Walk this way. IL 2021 dell’Astana Premier Tech

Walk this way. IL 2021 dell’Astana Premier Tech

22/01/2021 0 Di Giovanni Battistuzzi

Là in Kazakistan la bicicletta la vedono in una maniera e in una maniera soltanto: quella di Aleksandr Vinokurov. Che senza farla troppo lunga, si potrebbe sintetizzare con il ritornello della canzone dei Run DMC che hanno fatto con gli Aerosmith: “She told me to / Walk this way! / Talk this way! / Walk this way! / Talk this way!“.

Aleksandr Vinokourov ha sempre seguito due massime. La prima: solo attaccando si vince. La seconda: di prime donne ne basta una, io. Ma è una primadonna che di gusti ciclistici buoni e dal fiuto per i talenti. Chi ha provato a farsi troppo pavone ha salutato. L’ultimo caso è quello di Miguel Angel Lopez, talento sì, ma non abbastanza per poter evadere dalle regole di Vino. All’Astana si sono detti poco male, perché per le corse che piacciano a Vinokourov, ossia Ardenne e grandi giri, si sentivano comunque coperti. E con coperte di dimensioni giuste.

Walk this way è il mantra anche di Jakob Fuglsang, anni e anni di gregariato al servizio degli Schleck, di Nibali e Aru, prima di riuscire a fare da sé, a suo modo, nell’unico che conosce: menare forte quando può, non mollare quando deve. Con l’età (compirà 36 anni a marzo) ha compreso che correre senza aver la necessità di dimostrare niente a nessuno, o almeno a se stesso, gli fa bene. “Con gli anni ho imparato a correre con la mente vuota, a gustarmi le corse”, disse a inizio del 2019. Negli ultimi due anni ha conquistato la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia. Dice che al Tour “non andrò per fare la classifica”: si prevedono fughe e spettacolo. E chissà che non faccia un pensiero anche alla campagna delle Fiandre.

Aleksandr Vlasov è l’altra faccia di Fuglsang. Corre d’istinto, non ha timori reverenziali, ha le idee chiare: fare il meglio possibile e il meglio possibile è stare davanti a tutti. Ha deciso di riprovarci con il Giro d’Italia, dove l’anno scorso fece una comparsata di un giorno e mezzo appena. È riapparso alla Vuelta, nelle salite più lunghe si è ben comportato, si è perso in qualche tappa, ha chiuso undicesimo.

Due uomini d’ordine in mezzo a un gruppo di anarchici poco inclini alla vita del gruppo. Sempre i soliti: Alexey Lutsenko, Ion e Gorka Izaguirre, Alex Aramburu e Omar Freire. Gente buona per insegnare ai più giovani come si corre minuti avanti al gruppo. Oscar Rodriguez, Samuele Battistella, Jonas Gregaard e Vadim Pronskiy possono prendere spunto e applicare gli insegnamenti. Pronskiy ha iniziato nel ciclismo a piccoli passi, ma potrebbe allungarli a breve e all’Astana non si stupirebbero. E non si stupirebbero neppure se tra i protagonisti delle salite rientrasse pure Harold Tejada. Del colombiano non si è capito ancora se possa diventare uomo d’ordine o di scompiglio, quello che è certo è che in salita ci sa fare e che ha una gran voglia di dimostrarlo.

L’anno scorso hanno portato a casa 15 vittorie, tra cui una classica monumento (il Lombardia) e tre tappe nei grandi giri (due al Tour e una alla Vuelta). Pareggiare potrebbe essere alla portata della squadra, per fare meglio servirà correre d’attacco. Anche perché nelle volate c’è poco e per le classiche fiamminghe quasi nulla.

La bici