Le leggi del gruppo ballano sulle pietre delle Fiandre. Per ora

Le leggi del gruppo ballano sulle pietre delle Fiandre. Per ora

01/03/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Sabato Alphilippe e domenica van der Poel se ne sono fregati della logica, hanno preferito l’azzardo. Omloop e Kuurne hanno messo voglia di vedere le prossime corse sul pavé fiammingo


Sabato. Belgio fiammingo, esterno, giorno. Meno 32 chilometri al traguardo della Omloop Het Nieuwsblad, Julian Alaphilippe allunga, fa qualche centinaio di metri da solo, qualche secondo avanti a tutti. Capisce che nessuno ha davvero intenzione di seguirlo, allora decide di fare da sé. Accelera, prova la via della solitudine.

Domenica. Belgio fiammingo, esterno, giorno. Meno 85 chilometri al traguardo della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Mathieu van der Poel si alza sui pedali, attacca, lascia il gruppo alle sue spalle. Davanti ci sono sei uomini in fuga da ore. Alla sua ruota si piazza Jhonatan Narváez. L’olandese fa un cenno di sorriso, in due si va meglio, si fatica un po’ meno e soprattutto si fa prima a raggiungere chi è davanti. Baratta la solitudine con una sparuta compagnia, compagnia che si allarga qualche decina di chilometri dopo. Il traguardo è distante, le salite finite, la divisione del vento è cosa buona e giusta per avvicinarsi il più possibile alla meta.

Il primo fine settimana sulle pietre delle Fiandre poteva essere un coup de théâtre, il trionfo della mattata, si è trasformato in un aborto dell’improvvisazione e un trionfo delle leggi del gruppo. Il campione del mondo è stato inghiottito dal gruppo poco prima del Muur (sul quale ha provato l’assolo Gianni Moscon, ripreso sul Bosberg), il campione olandese a un paio di chilometri dal traguardo. Poco male, così va spesso, così non va sempre.

Il gruppo è un organismo ingordo, che prova a fagocitare sempre ogni cosa, che si muove unito per interesse comuni di sopravvivenza e di affermazione della propria volontà. Ha però limiti e imperfezioni che al crescere dei chilometri e delle difficoltà lo rendono meno efficace.

Le prime due corse sul pavé fiammingo hanno premiato l’estro veloce di Davide Ballerini e Mads Pedersen.

Il primo ha corso all’attacco per tutti gli ultimi cinquanta chilometri della Omloop. Era davanti quando Matteo Trentin ha portato via il gruppo che sembrava giusto, che poi sembrava di no, ma che infine più o meno lo era davvero. Ha giocato di squadra, speso qualcosa in meno degli altri grazie al lavoro della Deceunick che ha provato l’azzardo con Alaphilippe sicura di avere le carte buone in ogni caso. Il secondo si è fatto vedere negli ultimi metri, ma con il piglio di chi aveva gambe buone per seguire (quasi) chiunque. La Kuurne però è corsa sorniona, che il meglio lo dà a distanza non banale dal traguardo: spesso premia l’attesa.

Le prime due corse sul pavé fiammingo hanno messo voglia di vedere le prossime. Perché hanno reso evidente che la legge del gruppo difficilmente quest’anno prevarrà su quelle dell’improvvisazione. Perché dopo un 2020 di rinvii, annullamenti e dilatazione dei tempi, scorre nei corridori una voglia anarchica di ribaltamento delle regole, un desiderio di conquista che a volte se ne frega della logica. C’è tempo fino ad aprile per mettere sulle pietre tutto questo. Poi toccherà aspettare un altro anno, sarà un’altra storia.