
La voglia matta di Primoz Roglic
10/03/2023Si è ripresentato con poche parole, senza baffi, in anticipo. Alla Tirreno-Adriatico, Primoz Roglic aveva voglia di pedalare in gruppo. Una voglia matta di pedalare in gruppo. Perché si ha sempre voglia di tornare fare ciò che si ama fare, soprattutto quando lo si interrompe non per scelta ma per necessità di forza maggiore. E per lui, per Primoz Roglic, la forza maggiore è sempre quella di gravità, quella che lo spinge al suolo chissà per distrazione o per imperizia. O forse solo per ripicca. Perché è da quando si lanciava da una rampa con gli sci ai piedi che Primoz Roglic prova a fregare la gravità. E questa forse ha iniziato a vendicarsi.
È da due anni che parte degli obbiettivi dello sloveno della Jumbo-Visma si sono fermati sull’asfalto di qualche parte d’Europa. Prima quello francese nel 2021, poi ancora quello francese aiutato anche da quello spagnolo, l’anno scorso. È diventato un esperto d’asfalti Primoz Roglic, c’ha lasciato sopra parecchia pelle, un po’ di carne, qualche vertebra, una spalla. Nulla di davvero importante, “le gambe girano ancora”, aveva scherzato durante la preparazione invernale.
Le gambe girano ancora. Sono tornate a girare alla Tirreno-Adriatico, prima sullo strappo che portava a Tortoreto, quarta tappa (quella al termine della quale un’automobilista ha pensato bene di provare a investire Giulio Ciccone), poi verso Sassotetto. E poco importa se fosse salita monca di due chilometri per vento, un filo snaturata rispetto a quella che doveva essere nei piani degli organizzatori. Primoz Roglic non aveva bisogno di arrivare fino in cima a Sassotetto, che poi era il valico di Santa Maria Maddalena, aveva necessità di stare coi più forti.
A volte si ha bisogno di segnali, di puntellare le insicurezze con qualche certezza. “Ho passato un periodo nel quale ero afflitto da parecchi dubbio, ma è sempre così quando le cose non vanno come vorremmo”, ha detto giovedì dopo la vittoria a Tortoreto.
“Mi sono allenato molto quest’inverno, è bello vedere che questi sforzi stanno dando i loro frutti. Devo capire però se sono davvero tornato quello dei tempi delle grandi gare”, aveva confessato all’Equipe.
Forse non l’ha capito ancora, neppure tenendosi alle spalle tutti anche a Sassotetto.
Forse gli ci vorrà ancora del tempo, altri chilometri, nuove sfide, perché quando i dubbi ti si piazzano nel cervello serve tempo e parecchie controprove per cacciarli via.
“In ogni caso, mi sono sorpreso”. L’aveva detto a Tortoreto, l’ha ridetto a Sassotetto.
Non si è mai capito se lo stupore per quanto fatto in bicicletta sia positivo o negativo. È da quasi mezzo secolo che a tal riguardo si dice tutto e il contrario di tutto. Teorie vuote tanto quanto i mesi senza bicicletta di Primoz Roglic. “È stata dura perché prima ho dovuto rincorrere la condizion per più di tre mesi. Poi mi sono operato e ho dovuto stare a riposo per consentire al mio corpo di riprendersi correttamente. Salire in bici mi è mancato molto, è dura, molto dura, vedere gli altri correre e tu non potere farlo. C’ho una gran voglia di rimettermi a pedalare davvero”, aveva detto a Wielerflits.
Ora ha iniziato davvero a pedalare davvero.