La bici pulisce l’ambiente. Il buon esempio di Anthony Roux

La bici pulisce l’ambiente. Il buon esempio di Anthony Roux

04/12/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Quante volte pedalando abbiamo visto rifiuti ai lati della strada e ci siamo indignati? Roux ha iniziato a raccoglierli. L’ennesima dimostrazione della grandezza dei gregari


In tredici anni di professionismo Anthony Roux avrà distribuito ai compagni diverse migliaia di borracce. Tra una e l’altra ha trovato il tempo di vincere tredici corse (tra le quali una tappa alla Vuelta e un campionato francese). Successi che non lo hanno mai distolto dalla certezza che il suo ruolo nel gruppo fosse essenzialmente uno: aiutare i capitani. E non solo i capitani.

Se il ciclismo ha qualcosa da insegnare è soprattutto questo: è vero che in sella si è da soli, è vero che si vince da soli, ma a pedalare soli non si è davvero, si ha sempre bisogno di qualcuno al proprio fianco. I gregari questo lo sanno meglio di qualsiasi altro corridore. Diventa parte del loro essere ciclisti: un’evoluzione altruistica del muovere i pedali.

Quello del gregario è un mestiere che va oltre il prendere vento in faccia e lo stare seduti su di una bicicletta. È fatto anche di colpo d’occhio e di capacità di capire, a volte prima degli altri, quando serve un loro intervento, quando insomma si devono donare alla causa altrui. E questo accade sempre.

Fausto Coppi disse un giorno di Ettore Milano ed Andrea Carrea detto Sandrino: “Non servono parole con loro, basta uno sguardo. E il loro è più profondo e attento, mi leggono dentro meglio di quanto possa fare io, sanno cosa fare ancor prima che io me ne renda conto”.

Quel colpo d’occhio che solo i gregari sanno avere Anthony Roux l’ha usato mentre si allenava. Non per osservare il suo capitano o un suo compagno di squadra. L’ha usato per guardarsi attorno. E quello che ha visto non gli è piaciuto affatto. “Quando guardavo ai bordi della strada mi disgustava pedalare in un ambiente così sgradevole. I vacanzieri lasciano molta spazzatura a luglio e agosto, ma ci rendiamo conto solo a settembre di quanta se ne è accumulata”, ha detto in un’intervista pubblicata sul sito della sua squadra, la Groupama-FDJ.

Foto tratta dal profilo Facebook di Anthony Roux

La generosità di Anthony Roux

Un gregario sa aiutare. Questa volta però non si è dedicato soltanto al bene di squadra, ha fatto di più: si è concentrato sul bene collettivo. “Vedevo la stessa bottiglia nello stesso posto. Era una bottiglia di birra di vetro. L’ho visto una, due, tre volte… e il cervello quasi si abitua a questo”.

E così “per molto tempo, come la maggior parte delle persone, mi sono lamentato ma non ho agito. Molti dicono che è orribile, che è inaccettabile l’immondizia lungo le strade. L’ho detto anche io, ma non mi sono fermato a prendere un pezzo di carta e metterlo nel spazzatura”.

L’abitudine generava curiosità e una certa sensazione di schifo, quella che a volte riesce a sopraffare la nostra tendenza a vedere l’ineludibilità degli eventi.

“Passavo per quella strada e istintivamente controllavo se fosse ancora lì. Era diventata un’ossessione. Ogni volta mi dicevo: ‘ma è ancora lì? Com’è possibile che nessuno l’abbia raccolta?’. E così mi sono detto: ‘Invece di pensarci e inorridire, prendila: solo così sarai sicuro che domani non ci sarà’. È iniziato tutto così. L’ho messa in tasca ed ero contento che non fosse lì il giorno successivo. Poi ho pensato che, quando non avevo dovevo allenarmi duramente, potevo portare con me un borsone e cercare di rendere il percorso che facevo più pulito. Anche mio figlio mi ha seguito in questo. Era felice di raccogliere la spazzatura quando andavamo a fare una passeggiata insieme. Vedere un figlio orgoglioso di suo padre mi ha motivato ancora di più”.

Le mon parcours di Anthony Roux

Anthony Roux non è più solo in quello che fa. Grazie ai social (ha prima lanciato un appello sul suo profilo Twitter, che poi ha rinominato: mon parcours propre by Anthony Roux) e alla sua insistenza è riuscito a raccogliere attorno a sé diverse persone. Ha parlato di quello che aveva iniziato a fare con il comune di Bromes-les-Mimosas, dove vive, ed è riuscito ad avere l’aiuto della municipalità, che proprio negli stessi mesi aveva dato il via alla pianificazione di un progetto di pulizia del bordo strada e di altre zone comuni.

L’attenzione per ciò che ci sta attorno in Roux è nata da bambino. “Quello che ho iniziato a fare in bici l’ho sempre fatto in mare. Ho sempre amato i fondali grazie a mio padre che faceva il pompiere ma si immergeva ogni volta che poteva. Ricordo che quando andavamo a nuotare insieme per lui era normale raccogliere la spazzatura che trovava in acqua e riportarla a riva per buttarla via. Sono stato iniziato a tutto questo da giovanissimo. Appena sono sceso a vivere qui con la mia ragazza, in inverno abbiamo pulito le insenature in modo che fossero ancora più belle in primavera o in estate. Ma nonostante questo non mi ero mai concentrato sulle strade. Forse perché sulla bici passiamo velocemente per i territori e viene sempre il dubbio di dove mettere quello che potresti raccogliere. Eppure sarebbe stato molto semplice. Ma non ci ho mai pensato. Mi dava fastidio vedere la sporcizia, ma non ho mai pensato di fare qualcosa”.

Qualcosa l’ha iniziato a fare. E quel qualcosa è molto. Perché è un esempio. L’evidenza che pensare al bene di tutti, alla salute e alla decenza di tutti non è impossibile. Nemmeno se su di una bici ci lavori e non ti muovi solamente per piacere. È l’esemplificazione che indignarsi non basta, serve agire. E senza aspettare l’azione collettiva. Agire innanzitutto per noi stessi (la storia di Alessandro De Marchi è un altro buon esempio di tutto ciò). Il resto arriverà.

E su di una bicicletta questa consapevolezza arriva prima perché non c’è filtro tra noi e ciò che ci circonda. Basta aprire gli occhi. Pedalare è un buon inizio per farlo.