
Tour de Franco. Un Giro nell’Italia di Battiato
23/05/2021Franco Battiato ci ha salutati il 18 maggio mentre in Italia scorreva il Giro d’Italia. Il cantautore siciliano è sempre stato quasi del tutto disinteressato al Giro, o quanto meno non ne parlò mai pubblicamente. Altra cosa invece fu per lui la bicicletta. Mezzo che lo affascinò, come ricordò pure Giorgio Gaber nel 1990.
A riascoltare le parole di Battiato, a unire i punti cardinali che emergono dai suoi testi, viene fuori un giro del mondo affascinante. Il ciclismo però vive di distanze più piccine, decisamente più ravvicinate. Poco male. Nelle sue canzoni, tra i rivoli della sua biografia emergono luoghi e città, montagne e pianure e colline buone per riempire parecchie edizioni del Giro d’Italia.
Uno potrebbe essere questo. Un Giro Franco Battiato
Tappa 1. Riposto – Acireale, 17 km (cronometro individuale)

Dal luogo di nascita di Franco Battiato sino al Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale nel quale ha studiato. “Di quegli anni ricordo un professore che in classe ci diceva di studiare ma fuori dalla scuola ci diceva di leggere tutto quello che volevamo, che la scuola era importante, ma le cose migliori stavano fuori dai libri di scuola. Per un attimo mi venne voglia di fare il professore, fortunatamente ci ho ripensato, non sono mai stato capace a insegnare qualcosa a qualcuno”, disse nel novembre del 1998 in un’intervista radiofonica a Radio1.
Tappa 2. Lentini – Porto Empedocle, 196 km

Dal paese del poeta Manlio Sgalambro, che dal 1995 al 2012 collaborò con Battiato nella scrittura dei testi delle sue canzoni, a Porto Empedocle, città nella quale da assessore al Turismo della regione Sicilia si scagliò contro il rigassificatore. “L’impianto non è compatibile con i principi di salvaguardia del territorio, tenuto conto che la sua collocazione, prevista sotto la valle dei Templi, notoriamente patrimonio Unesco dell’umanità, e a pochi chilometri dalla ‘scala dei turchi’. Non possiamo consentire, infatti, che si continui ad offendere la bellezza del nostro patrimonio artistico realizzando impianti industriali il cui vantaggio per l’economia isolana è tutto da dimostrare”, disse nel 2013 il cantautore.
Nei primi chilometri si attraversano i monti Iblei. Passaggio dedicato a L’ombrello e la macchina da cucire, contenuto nell’omonimo album del 1995, il primo a cui collaborò Sgalambro: “Dalle pendici dei monti Iblei / A settentrione / Ho percorso il cammino, arrampicandomi / Per universi e mondi / Con atti di pensiero e umori cerebrali“
Tappa 3. Porto Empedocle – Monreale, 156 km

Arrivo dedicato a Il cammino interminabile, quinta traccia dell’album Ferro battuto: “Curri e na stanca ‘u cavaddu ‘i Monreali / n‘U tempu sta finennu na ‘n ci pinzari / nmacari aceddi sunu stanchi di cantari“. Nella cattedrale di Monreale venne registrato l’organo presente in M.elle le “Gladiator”, album del 1975.
Tappa 4. Riposto – Milo, 141 km

Si ritorna a Riposto, questa volta però il traguardo è a Milo. Dalla nascita alla morte, apertura e chiusura del passaggio di Franco Battiato in questo mondo.
L’Etna è la salita di giornata, prima si percorrerà tutto il percorso della circumetnea in onore di Stranizza d’amuri, settima traccia dell’album L’era del cinghiale bianco del 1979: “A litturina da Ciccum-Etnea, / ni saggi ginnici, ‘u Nabuccu, / na scola sta finennu“.
Tappa 5. Bagnara Calabra – Pietrebianche, 191 km

Partenza di tappa dedicata a Loredana Berté, o meglio all’intervista di Malcom Pagani a Franco Battiato: “La incontro in aereo e mi fa: ‘A Battià, dove vai?’, ‘Dove vai te?’ rispondo. Poi parliamo e la guardo un secondo di troppo. Lei scorge ammirazione, si alza il pullover e senza preavviso mi fa vedere le tette. ‘Loredana, ti dico la verità, sono bellissime’. Avrei voluto uno specchietto retrovisore puntato sugli altri passeggeri”.
L’arrivo a Pietrebianche è dedicato all’avvistamento di un cinghiale albino nel Cinquecento. Per quasi un secolo lì ci fu un culto dedicato a questo animale. La chiesa locale condannò questo culto pagano: circa trenta persone furono arse vive.
Tappa 6. Cosenza – Policastro Bussentino, 169 km

