Le auto vicino alle scuole sono un pericolo per i nostri figli

Le auto vicino alle scuole sono un pericolo per i nostri figli

02/12/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Quotidianamente davanti agli istituti scolastici si assiste a un far west di automobili. Che danneggiano i più piccoli. Cambiare però è possibile. Un ebook


Mentre era alle prese con la scrittura della sua più ambiziosa e importate opera, Kosmos – Entwurf einer physischen Weltbeschreibung (Il cosmo – un progetto di una descrizione fisica del mondo), Alexander von Humboldt si prese qualche mese di tempo per riordinare i ricordi dei suoi viaggi in Europa, Sud America e Asia centrale. Un amico che, tra le altre cose, lavorava alla Neue preußische Zeitung, gli aveva chiesto di raccontare storie di uomini e lui non trovò di meglio da fare che ripensare a quello che aveva visto. E constatare che “tanto più una società è ricca e ha accesso a fonti alimentari continue e sicure, tanto più è forte il principio di cura e protezione della specie. In questi casi decade la necessità di una sovrabbondanza di prole e aumenta l’intensità del rapporto tra chi ha generato e chi è stato generato e gli sforzi di protezione dei primi nei confronti dei secondi”.

Quello che ora ci sembra un’osservazione quasi ovvia, all’epoca non lo era. Il ragionamento di von Humboldt, che all’epoca era una sorta di rockstar della cultura, ispirò Charles Darwin e generazioni di filosofi e scienziati. Fu proprio da questa annotazione che Sigmund Freud partì per elaborare il concetto dell’istinto di conservazione, o di autoconservazione, e l’impianto filosofico-scientifico di Al di là del principio di piacere.

Quanto notato da Alexander von Humboldt è ancora attuale. Eppure, quasi per paradosso, non lo è affatto. Certamente l’attenzione, la protezione e la cura dei figli non è mai stata così alta come negli ultimi anni in Occidente, ma tutto questo a volte genera mostri capaci di divorare anche le più buone intenzioni.

Perché le automobili davanti alle scuole sono un problema

Quale padre o madre dotati di senno lascerebbero esposto in continuazione il proprio figlio a esalazioni nocive e potenzialmente (alla lunga) mortali? Nessuno. Eppure accade e con una regolarità preoccupante: praticamente cinque o sei giorni a settimana per nove mesi.

Poco prima della prima campanella e poco dopo l’ultima, davanti a un gran numero di scuole italiane, soprattutto elementari e medie, si formano tante piccole camere a gas con concentrazione di biossido d’azoto anche sette volte più elevate della soglia indicata dalle linee guida dell’Oms a tutela della salute umana (fonte Cittadini per l’Aria). Esalazioni che i bambini prendono tutte, e in modo diretto, data la loro altezza.

L’idea di accompagnare in automobile i nostri figli per proteggerli è assurdo non solo per questo, ma anche per un’altra evidenza. I bambini hanno bisogno di muoversi. Almeno 300 minuti a settimana, è la raccomandazione dell’Oms per evitare sovrappeso e obesità, condizioni che coinvolgono il 20,4% e il 9,4% dei bambini. Sia chiaro: sovrappeso e obesità a volte sono genetiche, ci si può fare niente, molto spesso invece è colpa di uno stile di vita malsano che può creare nel tempo parecchi problemi nel corso della vita. Mettere su chili può essere anche una scelta, non può però diventare una condanna inflitta al bambino da chi vorrebbe proteggerlo.

Il problema della distesa di automobili davanti alle scuole non è però un problema soltanto di gas nocivi o di chili in eccesso. È anche una questione culturale.

Il professor Aert Visser, uno dei padri dell’educazione stradale nei Paesi Bassi e uno dei primi presidi a istituire il divieto di fermata davanti a una scuola e a fare un’opera di sensibilizzazione sull’importanza dell’autonomia di spostamento dei bambini per accrescere la loro autostima e la loro capacità di indipendenza di scelta, aveva detto a Girodiruota:

“Come possiamo pensare che i nostri figli credano a quello che la scuola insegna loro se poi siamo noi genitori a non rispettare per primi le più basilari regole del buon senso? Fermarsi un attimo a far scendere un bambino in zona vietata, vuol dire dilatare quell’attimo sino all’eccesso. Vuol dire: vabbé le regole ci sono, ma posso fregarmene. Se lo fai su un campo da gioco dici vabbé. Ma se lo fai in strada rischi di ammazzare qualcuno. E finché non si capisce questo, finché non si educano i nostri figli o nipoti alla responsabilità del muoversi sulle strade, nessuna norma, imposizione o fantasmagorica pista ciclabile riuscirà mai a cambiare nel profondo le cose. L’educazione stradale a scuola serve, serve a tantissimo, ma serve anche che questo insegnamento non sia gettato nel pattume in famiglia”.

L’importanza delle strade scolastiche

Allontanare le automobili dalle scuole dovrebbe essere un’esigenza. Dovrebbero essere gli stessi genitori a chiederlo e a pretenderlo in base al “principio di cura e protezione della specie” evidenziato da von Humboldt.

Questo però accade quasi mai perché scatta un altro principio: quello del cane che si morde la coda. La genesi è semplice.


Come posso mandare mio figlio a scuola da solo se le strade sono pericolose? Devo assolutamente portarlo in macchina. E lo porto in macchina perché non ho tempo di accompagnarlo a piedi e poi tornare a casa e prendere l’auto per andare al lavoro. Ma se le strade sono insicure è perché ci sono le auto e se non si ha il tempo di passeggiare con il proprio figlio è perché queste sono trafficate e lo scorrimento è complicato, le file interminabili. E così cresce l’insoddisfazione, l’ansia e la produttività lavorativa si abbassa. E anche tutto questo è un problema legato all’automobile.


Impasse.

Così facendo “le strade davanti alle scuole sono diventate luoghi invivibili, fatti di traffico e gas di scarico, processioni di genitori motorizzati e bambini che schivano ruote spesso più grandi di loro. Ma le cose possono essere molto diverse: immagina di poter portare tuo figlio a scuola e trovare uno spazio in cui poter parlare con altri genitori senza dover stare in piedi tra macchine, paletti e cassonetti, uno spazio in cui l’unico rumore sono le urla festanti dei bambini che giocano e socializzano in sicurezza mentre attendono di entrare in classe o dopo l’uscita, magari per studiare assieme o fare sport. Ecco questa è una strada scolastica”.

È questa una piccola parte dell’introduzione di Strade Scolastiche – Nuove piazze per le città (che potete scaricare gratuitamente qui), un ebook (frutto della partnership tra Bikenomist, editore della pubblicazione, il sito di informazione sulla ciclabilità Bikeitalia.it e il brand Metalco, leader mondiale nella produzione di arredo urbano) che spiega in modo semplice e allo stesso tempo approfondito perché è necessario un cambiamento.

Cos’è una Zona scolastica

E il momento è propizio dato che il Decreto Semplificazioni (76/2020) ha introdotto il concetto di “Zona scolastica”, che definisce una “zona urbana in prossimità della quale si trovano edifici adibiti ad uso scolastico, in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente”. 

Trasformare uno spazio grigio e brutalizzato dai parcheggi irregolari in piazze colorate, verdi e attrezzate con aree da destinare al gioco e alla socializzazione delle persone è possibile. Anzi non è poi così difficile e costoso.

Quale padre o madre dotata di senno non vorrebbe far vivere i propri figli in una città migliore, più sicura e con una qualità della vita più alta?