
Nibali sbrana il Delfinato. Lo squalo ha le palle, Froome chissà, buoni segnali per il Tour
12/06/2015Il tempo per fare la storia è prossimo a venire, dista ancora qualche settimana, ora è il momento del contorno, francese sempre, alpino d’accordo, ma sempre di contorno si tratta. Il Giro del Delfinato è corsa minore, dicono, non accende le fantasie, m’han detto, non porta vantaggi per la classifica finale del Tour de France. Ma è corsa vera, sicuro, atletismo, caccia grossa, animata da molto del meglio che le strade a pedali possono permettersi. E in tutto questo cacciare, in tutto questo pedalare si sale e si scende tra monti e cime che storia hanno fatto non solo in Savoia, ma nella Francia intera, quella gialla estiva del Tour. E in tutto questo cacciare capita che ogni tanto si è sbranati e ogni tanto si sbrana, giusto così, è lo sport, dicono. E in tutto questo cacciare, capita che ieri ci si stacca, arrivano parole che sono lamenti, affondamenti, pietre, oppure capita che oggi si attacchi, da lontano, sotto la pioggia, ma conta ben poco il clima, conta la sostanza, e la sostanza è scacco matto a quello che tutti considerano il re, coraggio e prova di forza, volo, o meglio pinnata, perché mica è l’Airone, lui è lo squalo, Vincenzo Nibali.
Meno di un anno dopo il siciliano si riveste di giallo, maglia certamente meno importante, ma pur sempre di quel colore lì, il più prestigioso, per grazia. Primo in classifica, secondo al traguardo, dopo 120 chilometri di fuga, da lui lanciata e condotta con altra gente di lena e fatica come Valverde, Rui Costa, Martin e Gallopin. Pioggia per tutti e molta, davanti gli avanguardisti, dietro il gruppo che fa l’elastico, che prova a guadagnare, che guadagna, che perde, si distanzia, ritorna, non incide. Davanti cinque tipi tosti, gente da trainate e foga, di vittorie e resistenza, dietro il gruppo che forte va, ma meno dei fuggitivi, che conta sui ragazzi Sky come muli e spaccaghiaccio, ma nulla può su un terreno che sale e scende, ma che piano mai diventa. L’inseguimento diventa vano, Froome si nasconde dietro a una maschera inespressiva, al suo solito, si scoraggia, si fa staccare anche da parte del gruppo. Ieri ha dimostrato di andare forte, oggi il britannico si è sgonfiato, appassito e il freddo non c’entra, c’entrano palle e coraggio, testa e faccia tosta, quella che ha Vincenzo e che manca a Chris.
Nibali non ha vinto, è stato battuto da Manuel Rui Costa, bravo e tempista, furbo. Nibali però ha fatto vuoto e distacco, selezione, è stato miccia e scoppio, deflagrazione e intuizione, ha fatto il Nibali, di nuovo, per la prima volta quest’anno. Al Tour mancano più di due settimane, alcune corse, tempo per cambiare le cose. Al Tour ci saranno Quintana e Contador, sarà altra storia e altra corsa, ma tant’è, lo Squalo ci sarà, da numero 1, almeno sulla maglia e questo conta. Poi ci sarà la strada, le trappole e le insidie, le salite e le discese, i chilometri. Tutte cose che Vincenzo sa affrontare. Intanto chapeau.