Al Teatro Rendano di Cosenza, il 6 maggio 2011, andò in scena la prima di Telesio, l’opera lirica che Franco Battiato scrisse con Manlio Sgalambro. A Policastro Bussentino invece il cantautore assistette a un concerto di Karlheinz Stockhausen: “Fu l’ingresso in un nuovo mondo musicale”, disse al Giorno nel 1980.
Tappa 7. Policastro Bussentino – Venosa, 186 km

Si arriva a Venosa. Tappa dedicata alla canzone Gesualdo da Venosa, quinta traccia dell’album L’ombrello e la macchina da cucire del 1995.
Tappa 8. Lucera – Cassino, 174 km

All’anfiteatro romano di Lucera Franco Battiato avrebbe dovuto girare una parte del video di Povera Patria del 1991. L’accordo saltò all’ultimo a causa di un litigio tra il cantautore e un membro della sovrintendenza. Quest’ultimo ritenne indecente la richiesta del cantautore di installare un proiettore al centro dell’anfiteatro.
Arrivo a Cassino, dove Battiato fece il militare. Nel 2014 a Repubblica raccontò quel periodo: “Fu una storia pazzesca. Dopo la visita mi mandarono a Cassino e naturalmente come prima cosa mi tagliarono i capelli e mi diedero una divisa troppo larga che io non andai a far riaggiustare. La prima domenica di libera uscita, naturalmente non mi fecero uscire. Non sapevo che fare e mi misi a passeggiare in quel grande cortile. Dall’altra parte, un graduato anziano e con parecchie stellette camminava nella mia direzione. Un secondo dopo che l’ho oltrepassato sentii un urlo. ‘Ehi, tu!’, ‘Dice a me?’, rispondo. E lui, sempre urlando: ‘Vedi qualcun altro qui?’. Io: ‘Mi dica’. ‘Mi dica? Chi sei?’. ‘Battiato’. ‘Non me ne frega un cazzo del tuo nome! Mi devi dire a quale reparto appartieni!?’. ‘Non lo so’. Se ne andò alzando le mani, urlando frasi sconnesse. Io sparii. Un’altra volta dovevamo andare a sparare, che per me era come darmi una coltellata. Dico: ‘Non sto bene, non posso camminare’. Mi portarono in autoambulanza. La notte, alle due, mentre ero nella branda a dormire, scattarono le sirene: vidi tutti che si vestivano. Mi affacciai: pioveva, c’era fango e facevano, strisciando, il passo del leopardo. Al mattino il capitano mi fece chiamare: ‘Quelli come te li conosco. Tu sei uno che non vuole fare il militare. Purtroppo io non posso rischiare, per cui ti mando in ospedale, al Celio di Roma. Tu tornerai di nuovo da me e allora ti farò pulire i cessi con la lingua!’. Non mi vide più”.
Tappa 9. Roma – Blockhaus, 209 km

Franco Battiato, nel 1989, viene chiamato da papa Giovanni Paolo II ad esibirsi in Vaticano. Si narra che questo invito fu dovuto allo stupore da parte del Pontefice dopo aver ascoltato Fisiognomica. Fu il primo cantante di musica leggera a tenere un concerto nella Città del Vaticano.
L’arrivo sul Blockhaus è dedicato a delle pitture rupestri ritrovate sulla Majella nell’Ottocento che raffigurano un cielo stellato. Le stelle e lo spazio furono uno dei temi ricorsivi all’interno dell’evoluzione musicale del cantautore.
Tappa 10. Foligno – Assisi, 32 km (cronometro individuale)

Franco Battiato raccontò, nel 1988, di essersi preso a Foligno una delle poche sbronze della sua vita. “Eravamo in otto a cena da un amico, accanto a me si era seduto un signore che non conoscevo, un bibliotecario. Era simpatico, colto, intelligente. Parlai molto, ascoltai di più. Non mi resi conto che continuava a versarmi del vino. Non mi sentii molto bene. Lui era abituato a tutto questo, io no”.
Cinque anni dopo, il 24 ottobre 1993, Franco Battiato ad Assisi, nella Basilica superiore di San Francesco, mise il scena la prima rappresentazione di Messa arcaica.
Tappa 11. Bolgheri – Poggibonsi, 179 km

Cantava Franco Battiato nel 1980 in Frammenti, sesta traccia di Patrios: Me ne andavo una mattina a spigolare quando vidi una barca in mezzo al mare / i cipressi che a Bolgheri alti e schietti vanno da San Guido in duplice filar
Se Bolgheri è passaggio di una canzone, Poggibonsi ne è titolo. Battiato e Giusto Pio scrissero questa canzone per Milva. Il coro iniziale Poggibonsi è stata evacuata\ne Gerusalemme liberata! doveva essere cantata alla maniera di un canto gregoriano. L’idea fu abortita, si narra, da Giusto Pio che chiese a Franco di non strafare.
Tappa 12. Firenze – Parma, 240 km

