
Processarne uno per educarne cento. Il contrappasso di chi odia i ciclisti
25/03/2021Rinviato a processo l’uomo che scrisse sui social “Investirne uno per educarne 100” commentando la notizia dell’investimento del ciclista colombiano Daniel Felipe Martinez. La decisione è arrivata in anticipo rispetto al Dantedì, peccato. La giustizia italiana non coglie certe finezze
La sporcizia del pensiero quasi sempre si manifesta nella sporcizia della parola, sia essa parlata o scritta. La sporcizia della parola molte volte viene passata come rumore di fondo, come qualcosa a cui non è il caso di farci troppo caso, ché tanto di parole e pensieri sporchi ne è pieno il mondo, ne è colmo il web. Ogni tanto però qualcuno ritiene che il vaso è colmo e che l’acqua al suo interno ha già iniziato a scendere lungo i bordi e cerca di ripulire, almeno un poco, un minimo, quell’accumularsi di sporcizia.
A pedalare per le nostre strade schizzi di questa lordura se ne ricevono parecchi.
Solitamente vengono dagli abitacoli delle automobili. Si palesano in “ammerda”, “avete rotto il cazzo ciclisti di merda”, “cazzo occupate tutta la strada, merde” e via dicendo. Tutto ha a che fare con le feci o con gli apparati genitali. Chissà perché. Se non arrivano dall’interno delle macchine, arrivano dall’esterno, dalla carrozzeria. Persone alla guida di scatole di latta che ti sfiorano, se va bene, che ti investono, se va male. E sempre perché non ti avevano visto. La scusa va sempre bene, un modo per fare capire a tutti che mica è colpa loro, ma tua che hai osato addirittura pedalare su di una strada in sella a una bicicletta.
Gli stessi che poi sui social si divertono ad immaginare, augurare, sperare un olocausto dei ciclisti. I messaggi contro i ciclisti, d’altra parte, sono un buon modo per sentirsi apprezzato dagli altri. Generano sempre cuoricini e pollici alzati. Tipico della maggioranza che prova a farsi beffa della minoranza.
Con il giusto taglio ironico sarebbero pure simpatici, potrebbero generare altre battute, un esplosione di sfottò, un virtuoso circolo creativo. Non capita mai questo. Il problema è che l’ironia è difficile da utilizzare, c’è bisogno di “un’intelligenza fine e brillante per riuscirla a dosare”, parola di Giovannino Guareschi.
Non c’è ironia nello scrivere “Investirne uno per educarne 100”, soprattutto a corredo della notizia dell’investimento, fortunatamente non mortale, da parte di un automobile del ciclista Daniel Felipe Martinez. Era il 27 marzo 2018 quando il colombiano venne urtato da uno specchietto e poi aggredito fisicamente dall’automobilista che lo aveva colpito.

Chi scrisse questo fu denunciato da Marco Cavorso, rappresentante per la sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani. “Denunciai questa persona proprio per dire basta a questo modo incivile di approcciare il problema della sicurezza stradale. Questo è un avvenimento unico in Italia e mi auguro che impedisca, in futuro, a chiunque, di diffondere il mito della sopraffazione e della violenza anche verbale nei confronti degli utenti deboli della strada quali sono i ciclisti”, ha spiegato su Facebook Cavorso. Il Tribunale di Pistoia ha deciso di rinviare a giudizio chi scrisse quel messaggio. L’accusa è “istigazione a delinquere”, con l’aggravante della diffusione a mezzo informatico. La prima udienza è fissata per mercoledì 13 ottobre 2021.
Il rinvio a giudizio è arrivato ieri, un giorno in anticipo rispetto al Dantedì. Sarebbe stato il caso di aspettare un giorno, il contrappasso sarebbe stato perfetto. La giustizia però non coglie certe finezze. Peccato. Processare un odiatore di ciclisti per educarne cento sarebbe stato un messaggio molto dantesco.