
Vuelta 2022. Victor Langellotti, quando il Principato va in bicicletta
24/08/2022Sino agli anni Settanta nel Principato di Monaco in bici si correva poco o per niente. Poi qualcuno iniziò a provare piacere a pedalare e in pochi anni venne creata pure una squadra. Poi, visto che le biciclette continuavano a piacere è stata istituita anche la Federazione ciclistica monegasca (FMC). I suoi obbiettivi erano abbastanza semplici e abbastanza tradizionali:
Rappresentare lo sport ciclistico monegasco all’interno dell’Unione ciclistica internazionale, così come in varie competizioni internazionali ufficiali. Governare lo sport del ciclismo sul territorio monegasco, raggruppare, dirigere e coordinare le attività dei gruppi sportivi che praticano il ciclismo. Organizzare competizioni internazionali in conformità con i regolamenti istituiti dall’Uci. Sviluppare il ciclismo in tutte le sue forme e con tutti i mezzi di propaganda e di azione che possono essere attuati.
C’ha mai avuto troppi iscritti la Federazione ciclistica monegasca, non a sufficienza per dar vita a un campionato nazionale né a cronometro, né in linea. Un criterium però sì, ma la Federazione se l’era già trovato pronto. Ha continuato aggiungendo una corsa dal formato originale, la NiteRace: gara a staffetta con squadre da due corridori che effettuano ciascuno tre giri da 1,3 chilometri prima di passare il testimone al compagno di squadra. Ai monegaschi è piaciuto tutto il pacchetto: va avanti da quarantasette edizioni.
La Federazione sta lavorando parecchio nel tentativo di aumentare il bacino di corridori iscritti, cosa non troppo facile dato che nel Principato ci vivono in meno di quarantamila persone e molti di questi in bici ci vanno, e forte, ma sono corridori di altre nazionalità finiti lì senz’altro per la bellezza del panorama.
E sta lavorando così il presidente bene il presidente Umberto Langellotti che sono due i monegaschi che corrono tra i professionisti. Uno, Antoine Berlin, in una formazione continental, l’altro, Victor Langellotti, che dell’Umberto è il figlio, tra i Pro Team, la serie B del ciclismo mondiale. Ma ci sta lì, Victor, mica per il padre. Ci sta lì, Victor, perché è uno che pedala assai bene, che in salita è parecchio a suo agio, e perché c’ha mica paura di nulla Victor Langellotti, nemmeno del fatto che nessun altro monegasco aveva fatto un po’ di carriera prima di lui.
Victor Langellotti sta dimostrando a questa Vuelta che è lì per meriti propri, soprattutto per ostinazione. In Burgos-BH ha vinto in Portogallo, alla Volta a Portugal, in una delle tappe più dure. In Spagna, a questa Vuelta, mercoledì, ha centrato la fuga giusta, l’ha portata all’arrivo e si è preso lo sfizio pure di vestire la maglia a pois del migliore scalatore. Che non è poco. Per niente. Che è storia del Principato di Monaco, che è piccola, ma non solo del Principato di Monaco.

Victor Langellotti si è trovato catapultato all’ultimo a questa Vuelta, ha sfruttato l’occasione, soprattutto per stupirsi: “Sto sognando, fino a qualche giorno fa non avrei dovuto neanche partecipare a questa corsa e ora ho addosso la maglia a pois. È incredibile”. Ed è una bella goduria stupirsi, soprattutto dopo aver fatto ciò che gli riesce meglio, tentare la fuga e centrarla: “Sono entrato nella fuga giusta e mi sono goduto tutta la giornata all’attacco. Poi, l’idea era quella di fare punti più possibile per la classifica dei Gpm. Sono riuscito a ottenere piazzamenti sulle prime salite e a quel punto ho dato tutto per aumentare il mio bottino”. Missione compiuta.