
Tour de l’Avenir, la porta del ciclismo del futuro
18/08/2023Domenica 20 agosto inizia il Tour de l’Avenir. Storia di una corsa che è diventata un anticipo di futuro ciclistico
Jacques Marchand, all’epoca caporedattore de L’Équipe, era da anni, dal 1956, che discuteva con il suo direttore, Jacques Goddet, della necessità di organizzare una corsa a tappe riservata ai giovani. Non solo per dare loro la possibilità di confrontarsi in una gara di livello internazionale, e quindi prepararli alle sfide future, soprattutto per creare un evento che potesse fare eco al Tour de France. Si era sempre sentito rispondere che il “Tour basta a se stesso”, perché c’è nulla di “più grande del Tour”. Jacques Marchand aveva da tempo anche il nome giusto per questa corsa: Tour de l’Avenir. Era perfetto, diceva lui, perché teneva dentro tutto: il fascino del Tour, la bellezza del futuro, l’Avenir. Goddet rispondeva: “Il Tour basta a se stesso”.
Fu nel 1960, quando entrambi capirono che la loro lotta per difendere il Tour de France dall’avanzata delle pretese degli sponsor delle squadre (allora era corso da selezioni nazionali) era destinata a fallire, che Goddet andò alla scrivania di Marchand e gli chiese: “Com’era quell’idea che sentivi l’esigenza di realizzare?”. Marchand gli espose per l’ennesima volta la sua idea. Goddet si fidava ciecamente del suo caporedattore, lo stimava come giornalista e come uomo, sapeva benissimo, e da anni, tutti i minimi particolari di quello che si sarebbe dovuto chiamare Tour de l’Avenir. Se lo fece però rispiegare di nuovo, così per sfizio. “Ci penserò”, disse. Quella volta non tirò fuori la sua solita frase, quella che aveva preso in prestito dal suo maestro e predecessore alla guida del Tour de France: “Il Tour basta a se stesso”.
Pochi giorni dopo non disse nient’altro che “lo faremo a squadre nazionali. Tutti gli stati europei, anzi del mondo, potranno portare i loro giovani migliori. Sarà la porta del futuro del ciclismo mondiale”. Canada, Marocco, Uruguay schierarono una loro Nazionale e pure Polonia e Jugoslavia superarono la cortina di ferro per correre. Quello che era esclusiva della Corsa della pace – la corsa creata nel 1948 in Cecoslovacchia come tentativo di ponte sportivo nel mondo socialista e dall’anno successivo aperta anche alle selezioni occidentali per diventare una ponte di pace sportivo tra i due mondi in conflitto ideologico – diventò uno dei vanti della corsa francese.
Il 2 luglio del 1961, mentre si correva la quarantottesima edizione del Tour de France, partiva da Saint-Etienne il primo Tour de l’Avenir. Quattordici tappe, stesse località di arrivo delle ultime quattordici frazioni della Grande Boucle, ma più corte e corse il giorno precedenti. Fu un successo. Di pubblico e sportivo. E una soddisfazione per gli italiani: vinse Guido De Rosso, all’epoca grande speranza del ciclismo azzurro che poi divenne ottimo ciclista, che salì sul podio, terzo, al Giro d’Italia, senza però riuscire a rispettare il fantastico futuro che i più avevano apparecchiato per lui.
Sono passati sessanta due anni e cinquantotto edizioni da allora. Domenica 20 agosto, da Carnac (Bretagna) inizierà la cinquantanovesima. Ancora una volta a correrlo saranno i migliori prospetti del ciclismo mondiale riuniti per Nazionali (è ritornato a essere così dal 2010, dopo la sbandata degli anni Ottanta e Novanta).
Da quel 2 luglio 1961 il Tour de l’Avenir ha anticipato i tempi del ciclismo professionista (salvo la parentesi degli anni Ottanta, quando l’organizzazione, rinominandolo in Tour de la Communauté européenne – tra il 1986 e il 1990 –, aveva aperto alla corsa ai professionisti decretando prima la sua crisi e poi la sua, momentanea, sparizione). L’ha vinto Felice Gimondi e Joop Zoetemelk, Gianbattista Baronchelli e Greg LeMond, Charly Mottet e Miguel Indurain, Nairo Quintana ed Egan Bernal fino a Tadej Pogacar, Tobias Foss e Cian Uijtdebroeks un anno fa.
Per il futuro si vedrà, l’Avenir senz’altro inizia in Francia, a Carnac, il 20 agosto.
Tour de l’Avenir 2023. Le tappe
Partenza da Carnac, Bretagna, finale a Sainte-Foy-Tarentaise, Savoia. In mezzo otto tappe (una, la settima divisa in due semitappe, quelle che il ciclismo dei grandi ha bandito. Possibilità un po’ per tutti, per passisti e velocisti, per puncher e scalatori (e d’alta quota, si arriva in cima al Col de la Loze, lì dove sono arrivati i professionisti, lì dove Jonas Vingegaard ha messo il definitivo sigillo al Tour de France 2023).
La 1a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 2a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 3a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 4a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 5a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 6a tappa

Tour de l’Avenir 2023. La 7a tappa
1a semitappa

2a semitappa

Tour de l’Avenir 2023. La 8a tappa
