Pogacar fa bene al ciclismo

Pogacar fa bene al ciclismo

15/12/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Il Tour de France rimane il grande obbiettivo di Pogačar per il 2022. Ma non si limiterà a questo: da marzo a ottobre cercherà di vincere tutto


C’era una volta il ciclismo da marzo a ottobre, quello di fughe e rincorse che duravano un anno intero. Quello che ogni corsa era buona per tentare di imporre la propria firma. Quello che ogni superficie e ogni latitudine erano la superficie e la latitudine buona per tentare di dimostrare di essere il migliore. Vincere tutto e per tutta la stagione. Perché limitarsi. Era un ciclismo onnivoro. Di uomini, di corse, di ambizioni. Quello che trasformava i campioni in Campionissimi o Cannibali.

E chi dice che tutto ciò non possa ritornare? Forse è già tornato.

Gli ultimi anni sono stati una cesura con quello che c’era sino a pochi anni fa, l’epoca della grande specializzazione, degli obbiettivi sovrani, della tendenza a centellinare i numeri che ci si attaccava alla schiena. Si è ritornato alla fame. E poco importa se questa non viene dalla pancia, ma dalla passione, dalla voglia irrefrenabile di bicicletta e di competizione.

Hanno iniziato i volenterosi delle corse in linea, quelli che erano abituati a correre su qualunque bicicletta e qualunque superficie, i Peter Sagan, i Mathieu van der Poel, i Wout van Aert.

Un entusiasmo che è diventato contagioso. A tal punto contagioso da attaccarsi nella mente di chi ha dimostrato di essere il più forte sulle tre settimane, soprattutto quelle gialle di Francia.

Perché essere il più forte solo al Tour de France quando si può provare a essere il più forte e basta?

Tadej Pogačar deve esserselo chiesto. Due Grande Boucle, una Liegi-Bastogne-Liegi e un Giro di Lombardia sono un ottimo bottino, soprattutto se si ha ventitré anni, ma c’è margine di miglioramento. Sia per numero che per varietà.

E così lo sloveno ha deciso che il 2022 sarà il primo anno buono per provare a esplorare terre sconosciute, o quasi, ad aggiungere titoli al suo pedigree. Per provare a vedere l’effetto che fa provare a far man bassa di tutto.

07/07/2021 – Tour de France 2021 – Etape 11 – Sorgues / Malaucene (189,9 km) – Tadej Pogacar (UAE TEAM EMIRATES)

Un buon pasto che si rispetti dovrebbe prevedere “una zuppetta per riscaldarsi, un entrée che prepari lo stomaco alla portata principale, passare per della verdura capace di sciacquare i sapori senza sopprimerli, essere esaltata da un piatto di formaggi, e chiudersi con una pietanza dolce, ma di un dolce raffinato, gentile, non invadente, per preparare la bocca al meglio che la natura ci ha dato: la frutta”, scriveva il cuoco e poeta culinario Georges Auguste Escoffier.

Dei consigli di Escoffier, delle sette portate necessarie per godersi un buon pasto, Tadej Pogačar non rinuncerà a niente: a quello che ha conquistato, Tour-Vuelta-Liegi-Lombardia, aggiungerà Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre e Mondiali.

“L’inizio sarà simile a quest’anno e aprirò la stagione nell’UAE Tour, che è molto importante per la squadra”, ha detto su Zoom ai giornalisti sloveni. Poi ci infilerà tutto il meglio che il calendario ciclistico prevede ad eccezione della Parigi-Roubaix. Una grave mancanza certo, chiedere a Sonny Colbrelli l’effetto che fa, ma ci sarà tempo, ci saranno anni buoni anche per questo. Non ora. Nel ciclismo come nel cibo serve pazienza e tempo per affinare il palato.

Fosse per Tadej Pogačar vincerebbe tutto. Soprattutto sempre: da marzo a ottobre. Com’era in principio, come potrebbe essere in futuro.

In fondo in fondo non c’è miglior regalo che può fare al ciclismo. In fondo in fondo non c’è miglior modo per far tornare il ciclismo il miglior modo per accrescere la passione per la bicicletta in Europa, per dare a essa l’ultima spinta per farla diventare il nuovo centro di gravità della mobilità. “Niente più di un grande campione può avvicinare le persone alla bicicletta. Sarà poi la bicicletta a rendersi autonomamente un veicolo di benessere interiore e sociale”, scrisse lo scrittore Ivan Illich.