Nelle terre di Cesare Benedetti

Nelle terre di Cesare Benedetti

07/06/2023 0 Di Robert Spinazzè

Ho deciso di andare alla tappa del Giro d’Italia che termina al Monte Bondone. Non era in programma. Il giorno prima, di riposo, avevo incontrato un po di amici nei vari alberghi. D’obbligo un saluto al Toso ormai affezionato da anni che mi chiede sempre di mio papà. Poi i corridori degli anni passati nel team Bora-hansgrohe come Roccia Formolo, sorriso Ackermann e il postino Lukas Pöstlberger. L’inossidabile Dema De Marchi e poi i vari ds e personaggi vari come Striuli che cura la logistica del Giro ed è già concentrato sul 2024 con visita strade e località. Ci sono poi gli arrivi in “casa” come Caorle e Forno di Zoldo e la partenza da Oderzo proprio a metà strada tra la Spinazzè e Terre di Ger. Avevo pensato quindi di saltare la tappa trentina. Ma quella mattina con pochi impegni di lavoro ho preso la macchina e mi sono diretto verso le montagne. Sul Bondone sarebbe stato complicato e il rientro lento, quindi la mia meta potrebbe essere lungo il percorso da qualche parte. Avevo sentito Cece Benedetti il giorno del riposo e mi disse che la tappa per la terza volta nella storia del Giro passa per il suo paese. Ronzo-Chienis. Me lo sono fatto scrivere perché non capivo.

Mi ha incuriosito e allora ho impostato il navigatore per andare direttamente lì. Cece mi ha detto che si trova tra le due salite prima dell’arrivo. È tutto un intervallo di salite e ripide discese da quelle parti. Ronco-Chienis è un paesino della Val di Gresta con 1.000 abitanti a 1.000 metri di quota che si chiamano “cianisi” o “gardùmi”. Pochi chilometri dal Lago di Garda, questa è la valle degli orti biologici. Mi dico che era ovvio che non conoscessi la zona, i vigneti terminano poco prima a ridosso del Lago, i frutteti invece sono più in su dopo la Valdadige; qui solo ortaggi, e tutti allineati a disegnare le colline e i pendii delle montagne. I terrazzamenti tracciati dai caratteristici muri a secco ci allontanano nel tempo e dalla innovazione industriale e ci rimbalzano in un mondo di quiete e tranquillità. Qui il mondo rurale e contadino coltiva patate, carote e i cavoli. È tutto un susseguirsi di colori e di sfumature di verde dall’alternanza delle foglie. Bellissimo il paesaggio.

Qui è nato e cresciuto Cesare Benedetti. Un corridore che non viene ricordato per le grandi imprese, ma che tutti conoscono e ne apprezzano la genuinità e il sorriso. È uno dei senatori del gruppo, uno dei pochi rimasti sempre nella stessa squadra e che ha condiviso anni di esperienze. Tutti arrivano e poi se ne vanno per altre strade. Lui no! Affezionato agli sponsor, ai manager, allo staff. Ha percorso tutta la storia del team BORA, fino al World Tour, alla sua vittoria al Giro d’Italia nel 2019 a Pinerolo e quella della maglia rosa di Jay Hindley un anno fa. La sua disciplina e attaccamento alla maglia è sempre stato premiato. Bravo Cece.

Robert Spinazzè con Cesare Benedetti (foto di Robert Spinazzè)

Singolare la sua storia. Ha sposato una ragazza polacca. Imparato la lingua considerata una delle più difficili al mondo. Ottenuto la cittadinanza polacca e vestito la maglia della nazionale di ciclismo allo scorso mondiale su strada. Parla anche tedesco e inglese. Persona di cultura oltre che di sport e fatica. In Polonia si distingue per il suo interesse verso i bambini e il loro approccio allo sport, e di prima persona impegnato a dare soccorso ai bambini ucraini scappati dalla guerra.

Torniamo al Giro.

Arrivo al paese di Ronzo e non mi è difficile trovare la piazza principale dove si trova l’Hotel Ristorante Martinelli. Questo è il luogo sacro dove si riuniscono gli appassionati di ciclismo da oltre 50 annI e qui Mirko Martinelli già sindaco è il principale tifoso di Cesare. Avevo chiesto gli orari per non trovarmi fuori posto, ma la risposta è quella classica degli appassionati di ciclismo: “… noi iniziamo presto e non sappiamo quando finiamo.” Ci sono arrivato con largo anticipo sulla corsa. Così ho avuto modo di parcheggiare e di fare due passi nel paese.

Jana, Brasa e Tonka sono i tre asini simbolo delle escursioni e del trekking in Val di Gresta e approfitto delle guide per arrivare a Le Piazze attraverso un ponte di legno e il bosco.. Rientro e mi fermo da Martinelli… un piatto vegetariano con le verdure del posto e aspetto la corsa assieme a tutti gli altri. Non c’è un vero fanclub di Benedetti ma tutti sono per lui, l’intero paese.

Manca poco al passaggio della corsa rosa e Cece è lì davanti in fuga. Non poteva essere un ringraziamento migliore alla sua terra. Non glielo ho chiesto ma l’ha sicuramente cercata quella fuga e portata avanti a tutta. Rapportone in salita riconosciuto anche da cane vecchio sa Magrini e ripetuto dagli amatori che davanti alla televisione dicevano 65 pedalate, altri 70. In discesa scappava davanti, nella sua terra da solo in testa nella tappa del Giro.

Nello schermo gigante scorrono le immagini, un boato assordante di urla, incitamenti, ormai a fantasticare la vittoria di tappa in solitaria. A commentare ogni curva e ogni strappo. Uno dice che i corridori sono dove ha i campi di cavolo , l’altro invece sostiene che sono sulla curva sopra perché riconosce le forme gli alberi. Altri rimproverano la strada bagnata perché appena piovuto. Alcuni riconoscono la propria casa. Tutti comunque a tifare Cece, che lui si conosce ogni metro di quella strada avendola fatta chissà quante volte nella sua lunga vita da ciclista. Passano a velocità alta nel centro del paese. Non si vede nulla, si sentono solo le ruote nel porfido. Da stadio il tifo urlante Cece. Bellissima l’atmosfera e posso solo immaginare le emozioni in quell’istante del corridore.

Passa anche il gruppo che sta gestendo il ritardo. Manca ancora alla salita di Passo Bordala, poi Matassone, Serrada e quindi il Bondone. Lunghissima giornata. Passano le ammiraglie, solito grande saluto di Stefano Zanatta che conosco da piccolo quando suo papà Remigio era assieme a Mino Bariviera un grande e vero direttore sportivo. Gestisce ora i corridori del team Eolo ed è un apprezzato talent scout di giovani promesse. Passa anche il Toso e si ferma per un istante la macchina del team Bora-hangrohe per uno scambio di occhiate. Non mi resta che sfidare il traffico e andare sul Bondone, almeno fin dove è possibile salire. La passione mi spinge e così fino ad Aldeno ci arrivo. Vedo Contador in ricognizione per le televisioni. Sale che si mangia la miriade di cicloamatori e giovanissimi che si stanno arrampicando sui primi tornanti. Che gran corridore che era. Glielo ho anche detto alla tappa partita da Oderzo dove ci siamo bevuti un caffé assieme.