
Al Tour de France gli sterrati sono arrivati 30 anni in ritardo
27/10/2023Nel 1991 il Tour de France perse l’occasione di riportare gli sterrati all’interno del percorso ufficiale. E la storia della polvere nel ciclismo cambiò rotta
Se Jean-Pierre Carenso e Jean-Marie Leblanc, all’epoca alla guida dell’organizzazione della Grande Boucle avessero ascoltato Jean Doulle, in quegli anni consulente della Société d’exploitation du Tour de France, il Tour de France sarebbe stata la prima grande corsa a tappe a riportare gli sterrati nel ciclismo. Era il 1991 e Jean Doulle presentò l’opportunità di organizzare una “tappa folle tra Reims ed Épernay, attraverso il Parc naturel régional de la Montagne de Reims, tra le stradine campestri dei vigneti dello Champagne”.
Carenso e Leblanc giudicarono anche loro “folle” l’idea, ma “folle” nel senso di non realizzabile. Gli sterrati non tornarono al Tour de France. Li riscoprì l’Italia. Prima arrivò L’Eroica, poi la Strade Bianche – la prima la organizzò proprio il creatore dell’Eroica, Giancarlo Brocci, anche se ora gli organizzatori sembrano essersene dimenticati –, infine il Giro d’Italia.
L’idea di Jean Doulle era eretica, almeno alla Société du Tour de France (a settembre 1991 cambiò nome in A.S.O). Cozzava infatti con il principio di Henri Desgrange, l’uomo che creò il Tour, e del suo successore Jacques Goddet: “Il Tour de France è la corsa più importante al mondo, deve guardare al futuro, spianare la strada verso il nuovo, non si può concedere l’errore della nostalgia”. Ciò che non capirono Carenso e Leblanc allora che progresso e nostalgia non sempre sono poli opposti, anzi. Non era comunque semplice accorgersene nel 1991.
Ciò che non accadde nel Tour del 1991, accadrà a luglio del 2024, precisamente il 7 luglio 2024 nel corso della Troyes-Troyes, 199 chilometri, nona tappa del Tour de France 2024. Poco più di un centinaio di chilometri a sud del luogo indicato da Jean Doulle.

Quel giorno i corridori dovranno affrontare trentadue chilometri di sterrato distribuiti in quattordici settori.
Certo non è la prima volta che la Grande Boucle rincontra lo sterrato. C’era stato il tratto finale verso la Super Planche Des Belles Filles nel 2019 – e Giulio Ciccone se lo ricorda bene, in cima si ritrovò vestito di giallo – e il chilometro e mezzo al Tour de France 2020 al Plateau des Gliéres, dove, come nella scontata sceneggiatura, forò Richie Porte, il grande Wile E. Coyote di quegli anni.
È la prima volta però che il Tour de France dedica un’intera tappa agli sterrati, un po’ come si fa con il pavé della zona attorno a Roubaix o, quando si espatria in terra vallone, alle côtes della Liegi-Bastogne-Liegi, come accadrà al Tour de France Femmes 2024.
Sono omaggi, di quelli che il ciclismo fa alla sua storia. Giro, Tour e Vuelta lo fanno di continuo, fa parte della tradizione a cui questo sport non può e non vuole sottrarsi.
Il Tour de France 2024, che già era ribelle di suo, con la prima partenza della sua storia in Italia, a Firenze, e poi tre tappe e un po’ tutte in territorio italiano, prima del grande ritorno – anche se con Sestriere, Monginevro e Galibier sarebbe il caso di usare l’aggettivo alto – in Francia, e con la conclusione a Nizza, anche in questo caso è la prima volta nella storia che non si arriverà a Parigi (causa Olimpiadi).
Il Tour de France 2024, dicevamo, che già era ribelle di suo, ha voluto offrire la sua versione degli sterrati, tradire consciamente il diktat, ormai vetusto, di Desgrange, e offrirsi a un nuovo che ha a che fare più che con la nostalgia con l’Italia. Dopo aver fatto vedere a tutti di essere in grado di tracciare tappe in Italia che il Giro d’Italia (non solo il Giro d’Italia 2024) non ha mai voluto o potuto tracciare, ora vuole far vedere che anche a livello di sterrati non è secondo a nessuno.
Un’altra trappola in un percorso complesso, difficile, soprattutto difficilmente definibile e avvicinabile a quelli, super spettacolari, degli ultimi anni. Un’altra trappola che potrebbe far deragliare la corsa di qualcuno ed esaltare quella di qualcun altro. Senz’altro questa tappa potrebbe avere un peso sulla scelta di partecipare o meno alla Grande Boucle.