Il posto giusto di Gianni Moscon

Il posto giusto di Gianni Moscon

09/11/2023 0 Di Giovanni Battistuzzi

Nel 2024 Gianni Moscon correrà con la Soudal-Quick Step. Finalmente incontrerà Patrick Lefevere, l’uomo giusto per togliergli gli alibi


È da quando è passato professionista, era il 2016, che di Gianni Moscon si parla come di un corridore potenzialmente vincente. È da allora che, nonostante una decina di corse vinte – nessuna peraltro di enorme prestigio –, quel potenzialmente non se ne è andato via, è rimasto. Viene da chiedersi se non fosse stato sopravvalutato, se non fossimo caduti tutti, chi più chi meno, in un grande abbaglio collettivo.

No, non è stato sopravvalutato, e no, non siamo rimasti vittima di un grande abbaglio collettivo. Gianni Moscon è un corridore potenzialmente vincente, che può ancora diventare vincente e togliersi ancora parecchie soddisfazioni. Nonostante tutto. Soprattutto nonostante lui.

Sembrano queste le parole di un illuso, di un Hiroo Onoda delle cause perse del ciclismo. Non lo sono. Ho sempre creduto che Gianni Moscon avesse un talento di primissima qualità. Qualche volta lo ha tirato fuori, l’ha fatto vedere. Altre volte no. Mai nelle ultime due stagioni. Quel talento però c’è, non è quello dei grandissimi di quest’epoca ciclistica, ma c’è.

Gianni Moscon ha anche la testa dura di chi sa non mollare, di chi riesce a tirare fuori energie aggiuntive che non pensava di avere. È successo ai Mondiali, due volte, a un Giro di Lombardia e a una Parigi-Roubaix. Negli altri casi, proprio la sua determinazione e il suo non scendere a compromessi con se stesso lo ha bloccato. Ha preferito il compatimento, invece che rifiutarlo. Rifiutare di essere messo sotto da qualcosa che in gergo chiamiamo sfiga e che in realtà è un mescolio di eventi non previsti e impossibilità di reazione.

In questi anni, prima alla Sky diventata Ineos e poi all’Astana, la sensazione che ho avuto è che Gianni Moscon dovesse essere altrove. E non perché la Sky diventata Ineos e l’Astana, non fossero squadre buone o incapaci di mettere in condizione i loro corridori di esprimersi, perché lì non c’era ciò di cui Gianni Moscon aveva più bisogno: uno sberlone in piena faccia, qualcuno con un carattere più spigoloso e complesso del suo.


Foto A.S.O./Pauline Ballet

In questi anni ho sempre creduto che per uno come Gianni Moscon servisse uno come Patrick Lefevere, perché quando si ha a che fare con uno come Patrick Lefevere non ci sono scuse, non ci sono compromessi o compatimenti che possono valere. C’è solo la bicicletta e la “fottuta verità” con cui fare i conti. O così almeno sosteneva Franco Ballerini. Uno al quale non bastava che un corridore facesse bene una corsa e basta. Uno per il quale il compiacersi per quanto equivale al furto, al furto di talento.

Patrick Lefevere è uno da buone parole, sputi in faccia e sberloni. Lo disse Frank Vandenbroucke. Che aggiunse: “Credevo di no, ma uomini come lui in fondo ci vogliono nella vita di un corridore di talento. Il problema è che non ce ne si rende conto”.

Gianni Moscon si è compiaciuto un po’ troppo in questi anni delle gare andate bene, si è lasciato cullare dal ragionamento errato che se sono andato forte lì posso andare forte ovunque. Non è così, o almeno non sempre.

Gianni Moscon e Patrick Lefevere si incontreranno nel 2024. Il trentino ha firmato per la Soudal-Quick Step per un anno. “Correre con loro era uno dei miei obiettivi”, ha detto Gianni Moscon. E c’è motivo per credergli.

Cosa potrà fare? Difficile dirlo. La speranza è che inizi a correre per davvero. E questa è una speranza sia per Gianni Moscon che per Patrick Lefevere. Perché la Soudal-Quick Step nelle corse al Nord, quelle che per un bel po’ di anni sono state il proscenio preferito della squadra ed esaltazione del suo Wolfpack, ha un gran bisogno di protagonisti e soprattutto di protagonisti. Gianni Moscon è uno che sulle pietre si trova bene, sa fare essere protagonista. Yves Lampaert e Kasper Asgren pure.

E poi c’è a cui insegnare a Warre Vangheluwe e Gil Gelders come si corre sul pavé.