
Più dehor meno automobili (che fanno più danni dell’eroina)
16/12/2021 0 Di Giovanni BattistuzziA Milano la decisione di dare la possibilità a bar e ristoranti di mantenere sedie e tavolini per tutto l’anno ha fatto gridare al golpe contro il “diritto” di parcheggiare ovunque. Piccolo memorandum: nel 2020 il costo sociale degli incidenti stradali è stato di 11,6 mld
Chi è stato bambino tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta è stato cresciuto in un clima di semi terrore. Mamme e papà, zii e nonni e chiunque, in un modo o nell’altro, nutriva dei sentimenti d’affetto per chi ancora non comprendeva bene cosa stesse accadendo nel mondo, avevano due raccomandazioni, sempre le stesse: fate attenzione ai tossici e alle siringhe. C’erano poi i corollari a questo loro teorema: non giocate nei parchi, nelle piazzette, nelle viuzze, nei luoghi appartati.
Al di là dei risvolti sanitari (ed economici) l’eroina per milioni di bambini è stata una costrizione di spazi. C’erano luoghi proibiti o quasi, posti che erano occupati in modo abusivo da una minoranza che faceva paura e che precludeva l’accesso e l’utilizzo di un luogo pubblico agli altri.
Il timore e il terrore che ci hanno instillato hanno fortunatamente tenuto alla larga una grandissima parte di quei bambini dagli oppiacei, ma, sfortunatamente, non hanno davvero cambiato la nostra attenzione nell’accaparramento privato di luoghi di tutti.
Negli anni Novanta, una delle pratiche migliori per riqualificare le città ed eliminare le siringhe è stato quello di riportare la gente in strada, allargare le zone “vive”, dare spazio a bar e ristoranti. Le prime massicce pedonalizzazioni nacquero allora per allontanare lo spettro dell’eroina, o quantomeno renderlo meno evidente.
Vi immaginate cosa sarebbe potuto accedere se qualche politico avesse proposto di togliere gli spazi concessi a bar e ristorante per ridarlo ai tossici? Ci sarebbe stato uno sdegno collettivo.
Sono passati decenni da allora. Le siringhe ci sono ancora e anche di eroina ne gira parecchia. Ma non si vedono più e quindi tutto va bene.
E anche le siringhe si sono trasformate. Hanno assunto un’altra forma e dimensione. Una forma e dimensione che ci è talmente familiare che non la percepiamo più come un pericolo mortale. Eppure le nostre città sono afflitte ancora da un problema di spazi preclusi che comporta conseguenze sanitarie ed economiche deleteree. Sono le automobili le grandi protagoniste di questa occupazione privata di luoghi pubblici.
Le automobili non ci fanno paura. Eppure ci dovrebbero spaventare almeno quanto le siringhe.
Quest’anno, da gennaio a giugno, sulle strade italiane sono morte 1.239 persone e altre 85.647 sono rimaste ferite. Ogni giorno in media ci sono 360 incidenti, 7 morti e 473 feriti. L’anno scorso i morti sono stati 2.395 (in netto calo rispetto al 2019 – 3.173 – a causa anche del lockdown), i feriti 241.384 e il costo sociale degli incidenti stradali è stato di 11,6 miliardi di euro. Quest’anno le stime dicono che cresceranno del 22,3% i morti e del 28,1% i feriti.
Una strage che però fa indignare solo una sparuta minoranza. Una strage che passa sotto traccia, quasi fosse una naturale conseguenza del muoversi. A tal punto che parlare di riduzione del numero di automobili in Italia sembra parlare di rivoluzione bolscevica nell’America di Joseph McCarthy.
Per diminuire il costo sociale degli incidenti stradali c’è solo un modo: ridurre il numero delle automobili. Per ridurre il numero delle automobili ci sono molti modi. Uno di questi è disincentivarne l’uso, cambiare la mobilità delle nostre città (magari favorendo l’utilizzo di biciclette): succede ovunque in Europa, con ottimi risultati anche in termini di produttività.
In Italia però undici miliardi di euro (almeno) ogni anno però non sembra una cifra poi così alta da sperperare.
E ogni iniziativa che punta a disincentivarne l’uso è osteggiata (nemmeno il Pnrr l’ha davvero presa in considerazione). Anche in città che cercano di pedalare verso un futuro meno autocentrico. Come Milano.
Nei giorni scorsi è passato un emendamento di Marco Mazzei della Lista Sala che proponeva di eliminare il criterio della stagionalità alle occupazioni “leggere” (quelle per capirci di dehor e tavolini) dando quindi la possibilità a bar e ristoranti di mantenere sedie e tavolini per tutto l’anno.
Apriti cielo.
A sentire certi commenti l’approvazione dell’emendamento sembrava una sorta di colpo di stato, un’occupazione illegale del territorio che “priva la cittadinanza di oltre duemila parcheggi”. Il fatto che questi oltre duemila parcheggi siano un uso privatistico di uno spazio pubblico non è venuto in mente a tutti coloro che hanno parlato di golpe, di regalo ai gestori di bar e ristoranti.
Eppure è proprio questa una delle vie che le amministrazione dovrebbero seguire per rendere le nostre città più sicure, per evitare quel costo sociale non più tollerabile derivante da quella strage continua sulle nostre strade.