
Una Sei giorni dimezzata è meglio che niente. La Tre giorni di Grenoble
27/10/2023Fino a vent’anni fa, suppergiù, per i francesi, soprattutto per quelli di Grenoble, sembrava impossibile solo pensare a Grenoble senza la sua Sei giorni. Il tempo modificò, e in fretta, questo amore. Prima la Sei giorni di Grenoble si contrasse in Quattro giorni (nel 2012 e nel 2013), poi in Tre giorni (nel 2014), infine sparì del tutto. La Sei giorni di Grenoble non esisteva più, soprattutto correva il rischio di non esistere più per sempre. Pure Bernard Thévenet, ex vincitore del Tour de France e gestore del velodromo dal 1990 al 2014, s’era dato per vinto. Volevano pure sgombrare la pista, gettarla via nell’immondizia.
Nove anni dopo però i corridori e gli appassionati sono tornati al Palais des Sports di Grenoble per la Tre giorni di Grenoble, che senz’altro è una Sei giorni dimezzata, ma almeno è una Tre giorni.
È lo spirito dei tempi. A volte, dipende dai luoghi, una Sei giorni è troppo e ne bastano tre, quantomeno per ricominciare, quantomeno per far ritornare la curiosità, che poi si tramuta in passione, a chi al ciclismo su pista non era più abituato. È accaduto anche a Berlino, che perduta – e creduta persa per sempre – la sua Sei giorni (prima del crollo del muro, e pure per un po’ poi, ne aveva addirittura due, una a Est e una a Ovest) si è ritrovata una Tre giorni che piace parecchio.
Una Sei giorni che torna, anche se dimezzata, è un’ottima notizia, perché ci dice che il ciclismo su pista non è più qualcosa confinato in Belgio o Paesi Bassi, ma sta ritornando a essere qualcosa che piace.
E sabato c’è la Uci Track Champions League al velodromo di Berlino, a proposito di bel ciclismo su pista da vedere.