
Sepp Kuss, l’anno più lungo
29/08/2023Sepp Kuss sta correndo la Vuelta dopo aver già disputato il Giro d’Italia e il Tour de France. Potrebbe essere il primo gregario a veder vincere tre capitani in una stagione: tocca a Roglic e Vingegaard
Più che un gregario Sepp Kuss è una garanzia. Di forza e impegno, di presenza in salita, di vittorie, sempre altrui. In undici grandi giri corsi, ha visto il proprio capitano vincere la classifica generale in sette occasioni. Spesso parte del merito è stato anche suo, del suo ritmo in salita. Due volte ha pure vinto una tappa perché a forza di essere sempre l’ultimo tra i gregari a staccarsi, a volte è capitato che ne avesse non solo più degli avversari, ma anche dei capitani.
Sepp Kuss sale leggero le montagne, gli riesce molto semplice. Altrettanto semplice gli riesce aumentare il ritmo sino alla naturale disgregazione e perdita di significato del concetto di gruppo. Quando davanti c’è lui rimangono sempre in pochissimi. C’è chi sostiene che si uno spreco vederlo lavorare per altri, che sarebbe il momento di mettersi in proprio. Lui dice, ha detto più volte, che per mettersi in proprio serve essere sicuri che sia giusto farlo, che si abbia davvero le capacità per farlo. E lui sa che quelle fisiche ce le avrebbe, cronometro a parte, a mancargli è quella voglia di primeggiare ossessiva e quella capacità di sopportare fatica e tensione che contraddistinguono i campioni. Per lui la bici è altro: soddisfazione, aiuto, conforto.
Uno come Sepp Kuss lo vorrebbero tutti in squadra, chi ce l’ha, la Jumbo-Visma, se lo tiene stretto: ha un contratto fino alla prossima stagione, vorrebbero estenderlo per altri tre anni. Soprattutto lo vorrebbero schierare a ogni corsa di tre settimane. Quest’anno ci sono riusciti: ha preso parte al Giro d’Italia che ha vinto Primoz Roglic, ha preso parte al Tour de France che ha vinto Jonas Vingegaard, ha preso parte alla Vuelta 2023 che sia Primoz Roglic sia Jonas Vingegaard vorrebbero vincere per realizzare la loro doppietta stagionale. Riuscissero a farcela, Sepp Kuss sarebbe il primo corridore della storia ad aver aiutato i compagni a vincere le tre corse a tappe in una sola stagione. Anche perché nessuna squadra è riuscita a oggi a vincere tutti e tre i grandi giri in un’annata.
Sono trentaquattro i corridori nella storia del ciclismo ad aver corso tutte e tre le corse a tappe di tre settimane in un anno. I primi furono Bernardo Ruiz, Raphaël Géminiani, Louis Caput nel 1955.
Adam Hansen ha un record difficilmente battibile: li ha corsi tutti e tre per sei volte e per di più per sei volte di fila dal 2012 al 2017. Sepp Kuss non ha la minima intenzione di provare a insidiarlo. “Era un’idea già a inizio stagione. C’eravamo detti che se dopo aver fatto il Giro d’Italia mi fossi sentito bene avrei corso il Tour de France e che se mi fossi sentito in forze anche dopo la Grande Boucle avrei corso la Vuelta. Ora sono in Spagna”, ha detto a Velo. “Ero molto motivato a fare tutto questo, ma non penso che sia qualcosa che vorrò fare ogni anno. Anche perché questa stagione era una novità, c’era una sfida da portare a termine e mi è piaciuto affrontarla. Nei prossimi anni senza questo effetto novità non so se riuscirò a sopportare tutto questo”.
Per affrontare tre corse a tappe di tre settimane Sepp Kuss si è risparmiato in primavera: ha corso il UAE Tour e Volta a Catalunya. In ogni caso fanno cinquantasei giorni di corsa prima del via della Vuelta. Saranno, se tutto va bene, settantasette giorni con il numerino sulla maglietta. Ci sono corridori che corrono la metà.
Sepp Kuss ha detto che correre per altri è più semplice: “Quando non ho il peso di dover correre ogni giorno per la classifica generale o di gestire le aspettative, sono un corridore migliore, perché quando penso a tutto questo i risultati sono diversi”. Eppure l’americano sta riflettendo sul corridore che è, che è stato, che diventerà. “È difficile spiegare il perché, ma un giorno mi piacerebbe avere la possibilità di correre proprio in quel modo che mi viene difficile correre, fare il capitano. So benissimo che in questa squadra ci sono tanti bravi corridori e che non ci sono tante opportunità. So benissimo che sono i migliori al mondo nelle tre settimane, anche per questo non ho problemi a essere lì in corsa a cercare di aiutarli al mio meglio”.
Più che un gregario Sepp Kuss è un esploratore. Anticipa la strada ai capitani, li porta verso il traguardo, soprattutto esplora i limiti altrui, li rende evidenti, quindi attaccabili. È attività dispendiosa l’esplorazione delle debolezze degli altri, comporta un’enorme dispendio fisico e mentale. Forse Sepp Kuss non ha le doti per esplorare per sé stesso per tre settimane di corsa. È troppo educato, troppo per bene, troppo pronto a vivere la bici come amore per farla diventare uno strumento di utile soltanto a stabilire la propria superiorità. E quando si cerca di vincere una grande corsa a tappe la bici diventa soprattutto questo. Dovesse ricredersi del suo spirito gregario, lo volesse cambiare potrebbe diventare un magnifico uomo da giornata, da fuga. Il ciclismo ha bisogno di uomini così. Pierre Rolland ha detto addio alle corse, Thomas de Gendt a novembre compirà 37 anni, Alessandro De Marchi il prossimo anno ne farà 38. Certo ci sono Guillaume Martin e le sue condotte di gara arrembanti, Ben Healy e il suo ciclismo sfrontato e intelligente e diversi altri. Derek Gee è in buona posizione per stabilirsi tra i migliori. Uno in più però non farebbe male. È vita dura quella dei cacciatori di tappa in un grande giro, ma qualcuno la deve pur fare.