Al battistero di San Giovanni, davanti a Santa Maria del Fiore a Firenze, Battiato avrebbe voluto registrare una parte della traccia musicale di Schock in my town. Non riuscì a ottenere il via libera da parte della sovrintendenza.
Arrivo a Parma dove il 26 aprile 1987 al Teatro regio, andò in scena la prima rappresentazione dell’opera lirica Genesi.
Tappa 13. Parma – Forlì, 170 km

Tappa dedicata a Campane tibetane, ultima traccia di Orizzonti perduti: Le scampagnate alle cascine, dei circoli ricreativi / Partite nell’oratorio, attraversando la via Emilia / Marinavamo la scuola, correndo dietro alle farfalle / Entrando in punta di piedi / Letti di ottone a baldacchino: non scorderò.
L’arrivo a Forlì è dedicato ad Alice, che qui è nata, ma soprattutto a Le Biciclette di Forlì.
Tappa 14. Padova – Asiago, 163 km

Padova, o meglio una ragazza padovana, appare in Frammenti, sesta traccia di Patrios: Hai mai veduto a Borgo Panigale un’aurora simile alla boreale / perché bella ragazza padovana ti vuoi fare una comune giù in Toscana?
Asiago è una dedica alle meccaniche celesti cantate dal cantautore in Segnali di vita, quinta traccia di La voce del padrone del 1981. Si arriva all’osservatorio astronomico di Asiago. Luogo privilegiato per ascoltare i “Rumori che fanno sottofondo per le stelle” e osservare “Lo spazio cosmico si sta ingrandendo / E le galassie si allontanano“
Tappa 15. Castelfranco veneto – Grado, 145 km

Ho fatto scalo a Grado / la domenica di Pasqua / gente per le strade / correva andando a messa cantava Franco Battiato in Scalo a Grado, quarta traccia dell’album Arca di Noè.
Il Giro di Franco Battiato farà tappa a Grado partendo da Castelfranco veneto la città di Giusto Pio, che con Franco Battiato collaborò a lungo.
Tappa 16. Venezia – Pieve di Cadore, 177km

Venezia-Istanbul era la seconda traccia di Patriots. Un po’ troppo lunga da percorrere in una giornata in bicicletta questo itinerario.
E allora la sedicesima tappa del Giro di Battiato diventa un tributo a Tiziano Vecellio. Un viaggio a ritroso nella vita del pittore che affascinava il cantautore. Tiziano viene citato sempre in Scalo a Grado.
Tappa 17. Brunico – Passo dello Stelvio, 184 km

A Brunico Battiato passò una settimana a parlare di musica con Karlheinz Stockhausen. Lì a lungo discussero della possibilità di una collaborazione, ma non se ne fece niente. L’arrivo sul Passo dello Stelvio è dovuto. È il passo carrabile più alto d’Italia, il posto più vicino allo Spazio tanto caro al cantautore.
Tappa 18. Villa di Chiavenna – Casalzuigno, 139 km

A Villa di Chiavenna Franco Battiato ci capitò per caso nel 1981. Nel vedere una villetta fuori dal paese immersa nel bosco il cantautore fantasticò a lungo di una vita lontano da tutto. La villetta rimase lì, lui decise di ritornare in Sicilia qualche anno dopo. A Villa di Chiavenna però ritornò qualche anno dopo in cerca della location giusta per Musikanten. Anche allora non se ne fece nulla. Musikanten venne girato in parte però a Villa Della Porta Bozzolo di Casalzuigno, traguardo della 18esima tappa.
Tappa 19. Melegnano – Milano (cronometro individuale), 34 km

Si parte dal paese d’origine di Juri Camisasca, uno dei musicisti che introdusse Franco Battiato nel mondo discografico. I due si conobbero a Udine durante la leva militare. Iniziarono a suonare assieme a Milano. Non hanno mai smesso di essere amici.
Tappa 20. Cuneo – Borgo San Dalmazzo, 155 km

Tappa dedicata alla magia. Cuneo e Borgo San Dalmazzo sono unite da quella bianca. Nel Settecento erano due dei centri mistici del nord Italia. Al misticismo Franco Battiato ha dedicato anni interi della sua esistenza. In cima al Colle di Sampeyre per quasi vent’anni visse Aureliano Sammanti, mistico che unì cattolicesimo e buddhismo. Il cantautore lo raggiunse nel 1987 e rimase lassù per qualche giorno.
Tappa 21. Cassine – Sanremo, 174 km

Nel 1997, a trent’anni dalla morte di Luigi Tenco, Franco Battiato disse che fu affascinato da ragazzo dal cantautore piemontese e che “probabilmente senza di lui molte cose sarebbero andate diversamente”. E così l’ultima tappa è un omaggio a Luigi Tenco. E a ciò che non è stato. Nel 1965 al Festival di Sanremo Battiato poteva partecipare con L’amore è partito. Non venne selezionato. Sul palco dell’Ariston salirà nel 2011 nella doppia veste di concorrente e direttore d’orchestra, accompagnando il cantautore siciliano Luca Madonia.