
mobilitARS e le linee guida per la mobilità del terzo millennio
02/02/2021Nello scorso ottobre la sindaca di Parigi Anne Hidalgo aveva annunciato al Parisien la realizzazione di altri 60 chilometri di “coronapistes“, che altro non sono che corsie ciclabili temporanee pronte a diventare definitive nel prossimo futuro. Sessanta chilometri che si sommavano ai 45 già realizzati tra la primavera e l’estate e che tutti assieme dovevano costituire il nuovo asse ciclabile della capitale francese. Perché una cosa è certa per Hidalgo: “Indietro non si torna. E non si torna perché pensare che si si possa ritornare alle città pre pandemia è pura illusione”. Un po’ perché grazie agli interventi fatti la città è migliorata – secondo un’indagine di Tom Tom pubblicata a gennaio gli ingorghi sono diminuiti del 7 per cento nella capitale rispetto al 2019 -, un po’ perché la coda lunga della pandemia proseguirà per diversi anni.
Un concetto già anticipato a luglio in un’intervista all’Echos: “Abbiamo bisogno di meno auto a Parigi”, aveva detto allora. In un’intervista degli stessi giorni alla radio di stato francese aveva anche sottolineato come il tema della mobilità “è complesso e articolato”, perché “la mobilità è il sistema nervoso di una città, da essa dipende la sua salute e la sua efficienza. Parlare di mobilità non vuol dire parlare di cosa ci è più comodo prendere per raggiungere un punto B da un punto A, ma cosa è meglio per permettere a tutti di farlo in un tempo ragionevole. Non si può improvvisare, serve pianificazione e competenza. Nelle aziende c’è chi si occupa di logistica? Ecco, in ogni città, soprattutto se di grandi dimensioni, ci dovrebbe essere un logista del movimento”.
In Italia di “logisti del movimento” ce ne sono. Le amministrazioni cittadine però spesso fanno finta di non vederli, credono di poter fare a meno di loro. Eppure, proprio in un momento di cambiamento come questo sarebbero necessari, soprattutto per spiegare agli amministratori che serve un nuovo modello di città, che si distacchi dall’autocentrismo che ha sempre caratterizzato la maggior parte degli aggregati urbani italiani e che punti ad altro.
Il Covid ha reso evidente come il servizio pubblico sia da rinforzare e che per rinforzarlo c’è bisogno di molti soldi e di molto tempo. La pandemia ha però anche messo in crisi il rapporto tra i cittadini e i mezzi pubblici, ha diminuito il loro utilizzo: c’è chi ha paura, chi non si fida, chi preferisce altro. Allo stesso modo sta capitando per lo sharing. Pensare che tutto rientri nella normalità in tempi brevi è utopia. Pensare che l’utilizzo delle automobili private possano sostituire i mezzi pubblici è follia. Vorrebbe dire bloccare le città, renderle un lungo serpentone di latta immobile.
Come fare allora? Una sola ricetta buona per tutte le città non c’è, ma ci sono semplici linee guida che si possono facilmente seguire.
Bikenomist assieme a Selle Royal Group, azienda internazionale di selle e prodotti per la bicicletta, ha pensato che per rispondere a questa domanda fosse il caso di radunare in un simposio digitale “le menti più brillanti del panorama nazionale e internazionale (medici, urbanisti, psicologi, filosofi, docenti universitari, sociologi, architetti, designer, manager, amministratori, comunicatori, scienziati del movimento)” per “mettere a disposizione il proprio sapere”.
Il progetto si chiama mobilitARS, inizia domani e andrà in scena in quattro puntate, tutti i mercoledì del mese di febbraio, e “si pone l’obiettivo di generare le linee guida per la gestione della mobilità urbana nel III millennio”, ossia “di immaginare un sistema di mobilità che ci aiuti a essere più sani e non ci renda invece più malati, un sistema di mobilità che sappia mitigare e adattarsi al cambiamento climatico invece di esserne causa e vittima allo stesso tempo”.