
La discesa di Pidcock e il cuore di mamma
23/02/2023Quando si sta pedalando in salita, e magari si sale diversi chilometri il pensiero spesso non segue le gambe che muovono le pedivelle, ma va oltre, percorre più velocemente di noi la strada che guadagna in altitudine. Arriva prima in vetta e sussurra una parola che è lenitiva più di ogni altra: discesa. La discesa è un premio che ci si concede. È la velocità che ci si concede dopo il lento salire. È la botta di adrenalina che serve, l’altro lato della montagna dove ci si diverte con la geometria e non solo con la fatica.
La discesa è un regalo graditissimo. E non solo perché permette a cuore, gambe e polmoni una tregua, soprattutto perché appiana tutto quello che è stato sino a quel momento, annulla le differenze fisiche, rivela la precisione nella guida, il sangue freddo che poi altro non è che la capacità di toccare i freni qualche frazione di secondo dopo gli altri. È democratica la discesa. Permette anche di prendersi una pausa da tutto, scendere lento, godersi la frescura del vento quando tutto attorno è calore e sudore.
Scendere da un monte, una montagna, una collina, anche solo un montarozzo è una pausa dall’unica imposizione che la bici prevede: quella del muovere i pedali. È sopratutto una seconda occasione che il ciclismo dà ai corridori “pesanti”, una possibilità di rientrare nel gruppetto dei corridori leggeri, quelli che a salire danno il loro meglio. È democratica anche per questo. Permette a chi sa scendere forte di recuperare qualcosa, non sempre basta, a volte sì. A volte audaci discese permettono di vincere corse, Monumenti (ve lo ricordate Matej Mohoric alla Milano-Sanremo?), pure corse a tappe di tre settimane (ma ci si deve chiamare Fiorenzo Magni o Paolo Savoldelli).
Tra questi, un giorno, ci potrebbe essere anche Tom Pidcock. O forse no, perché Tom Pidcock ha dimostrato di andare forte ovunque e su ogni terreno e quindi forse ce lo ricorderemo anche per le discese, forse pure per le salite e le mattate in sella.
Senz’altro difficilmente dimenticheremo la discesa dell’inglese giù dal Col du Galibier al Tour de France del 2022, che quasi ha messo in secondo piano la sua vittoria in cima all’Alpe d’Huez, perché certe discese valgono le ascese e certi numeri non li sovrastano nemmeno le vittorie.
Tom Pidcock ha fatto vedere le sue abilità anche in un filmato sul canale YouTube di SAFA Brian. La strada, giù dal Tuna Canyon a ovest di Santa Monica, in California (396 metri di dislivello negativo in 4,33 chilometri, con un pendenza media del -9,1 per cento e massima del 16) è a senso unico, quindi certe traiettorie le poteva fare (se la strada è a doppio senso, è decisamente meglio evitare).
Le riprese della sportcam posta sul casco di un buon discesista come Brian Safa rendono bene, e anche meglio, le capacità discesistiche di Tom Pidcock. Non prive di sbavature: occhio al minuto 1:13 che si prende un bel rischio.
La discesa di Pidcock e il cuore di mamma
Ad aver visto questo video è stata anche la mamma di Mathieu van der Poel, un altro che con la bici ci sa fare e parecchio bene.
E dopo averlo visto ha ammonito il figlio:
In sintesi: non farlo.
Perché sarai pure la mamma di due corridori professionisti, figlia di Poulidor e moglie di Adrie. Ma si è sempre mamma e certe cose è meglio non vederle.
Anche per questo, noi corridori della domenica che ci divertiamo a scendere monti e montarozzi a velocità sostenuta non dovremmo filmarci, si sa mai che a casa qualcuno veda le immagini e poi faccia storie nel vederci uscire.