
La camorra ha squalificato Pantani, il ciclismo l’ha fottuto
14/03/2016Marco Pantani l’ha fregato la camorra. Sembrerebbe essere accaduto questo: “Un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma”. Lo scrive il pm della Procura della Repubblica di Forlì Sergio Sottani, che sta guidando le indagini sull’esclusione del Pirata dal Giro d’Italia del 1999.
Marco Pantani l’ha fregato la camorra. Quell’esame l’ha falsificato la camorra. Quella squalifica è colpa di un complotto.
O almeno così pare.
O almeno così sembra.
Peccato si tutto da archiviare. Camorra o meno sono passati 16 anni da quel 1999 e ormai tutto è andato.
Certo avremo quello che chiamano verità processuale, ricostruiranno i fatti, ci diranno che Pantani quel Giro l’avrebbe potuto vincere ancora. Come 12 mesi prima. Come a tutti era apparso evidente almeno sino alle 10,10 del 5 giugno 1999.
E’ in quel giorno che Pantani l’hanno fregato. E’ da quel giorno che non si è più ripreso.
Camorra o no, non è questo il punto. Perché Pantani non è stato fregato solo dalla camorra. E’ stato fregato prima di tutto dal ciclismo, da quello sport che aveva amato, fatto godere, salvato nel Tour de France del 1998.
Perché scommesse o non scommesse, complotto o non complotto – è evidente che qualcosa quel dannato 5 giugno è successo – è stato il ciclismo a fregare il Pirata, ad abbandonarlo. Sono state le mezze parole, i non detti, l’assenza totale di difensori. Lui che per primo aveva messo la faccia per chiedere rispetto per gli atleti, che la lotta al doping era sacrosanta, ma che c’era bisogno del rispetto della dignità dell’atleta per prima cosa, abbandonato da chi sino a prima lo abbracciavano, si complimentavano con lui.
Pantani ha pagato con la vita la mancanza di coraggio di questo sport di difendere un collega, l’incapacità di ammettere colpe collettive. Si è fatto scudo con una persona, con il campione più in vista. Mors tua vita mea. Si pensava che Pantani avesse il carisma per impedire al sistema di crollare. E forse c’è riuscito. E’ crollato lui per tutti.
E questo non l’ha fatto la camorra.
[…] far fuori Pantani non è stata solo la camorra, è stato anche il ciclismo, ma questa è un’altra storia, che con quanto successo in questi ultimi giorni ha a che fare […]
[…] Siamo il paese che ha glorificato Pantani per poi mollarlo alla prima sventura. Il paese che per anni ha puntato contro di lui il dito dell’infamia, che lo ha chiamato dopato nonostante non fosse mai stato beccato positivo, che ha parlato del suo allontanamento dal Giro del 1999 prendendo per certa la sua positività all’antidoping. Positività che non c’è mai stata. Ma questo è stato un dettaglio per i più per anni. Poi la scoperta che dietro a quell’allontanamento ci fosse qualcos’altro allora ci ha fatto in parte ricredere: forse non era facile come l’abbiamo fatto credere, forse l’hanno fregato. Ed ecco arrivare le belle parole, le difese postume. Postume perché Marco era già morto, ucciso da tutti i sospetti che gli abbiamo sputato addosso, fregandocene vivamente di provare a capi…. […]