
Omloop Het Nieuwsblad 2023. Dylan van Baarle e l’importanza della serenità
25/02/2023Si dà mai la giusta considerazione alla serenità. Non nel ciclismo almeno. Perché è vero che quello che conta, stringi stringi, sono le gambe, quello è ovvio, ma le gambe girano meglio quando uno dà il giusto peso a tutto ciò che gli accade attorno. E il giusto peso è fregarsene bellamente, dire: visto che fate tanto i bulli, i fenomeni da muro, i temerari delle pietre e vi sbracciate e accelerate che la metà delle volte basterebbe e avanzerebbe, sapete che c’è?, che io mi sono rotto abbastanza di tutto questo e vado del mio, che forse non avrà le vostre punte di velocità, ma provate a starmi dietro. Quando mancavano quaranta chilometri al traguardo della Omloop Het Nieuwsblad 2023, Dylan van Baarle ha pensato più o meno questo, e se non l’ha pensato, ce l’aveva dipinto in faccia.
Dylan van Baarle era appena rientrato su Tim Wellens, Arnaud De Lie, Stefan Küng, Thomas Pidcock e Christophe Laporte, che sul Molenberg avevano provato a farsi gruppetto dopo qualche scatto e controscatto. Si era messo a ruota, aveva dato un sorso alla borraccia, aveva esibito uno dei suoi sguardi tranquilli e un po’ annoiati. Poche centinaia di metri, qualche altra scaramuccia tra i primi. Gente che non dava il cambio, un’accelerazione inutile, i soliti piccoli dispetti di chi sa che ha parecchio da perdere.
Che noia l’agitazione, avrà pensato Dylan van Baarle.
Dylan van Baarle non è il tipo che apprezza tutto ciò. Lui è un tipo tranquillo, uno che non bada agli screzi, non ha tempo per questi. Perché per stagioni e stagioni, nella sua prima vita, doveva menare sui pedali per tagliare il vento ai colleghi. E poi, nella sua seconda vita – quella da capitano e vincitore della Parigi-Roubaix -, gliene frega nulla e basta, perché c’ha anni di grandi corse da fare in testa da recuperare.
E così Dylan van Baarle ha fatto uno scattino, uno di quelli così tanto per fare scena, poi si è messo a pedalare come ha sempre fatto. Andatura veloce e decisa, la serenità di fregarsene di chi gli stava attorno. S’è limitato giusto a chiedere un cambio, ma solo perché era da quasi tre chilometri che tirava lui e Jonathan Milan, Florian Vermeersch e Mathis Le Berre se ne stavano a tranquilli a ruota. Dylan van Baarle sa benissimo che un corridore è capace di trovare centinaia di buoni motivi, e validissimi tra l’altro, per stare a ruota. Non ha fatto una piega ai primi rifiuti, è rimasto davanti, poi ha fatto capire che francamente si era rotto le palle.
Tutto questo senza polemica, quasi senza fiatare, con grande serenità.
Perché Dylan van Baarle era tranquillo, sapeva benissimo che dietro i suoi compagni di squadra alla Jumbo-Visma avrebbero dato fastidio agli altri inseguitori, era conscio di stare bene, che le gambe giravano a meraviglia e che a volte è meglio stare soli, che con gente attorno e che quando si è soli si può andare persino più veloci degli inseguitori, perché a stare soli si è sicuri che non c’è nessuno che fa il furbo. Soprattutto aveva la serenità di chi aveva inteso che quei tre non ce ne avevano per stargli dietro.
Aveva capito che Jonathan Milan è forte forte, veloce veloce, ma che gli manca ancora il pelo per galleggiare sulle pietre; aveva capito che Florian Vermeersch il pelo per galleggiare sulle pietre ce l’aveva già, ma le gambe un po’ meno; sapeva benissimo che Mathis Le Berre era uscito dal gruppo a far l’avanguardista dal mattino e le energie erano quelle che erano. Ha sbagliato solo in una considerazione: quelle di Le Berre erano maggiori del previsto e il corridore del Team Arkea Samsic è stato l’ultimo a mollargli la ruota. Gran corsa Le Berre.
Mathis Le Berre ha mollato sulle prime rampe del Muur van Geraardsbergen, penultima ascesa della Omloop, allo stesso modo di quando era penultimo muro del Giro delle Fiandre.
Sarebbe dovuta decidersi qui l’Omloop. Quando i corridori sono arrivati sul Muur, la corsa era già decisa. Dylan van Baarle era solo, non lo poteva prendere più nessuno.
L’ordine di arrivo della Omloop Het Nieuwsblad 2023
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