Addio bicicletta

Addio bicicletta

10/01/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Un posto come tanti in provincia, esterno, giorno. C’era un bar, un tavolo sotto il cielo, una bottiglia di vino, un ragazzo e un signore che di vita ne aveva attraversata parecchia, ma che di vita se ne sentiva addosso abbastanza da poter parlare tranquillamente di futuro e non solo di passato. Un signore come tanti se ne trovano, con un reticolato di rughe sulla faccia, i capelli bianchi e l’idea che i sogni non realizzati non sono nient’altro che una parentesi superabile, un errore di percorso, insomma, niente di definitivo. Un signore che la vita l’aveva a lungo pedalata e che diceva, spesso e mai scherzando, che il massimo per lui sarebbe stato finire i suoi giorni in bicicletta. Un colpo secco mentre pedalava, una botta e via, l’ultima, quasi fosse il compimento di quello che aveva sempre fatto per tutta la vita, pedalare. La patente l’aveva presa anni addietro, ma la macchina non l’aveva mai avuta. Prima perché costava troppo, poi perché non ne aveva sentito il bisogno. Per coprire i sei chilometri che lo separavano dal lavoro gli bastava muovere i pedali. E anche tutto il resto lo poteva raggiungere pedalando. Quarantacinque anni ad andare e tornare dal lavoro, il resto ad andare e tornare dall’osteria. Qualche bicchiere di vino, qualche partita a carte, il resto chilometri e chilometri di ruote che si muovevano sulle strade. Sempre piano, sempre sulla destra della carreggiata, sempre cercando di non essere d’intralcio.

<p value="<amp-fit-text layout="fixed-height" min-font-size="6" max-font-size="72" height="80">Almeno sino a qualche mese fa. Perché qualche mese fa Bepo è arrivato al solito posto alla solita ora a piedi. E non perché il suo fisico gli avesse suggerito un altro modo di muoversi. E non perché la sua Legnano l'avesse abbandonato. Per un altro motivo: "Non è più come prima, come è sempre stato, ora ti vogliono morto". Ma chi? "Chi pensa che le strade siano un circuito di Formula 1". Il Covid l'ha allontanato dall'osteria, ma la bici non l'ha ripresa: "Troppa paura di fare la fine di tanti, di troppi".Almeno sino a qualche mese fa. Perché qualche mese fa Bepo è arrivato al solito posto alla solita ora a piedi. E non perché il suo fisico gli avesse suggerito un altro modo di muoversi. E non perché la sua Legnano l’avesse abbandonato. Per un altro motivo: “Non è più come prima, come è sempre stato, ora ti vogliono morto”. Ma chi? “Chi pensa che le strade siano un circuito di Formula 1”. Il Covid l’ha allontanato dall’osteria, ma la bici non l’ha ripresa: “Troppa paura di fare la fine di tanti, di troppi”.

Bepo non è mai stato un campione della bici. Bepo non è mai stato neppure uno che la bici l’aveva pedalata per sport o per lavoro. Ma è uno che in bici ci ha passato una vita intera. Uno che la bici l’ha però dovuta abbandonare. “Perché ti vogliono morto”.

Perché “c’era un tempo nel quale la vita aveva un senso per il solo fatto di essere vita. Ora forse questo senso si è perso. Nessuno ci tiene davvero più, è il tempo a essere importante e due minuti guadagnati sono più importante di qualsiasi altra cosa. La tua vita non vale più niente, conta solo arrivare e chi ti rallenta è un intralcio sacrificabile”.

Chissà poi dove tutti devono arrivare. Chissà poi che fretta hanno di arrivare. Chissà poi perché non esiste nient’altro che il desiderio di arrivare a costo di prevaricare tutto e tutti, anche chi ha la sola colpa di muoversi a suo tempo.