno inserita in una tappa (qui trovate il percorso del Giro 2021), la Ravenna-Verona, buon a celebrare il Sommo Poeta e qua e là in giro per il percorso dell’edizione 104 del Giro d’Italia.

C’è anche chi ha allargato il tiro, altri lo faranno, e ha trovato analogie tra l’opera di Dante e il ciclismo tutto. Inferno, Purgatorio e Paradiso sono o no stati della bicicletta?

Pedalando l’inferno non è poi così infernale, il purgatorio è discutibile tanto quanto l’iter ecclesiastico che lo ha imposto, il paradiso è qualcosa per pochi, spesso per i vincenti. Mica troppo cristiano come concetto.

La commedia del Giro d’Italia 2021

Però il Giro d’Italia e la quasi totalità delle altre corse una commedia lo sono davvero. Perché lo sport è commedia, anche se a volte tragica, ma commedia rimane. Ma non Divina, al massimo dell’arte. Il Giro è anzi un’ottima commedia dell’arte, con il suo canovaccio sempre uguale, ma sempre diverso, trasformato di anno in anno dall’abilità d’improvvisazione dei suoi corridori. Uomini che si fanno maschere, che assumono loro malgrado e spesso inconsapevolmente le sembianze e i tratti fissi dei personaggi della commedia dell’arte.

Il Giro d’Italia è in fin dei conti uno spettacolo, una rappresentazione scenica, nella quale i ciclisti improvvisano il loro divenire seguendo un canovaccio che non può cambiare, il percorso della corsa, ma lungo il quale cercano con la forza o con l’inganno a volte (non inganno sintetico o meccanico, anche se a volte può succedere, ma inganno scenico fatto di fughe, imboscate, giochi di squadra) di conquistare il centro del proscenio, trasformare la commedia del Giro nella loro personalissima agiografia (qui trovate tutti i protagonisti del Giro).

È un dialogo tra maschere. Uno spettacolo nel quale c’è sempre un Capitano, il milite della bicicletta spavaldo e sbruffone, un Balanzone, serio e arcigno, un Peppe Nappa che furbo com’è riesce a togliersi dagli impicci, un Beltrame, signore senza scrupoli che ha soltanto il guadagno in testa, uno Scaramuccia che grazie alla astuzia riesce a ottenere ciò che vuole, un Pantalone che all’età non si rassegna e cerca di competere con i più giovani (e di giovani ce ne sono un sacco pronti a pensionare gli esperti).

Un mondo di signori e servi, anche se si chiamano capitani e gregari. Nel quale però i signori non sempre ottengono ciò che vogliono e i servi non sono servi davvero, ma a volte si trasformano strada facendo in signori.

Un mondo nel quale gli Arlecchino e i Pulcinella, come nella commedia dell’arte, diventano i beniamini del pubblico, si fanno rappresentanti della voglia di cambiare della possibilità di redenzione. Gli Zanni sono la speranza dei tifosi, la loro apparizione annuale è ancora il sale di questo sport che sulle salite trova i suoi momenti d’enfasi, ma che ovunque può sorprendere. O anche no. Il bello è questo. La quiete vale quanto l’acme, il coup de théâtre può arrivare in ogni momento oppure farsi attendere all’infinito. Esaltazione e noia non esistono davvero e gli eventi della corsa a volte possono essere benissimo sostituiti con la meraviglia di un panorama.


Tutte le salite del Giro d’Italia 2021