
Il tribuno dell’automobile. Michetti e la mobilità insostenibile
15/10/2021• A Roma la ciclabilità è ancora un tabù. E il ritardo rispetto alle altre grandi città europee continua a crescere. Al Campidoglio difficilmente cambieranno le cose
Che Enrico Michetti, il candidato del centrodestra al Campidoglio, ci tenesse al passato di Roma è cosa nota e stra-ripetuta ai romani, infarcita di latinismi e riferimenti imperiali. E al passato si ispira Michetti per risollevare la Capitale. Ma è un passato un po’ più vicino, molto più vicino. Diciamo anni Sessanta.
Era bella Roma negli anni Sessanta, o così almeno dicono. Ca’machina ci arrivavi ovunque. Si poteva parcheggiare a Piazza di Spagna, a Piazza del Popolo. Tutto era una gran parcheggio a cielo aperto.
Quando nel 1965 Günter Grass ritornò a Roma a quindici anni dal suo viaggio in autostop del 1951 scrisse: “Automobili nelle piazze, sotto le statue e davanti alle chiese, ferme sui marciapiedi sotto scalinate meraviglia. Passeggiare è diventata una gincana. Che tristezza vedere Roma stuprata dalla latta”.
Il rischio di un ritorno indietro c’è. Certo non rivedremo le auto parcheggiate di nuovo sotto il Palazzo Senatorio e la statua di Marco Aurelio nella piazza disegnata da Michelangelo. Certe cose anche il più estremista del volante non le accetterebbe oggi. Ma sono misere soddisfazioni.
Il piano di Michetti per la mobilità di Roma è generico e fumoso. Non è mai sceso nello specifico, ha fatto grandi elogi dei sanpietrini, ha parlato in modo confuso di miglioramento del servizio pubblico per disincentivare l’utilizzo delle auto private. Come migliorarlo però? Come si può renderlo efficiente se la quasi totalità delle strade romane è invasa dalle automobili, siano esse in coda, parcheggiate o in doppia (e tripla) fila?
L’Europa sta diventando sempre più ciclabile
Per diminuire il traffico nelle città in tutta Europa (e in gran parte del mondo) si è trovata una soluzione: migliorare la ciclabilità urbana. Nei paesi dell’Ue sono stati realizzati poco più di 1.000 chilometri di piste ciclabili temporanee, che diventeranno definitive nei prossimi anni. A Parigi il tempo passato in coda è diminuito del 29 per cento grazie ai quasi settanta chilometri di coronapistes realizzati. Il presidente della città metropolitana di Parigi, Patrick Olliera assieme alla sindaca Anne Hidalgo hanno inoltre dato il via a un progetto per la realizzazione di 200 chilometri per collegare tutti i dipartimenti dell’Ile-de-France e permettere così di diminuire ulteriormente il traffico in entrata nella capitale.
Perché tutto questo? Per superare l’aberrazione che scorre nelle nostre città: le automobili occupani il 55 per cento della rete stradale per trasportare solo il 13 per cento delle persone che si spostano a Parigi.
La Francia sta lavorando per ciclabilizzare davvero il paese e i risultati sono interessanti. E anche la Spagna sta pensando a nuove linee guida per la mobilità urbana. Linee guida che ricalcano gli esempi di diverse città e che verrebbero in questo modo legittimati dal governo centrale.
I problemi di Michetti con la ciclabilità
Roma in modo confusionario e non sempre pianificato ha cercato di seguire l’esempio europeo. L’amministrazione Raggi ha iniziato a realizzare una serie di piste ciclabili. Alcune le ha ben disegnate, diverse invece rivelano i soliti problemi dei progetti fatti tanto per fare. Ma un miglioramento c’è stato. Le bici sono aumentate. Il problema è che non abbastanza. Il traffico veicolare con la fine del lavoro da casa è diventato straripante e ha riconquistato tutte le strade della Capitale.
Michetti giovedì sera a Sky ha detto : “Le ciclabili vanno fatte dove si possono fare, dove possono rappresentare un intralcio al traffico vanno rimosse”.
Un concetto già esposto in estate, quando ha provato su Twitter ad ammiccare agli elettori che si muovono in bici così:
Giovedì sera sempre a Sky ha aggiunto: “Le ciclabili sono il sintomo di una città moderna, quindi vanno fatte”. Il problema è dove il candidato sindaco le vuole fare: nei parchi.
Pedalare nei parchi può essere bello, ma non è utile per migliorare la mobilità cittadina. Soprattutto non porta quei benefici che l’aumento degli spostamenti in bicicletta in città può portare. Soprattutto ai conti pubblici.
I benefici economici di avere più biciclette e meno auto in città
Nel 2016 uno studio del Department of Urban Planning and Design di Harvard stimò un dimezzamento della spesa per le amministrazioni pubbliche alla riduzione di un quarto del traffico automobilistico urbano. Uno studio condotto da ricercatori della Mailman School of Public Health della Columbia University nel 2015, analizzando il caso New York, dimostrava che ogni milioni di dollari per ridurre il traffico, e un aumento del 10 per cento degli spostamenti in bicicletta, comportava un “beneficio netto per la società” di circa 23 milioni di dollari.
Anche la città di Copenhagen ha fatto i conti in tasca per dimostrare come non ci potevano essere alternative alla ciclabilizzazione del tessuto urbano: secondo i loro calcoli la comunità risparmia almeno 10 corone danesi (1,34 euro) al chilometro quando le persone vanno in bicicletta anziché in automobile.
I silenzi di Gualtieri sulle biciclette
A contendere il Campidoglio a Michetti ci sarà Roberto Gualtieri. Anche il candidato del Pd però non brilla per sensibilità ciclistica se è vero che nel suo programma c’è “al primo posto la realizzazione del Grande raccordo anulare delle bici (GRAB), un progetto partecipato di anello ciclopedonale accessibile a tutti che si sviluppa per 45 chilometri all’interno della città”. Il Grab è un’ottima idea turistica e potrebbe essere un’ottima soluzione di integrazione a una rete ciclabile già perfettamente funzionante.
A Roma però il sistema di corsie ciclabile è ancora frammentata e l’utilità del Grab nella vita di tutti i giorni dei ciclisti urbani romani è accessoria e non necessaria. Insomma: non dovrebbe essere una priorità, soprattutto non dovrebbe essere LA priorità.

A Berlino esiste un meraviglioso percorso ciclabile che segue l’andamento del fu Muro di Berlino. È diventata una sorta di circonvallazione ciclabile che, come sottolineato dal sindaco Michael Müller quattro anni fa, “è utile, ma soprattutto per i fine settimana. Una città moderna deve dotarsi di percorsi cicloturistici urbani, è necessario per l’economia. Ma prima deve assicurare ai suoi cittadini la possibilità di muoversi. Ora che questo percorso c’è è un bene in più per la città. Ma questo percorso c’è perché c’è una rete ciclabile che funziona, ma che deve essere migliorata e resa moderna”.
A Roma si è molto più indietro. Ancora si discute sull’utilità delle ciclabili. E i fondi (per la verità non numerosissimi) del Pnrr potrebbero non essere così utilizzati.