
Laigueglia 2023. Nans Peters e la dannazione della solitudine
01/03/2023Ci sono tanti modi per vincere una corsa ciclistica. C’è chi può mettere tutti in fila in volata, chi preferisce avere poca gente attorno, chi ha la sparata giusta per salutare tutti in salita, chi preferisce la discesa. C’è anche chi un modo lo trova sempre, sono i campioni. E chi invece ha solo un modo: fare i conti con la lontananza e la solitudine. Nans Peters è uno di questi. Ha bisogno di estro e distanza, soprattutto di solitudine. Nans Peters ha vinto così al Giro d’Italia nel 2019 e al Tour de France nel 2020. Nans Peters ha vinto così al Trofeo Laigueglia oggi.
Nans Peters è uno di quei corridori che hanno una sola carta da giocarsi in una corsa, in qualsiasi corsa, quella dell’attacco. E Nans Peters non si è mai risparmiato, ha sempre attaccato. E sempre allo stesso modo, da lontano, con quel misto di ostinazione, coraggio e disperazione.
È uno che deve anticipare Nans Peters, uno fedele alla vecchia regola dei “dannati” della solitudine: meglio partire e andar da soli e prima, che a inseguire ogni tanto per salvar la gamba si fa un pasticcio. Lo diceva Hennie Kuiper, uno che certe cose le faceva spesso, quasi sempre e a volte gli andava pure bene. Aveva classe l’olandese, non si vincono per caso un Giro delle Fiandre e una Parigi-Roubaix, e tappe al Tour de France e alla Vuelta (e pure in salita).
Nans Peters per raggiungere primo e solo lo striscione d’arrivo di Laigueglia è partito a trenta chilometri dal traguardo.
Non un attacco, non uno scatto secco, ma una progressione iniziata in salita e proseguita in discesa, sul bagnato. Uno fa quel che può, ciò che sa fare meglio, sfrutta i suoi pregi. E, su tutti, quello di Nans Peters è l’ostinazione.
Ci sono corridori più forti in circolazione, e ce ne erano anche oggi in gruppo. Nans Peters però se ne è sempre fregato del classificare il talento altrui, di fare i conti tipo videogioco manageriale. Non è la sommatoria dei punti forti e dei punti deboli a pedalare in sella a una bicicletta, ma uomini mossi da un’unica esigenza: andare più forti degli altri, non farsi riprendere. Nans Peters si è trovato davanti giù dalla Colla Michieri che di chilometri ne mancavano circa ventisette. Tanti, non troppi per uno come lui. Ha tirato dritto. Ha visto passare uno dopo l’altro i suoi avversari all’arrivo, mentre cercava qualcosa di caldo con il quale coprirsi.
Alle sue spalle è arrivato Andrea Vendrame, suo compagno di squadra all’AG2R Citroën Team. A volte Nans Peters ha lavorato per l’italiano, gli ha donato polpacci testa polmoni. Oggi Andrea Vendrame gli ha guardato le spalle, ha fatto in modo di creare problemi all’inseguimento. C’è riuscito anche lui.
E sì che Alessandro Covi, terzo al traguardo, c’aveva provato a dare una botta, a rientrare sul primo. È forte l’italiano del UAE Team Emirates, ma non abbastanza oggi, non abbastanza per macchiare di compagnia la solitudine di Nans Peters.
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