L’idiozia dei freni a disco oggi e il buon senso che manca da troppo tempo all’Uci

L’idiozia dei freni a disco oggi e il buon senso che manca da troppo tempo all’Uci

15/04/2016 0 Di Giovanni Battistuzzi

Il buon senso è quella cosa che più di ogni altra dovrebbe spingere i ragionamenti di coloro sono chiamati a decidere su qualsiasi cosa. L’Unione ciclistica internazionale è chiamata a decidere sul ciclismo e ha dimostrato negli ultimi anni che non solo non si sappia affidare al buon senso, ma nemmeno a un qualsivoglia senso. I neuroni dei capi girano molte volte a vuoto, le sinapsi si interrompono, si saltano passaggi logici elementari e tutto diventa un gran bel nonsense che sarebbe piaciuto molto a Beckett.

Peccato che il ciclismo si corra nelle strade e non in teatro e l’assurdo è meno interessante e artistico se viene rappresentato sulle spalle dei corridori. E quando arriva la realtà a rendere evidente l’idiozia della mancanza di buon senso è sempre un problema. Per chi quotidianamente fatica sui pedali, ovviamente.

E così correre a quaranta-cinquanta-sessanta all’ora con delle lame piantate accanto alle ruote e senza alcuna protezione se può apparire un’idiozia e un pericolo anche a chi è a digiuno di esperienze ciclistiche, così non è per i gran capi delle biciclette professionisti. Poi arriva la realtà e combina questo, rende evidente l’evidenza. In questo modo:

Questa è la gamba di Francisco Ventoso. La gamba di Francisco Ventoso dopo che un freno a disco l’ha colpito alla Parigi-Roubaix.

Ventoso è spagnolo, buon passista, un faticatore diligente, per altri spesso, per se stesso a volte, quando il terreno è accidentato e il suo spunto veloce lo catapulta davanti al gruppo. Alla Roubaix doveva stare davanti per favorire i capitani. Si è ritrovato a terra sul pavé. Gli è arrivata addosso una bici. Una di quelle “sperimentali”, perché il diktat istituzionale aveva deciso che i freni a disco andavano sperimentati e non bastava il buon senso di molti a dire che era una cagata pazzesca.

La gamba di Ventoso ha messo la parola fine a questa sperimentazione.

“Per come sono concepiti adesso – ha scritto il corridore in una lettera aperta – i freni a disco sono dei giganteschi coltelli, dei machete quando ci si cade contro”. “Io sono stato fortunato – ha proseguito -: non ho avuto la gamba tagliata, sono solo muscoli e pelle. Ma vi potete immaginare quel disco tagliare una giugulare o un’arteria femorale? Io preferisco non farlo”.

“Cosa succederà quando 396 dischi saranno in gara dove 198 corridori staranno battagliando ferocemente per le posizioni di testa?”.