Milano-Torino. Arvid de Kleijn e il calvinismo ciclistico

Milano-Torino. Arvid de Kleijn e il calvinismo ciclistico

15/03/2023 0 Di Giovanni Battistuzzi

Arvid de Kleijn è un tipo particolare. Ha uno sguardo mite, i modi da fare pacati e un senso quasi calvinista del ciclismo. È uno soprattutto che ha la consapevolezza che per avere qualcosa bisogna guadagnarsela, anche a fronte di tutti i casini, le incomprensioni, gli inceppi che la vita ti mette davanti. Lui c’ha messo un po’ a trovare una sua sistemazione nel grande ciclismo, ha vagato un po’ nei Paesi Bassi, poi è volato in America, infine s’è accasato in Svizzera, a proposito di calvinismo. Arvid de Kleijn ha vinto la Milano-Torino (qui tutto quello che c’è da sapere sulle corse ciclistiche in Italia).

Per Arvid de Kleijn il ciclismo è sempre stato velocità, sebbene c’abbia messo del tempo ad arrivare lì dove ogni corridore vorrebbe arrivare, a correre le grandi corse. Ventotto anni, a giorni ventinove, è un’età ormai avanzata per emergere, soprattutto di questi tempi dove si matura e si è vincenti già da parecchio prima. Arvid de Kleijn ha più volte detto che la crescita umana e fisica degli uomini è diversa e che è la testa fa le gambe, non certo il contrario. Lui la testa ce l’ha sempre avuta ben piantata sulle spalle, il problema è che non sempre girava in funzione delle gambe. “Quando avevo tanta gente attorno a volte, spesso, mi saliva il timore che le cose potessero andare male”. Non il massimo per uno che ha sempre avuto nella velocità allo sprint il suo pezzo forte.

Poi le cose cambiano, la consapevolezza dei propri difetti aumenta e si iniziano a dare il giusto peso anche ai propri pregi.

Arvid de Kleijn ha iniziato a capirlo al di là dell’Atlantico, in America, alla Rally Cycling. C’era mai stato nessun europeo alla Rally Cycling, arrivò un olandese. E ci arrivò perché “Stavamo cercando un velocista puro. Un velocista determinato, con esperienza in Europa, soprattutto con potenziale ancora inespresso”, disse a fine 2020 il performance director Jonas Carney. Arvid de Kleijn aveva 26 anni, non era più di primissimo pelo, “ma non vuol dire nulla avere 20 o 28 anni, nelle volate serve iniziare a sentire la convinzione di poter vincere. Arvid le gambe ce le ha, sta sviluppando le capacità da vincente”, disse il general manager della Rally Cycling Jacob Erker.

Vinse due volte nel 2021. Nel 2022 colse un successo e un’infinità di piazzamenti. Abbastanza da far pensare a Fabian Cancellara e ai suoi uomini, che uno così, costante e veloce, era da prendere subito: “Sono sicuro che farà altri passi in avanti. Ci darà grosse soddisfazioni”, disse lo svizzero a dicembre. La prima è la Milano-Torino