Baschi criminali. Tutti parlano di doping, nessuno di come vengono organizzate le corse

07/04/2015 0 Di Giovanni Battistuzzi

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Andar per terra è cosa che qualsiasi persona che appoggia il sedere su una sella mette in preventivo. Sei su due ruote, molte volte si va forte, le strade non sono sempre messe bene e soprattutto per strada è pieno di stronzi. Lo sa bene chi nelle città gira in bici. Se in bici si corre poi, il pericolo è lo stesso, solo che invece delle macchine – o almeno così dovrebbe essere, ma visto gli ultimi avvenimenti al Giro delle Fiandre viene da pensare che le macchine siano troppe anche in corsa – ci sono altri centinaia di corridori pronti a tutto, o quasi, pur di mettere la ruota davanti alla tua.

Se andar per terra è possibile – non normale o certo, ma quantomeno possibile – le cause molte volte non sono però sempre della frenesia della corsa o delle imprudenze dei cosiddetti kamikaze, quelli che sulle due ruote rischiano troppo più del dovuto. Molte volte ci si mettono organizzatori poco competenti, a volte criminali.

Lo si vede in certi finali con i corridori lanciati a quasi sessanta allora in passaggi e curve poco ragionevoli, messi là dalla normale viabilità, ma molto spesso facilmente evitabili se solo si studiasse meglio la topografia delle sedi d’arrivo. Il rischio è insito in questo sport, dicono. E torto non c’ha chi dice questo, ma il rischio è un conto, l’idiozia è un altro. E se istituzioni e organizzazioni mettono tanto zelo nel controllare i corridori per combattere ex post il doping, non capendo o forse non volendo capire che l’assunzione e i problemi legati all’uso di sostanze illecite sarebbe da cercare di risolvere ex ante, dovrebbero altresì controllare in maniera più zelante il comportamento degli organizzatori, il loro operato.

Più di tante parole, basta un video. Siamo al Giro dei Paesi Baschi, è il 6 aprile, ieri, la strada in discesa, la velocità elevatissima, lo sprint lanciato. E a sessanta orari ecco cosa si sono trovati di fronte i corridori