Le bici nude di Freddie Mercury

Le bici nude di Freddie Mercury

09/01/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Non per passione, semplicemente per caso. Un inno che inno non è, un amore che non è mai esistito. Solo un gioco fatto di parole e di musica. E poi di immagini, perché ogni tanto anche il video di una canzone si forma nella mente di un musicista assieme a testo e note.

Il ritornello è un abbaglio:

Bicycle, bicycle, bicycle

I want to ride my bicycle, bicycle, bicycle

I want to ride my bicycle

I want to ride my bike

I want to ride my bicycle

I want to ride it where I like

Il desiderio non c’entra nulla con la bicicletta perché in Freddie Mercury non c’era nessun desiderio di bicicletta. Solo un divertissement, parole che stavano bene assieme. “Non era né appassionato né affascinato, su di una sella l’ho visto un paio di volte al mare, non credo ne avesse mai posseduta una in vita sua, a lui piacevano le Rolls Royce”, disse il chitarrista dei Queen Brian May a Rolling Stone.

Semplicemente due mondi che non erano mai andati a braccetto ma che si sono incontrati per sbaglio come accade a volte agli sconosciuti. Un incocciare fortuito e insperato in un giorno d’estate del 1978.

Era il 19 luglio, i Queen erano in Svizzera a lavorare su di un nuovo disco per sfruttare il momento buono dopo il successo di News of the World (disco di platino in America e in altri paesi, d’oro nel Regno Unito e in Francia) e andavano e venivano dai Mountain Studios di Montreux. Una mezza dozzina di canzoni c’erano già, altre erano state scartate, tutto procedeva lento e stanco come le giornate svizzere. “Mancava il guizzo, qualcosa di nuovo”, ricordò Roger Taylor.

La novità si presentò chiassosa e colorata come un passaggio del Tour de France.

Era la diciannovesima tappa, la Morzine – Losanna, di una Grande Boucle che poteva sorridere finalmente a uno che sino ad allora aveva fatto il primo degli umani dietro a un extraterrestre. Joop Zoetemelk aveva attraversato l’èra Merckx quasi a bocca asciutta come tanti: qualche vittoria e moltissimi piazzamenti. L’anno precedente s’era fatto pizzicare all’antidoping e penalizzare di dieci minuti con tanti saluti ai sogni di maglia gialla. Finì ottavo. Quel 1978 doveva essere il suo anno. Non andò così. Perché dopo un Cannibale si ritrovò alle prese con un Tasso.

Joop Zoetemelk in Svizzera ci arrivò in maglia gialla e quattordici secondi avanti a Bernard Hinault. Se c’era una cosa che sapeva per certo è che quattordici secondi sono un niente e serviva metterne altri in cascina per stare tranquilli. Che lui a cronometro andava pure forte, ma quell’altro, quel bretone un po’ stortignaccolo a Saite Foy La Grande, una dozzina di giorni prima, aveva dato una lezione a tutti.

Joop_Zoetemelk_1979

E così Zoetemelk aveva provato a forzare prima di Montreux, un po’ a sorpresa, che la fuga era già bella che andata. Hinault però non s’era fatto fregare e l’aveva raggiunto poco prima dell’ingresso in città. I due se ne andavano a zonzo piano, senza nessuna voglia di forzare visto che di posti dove far la differenza non ce ne erano più quando, a poca distanza dai Mountain Studios di Montreux, una giovane fricchettona si levò la maglietta esibendo una scritta rossa sui seni bianchi: Joop sposami.

Non è dato a sapersi se l’olandese abbia accettato la proposta o, quanto meno, abbia deciso di approfondire la conoscenza. Quello che è certo è che Freddie Mercury rimase entusiasta di questa stramba unione di amore e biciclette.

Bicycle race è figlia del Tour, figlia di Joop, figlia di una dichiarazione d’amore scritta con il rossetto sul petto di una giovane. Era il lato A di Fat Bottomed Girls e altro non poteva essere. Era nata canzone e video contemporaneamente perché quel seno all’aria svizzera fece venire in mente a Freddie Mercury una gara di ciclismo tra donne nude. L’ambientarono al Wimbledon Greyhound Stadium.

Bicycle races are coming your way

So forget all your duties oh yeah!

Fat bottomed girls

They’ll be riding today

So look out for those beauties oh yeah

On your marks get set, go!

Bicycle race fu avvio, almeno per suggestione: la World Naked Bike Ride, WNBR, nacque poco più di un decennio dopo. Fu una boutade che divenne movimento. Ha preso Londra, la Germania, l’Australia, si è spinta in Cina ed è ritornata in America. Messaggio e protesta, soprattutto richiesta, anche se quale non sempre è chiaro: c’è di mezzo la mobilità, l’ecologia, il diritto di avere diritti.