
L’orizzonte di Joshua Tarling (e della Ineos Grenadiers)
17/10/2023Dove può arrivare Joshua Tarling? Il corridore gallese potrebbe essere uno dei grandi protagonisti dei prossimi anni. E non solo a cronometro
“Noi gli uomini giusti per continuare a vincere ce li abbiamo già sia nelle corse di un giorno che in quelle di tre settimane”. Una pausa. “Serve sistemare qualcosa, abbiamo dei vuoti da colmare certo, ma attenzione a sottostimare chi è già nel nostro gruppo. Forse al momento sembriamo inferiori ad altri, ma non è così. Sicuri di avere davvero capito chi potrà diventare il prossimo gran corridore? Noi ne abbiamo già due. È l’esperienza e i valori fisici che ci fanno stare tranquilli. Ora manca solo di completare l’intelaiatura”. Da Lyndhurst, Gran Bretagna, traspare parecchio ottimismo. L’Ineos Grenadiers ancora non ha acquistato nessuno, si guarda attorno, aspetta. Ha salutato diversi buoni, ottimi corridori, gradirebbe avere in squadra Remco Evenepoel, è disposta ad aspettarlo. Alle domande sul suo conto rispondono o con un “no comment” o con un “è un corridore della Soudal-Quick Step, Soudal e Jumbo non si fonderanno quindi non ci sarà nessuna rivoluzione almeno per la prossima stagione”.
Carlos Rodriguez è sicuramente il talento più pronto per ottime posizioni in classifica, difficilmente però diventerà un vincente di lungo corso. Ecco perché l’Ineos Grenadiers non avrebbe versato gran lacrime se avesse trovato un accordo con la Movistar. La squadra non si è dispiaciuta troppo neppure per gli addii di Tao Geoghegan Hart, Pavel Sivakov, Daniel Felipe Martinez. Un po’ più per Ben Tulett, ma chiedeva troppo per il rinnovo.
Ci sono due intoccabili nel futuro della Ineos Grenadiers. Il primo è Leo Hayter. Il ventiduenne inglese ha avuto una prima stagione di alti e bassi, ha raccolto poco, ha corso poco, si è gestito molto, troppo?, ma soprattutto ha fatto molto lavoro differenziato che gli potrà essere utile in futuro. Nel 2024 dovrebbe confrontarsi con una grande corsa a tappe e da Lyndhurst sono sicuri che farà benone.
Il secondo è Joshua Tarling ed l’uomo attorno a cui la Ineos Grenadiers vorrebbe costruire buona parte del suo futuro, soprattutto nelle corse a tappe.
Può davvero un lungagnone di un metro e novantaquattro per quasi ottanta chilogrammi riuscire a competere sulle tre settimane di un grande giro? L’Ineos Grenadiers è convinta di sì. I valori fisici del gallese dicono questo. Soprattutto la sua capacità eccezionale di recupero ha convinto i tecnici della squadra britannica che il diciannovenne è il corridore giusto per ritornare a essere vincenti nei grandi giri.
Joshua Tarling per ora (ha diciannove anni, ndr) ha vinto il campionato europeo a cronometro e ha chiuso al terzo posto i Mondiali contro il tempo. Alla Chrono des Nation ha rifilato 13 secondi a Remco Evenepoel e 1’10” a Stefan Bissegger in 45,43 chilometri. Ci sono buone probabilità che diventi il miglior specialista dei prossimi anni.
Andare forte, fortissimo, a cronometro però è condizione necessaria non sufficiente per poter ambire a un ottimo piazzamento in classifica generale, nemmeno a un buon piazzamento. Non ci sono più i giri con cronometro da cinquanta o sessanta chilometri. Non è più pensabile poter ambire a fare classifica incamerando minuti contro il tempo. Soprattutto in un gruppo dove ci sono Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, che a cronometro vanno molto forte. Serve altro, andare forte in salita, saper leggere bene le dinamiche di corsa.
Joshua Tarling ancora non ha dimostrato ancora di avere queste qualità. Eppure chi si è allenato con lui ha raccontato che il potenziale del gallese è enorme. “Le prime volte che ho pedalato con lui lo perdevo in salita”, ha ricordato al Telegraph Tom Pidcock. “Ha però capito subito cosa doveva fare per andare forte anche quando la strada sale. Sta lavorando sulla gestione della pendenza, ma la sua fluidità di pedalata è incredibile”. Dello stesso avviso è Geraint Thomas: “È un ragazzo eccellente. Ha talento e capacità di concentrazione e questo è il suo forte. È incredibile vederlo pedalare così bene all’inizio della sua carriera. Avrà un futuro brillante. E non solo a cronometro o in pista”. Luke Rowe è stato più esplicito: “Ha qualcosa di Bradley Wiggins e qualcosa di Chris Froome. Del primo ha la capacità di andare forte e a lungo, del secondo la possibilità di tenere un’altissima frequenza di pedalate. La pista lo ha aiutato senz’altro”.
Joshua Tarling sogna un giorno di vincere la Parigi-Roubaix (l’unica corsa Monumento a cui ha già partecipato) e la Strade Bianche, poi di espandersi nelle Ardenne, perché “su quegli strappi mi trovo bene e possono fare al caso mio. Sono il mio prossimo orizzonte, c’è sempre bisogno di un orizzonte nuovo”, ha detto al Volkskran.
Joshua Targling soprattutto non ha voglia di rinunciare alla pista. Certo dice che alla Ineos Grenadiers ha il solo desiderio di apprendere il più possibile, di eseguire ciò che gli viene detto. Per il prossimo anno però sia Tarling che i dirigenti della squadra britannica sono in sintonia. In estate ci sono le Olimpiadi e il gallese può vincere almeno un paio di medaglie in pista e puntare a una nella cronometro.
Poi si passerà alla seconda fase, la prima di grande trasformazione.
Il team che rivoluzionò il ciclismo grazie a una preparazione che nessuno aveva ancora adottato ora non è più il solo, anzi. La Jumbo-Visma è ora l’avanguardia del movimento e l’Ineos deve inseguire. Sia per uomini, sia per studio dei dettagli. Da Lyndhurst però sono sicuri che Joshua Tarling possa essere l’uomo giusto per il rilancio, per ritornare a essere la squadra che tutti volevano imitare.
Sempre che non arrivi Remco Evenepoel. O che non gli si affianchi Cian Uijtdebroeks, uno che saprà dire la sua nei prossimi anni.