
Quando il Giro d’Italia incontra il vino d’Abruzzo
01/05/2021Arriva il Giro d’Italia [qui trovate tutte le tappe]. Come d’improvviso siamo già a Maggio e a ridosso della partenza. Ci pensi per mesi come organizzare, cosa fare, quali iniziative, guardare i percorsi pianificare degli eventi….. ma puntuale eccoci qua, e rimani a fiato sospeso perché è cosi grande e maestoso il Giro che ti paralizza.
Manca una settimana, gli accrediti li ho fatti all’ultimo, gli alberghi ancora non li so ma so che nei pressi delle partenze e degli arrivi tutto è già stabilito. Lungo il percorso amici, clienti, appassionati, chi per sentito dire, chi perché qualche volta ti ha visto, altri perché sanno che sei con Peter Sagan, tutti sono lì con il desiderio e l’aspettativa di qualcosa. E io so che qualcosa devo fare per la passione di questo sport, per il ciclismo che più popolare delle tre settimane del Giro non può essere.
Ogni anno da un po’ il Giro passa per l’Abruzzo. Tra Sulmona, Roccaraso, L’Aquila, Pescara, Lanciano, il Giro passa, parte o arriva sempre da lì. È una terra che amo e che sento mia. Sarà per la comunanza con il mio Veneto, gente laboriosa e gentile. Colline di vigneti e oliveti e contadini genuini che lavorano la terra. Come qui in Veneto. Non conosco ambienti diversi dall’agricoltura. Mi trovo bene e ho costruito la mia vita, cercando di trovare le spinte giuste per assecondare le mie curiosità e voglia di scoperta in giro per il mondo. Dai frutteti di kiwi in Cile, alle grandi estensioni di mele delle pianure dell’Est Europa e della Russia. Dall’altopiano che da Lleida porta a Saragozza e all’Estremadura coperto da impianti di pere e ciliegie, agli agrumeti del Sud Italia. Per non parlare dei vigneti lungo la nostra penisola.
Ritorniamo in Abruzzo. Appena laureato e fatto il militare, ho iniziato a lavorare in azienda e così per indole ho iniziato a esplorare territori rimasti marginali fino ad allora. E cosi attirato dalla forte vocazione viticola del Centro Italia sono arrivato a Tollo in provincia di Chieti. La prima cosa che ho visto e mi ha colpito è il segnale stradale di strada sdrucciolevole all’ingresso del paese con scritto “attenzione mosto”. Ero nel posto giusto. Solo vigneti da tutte le parti e una immensa cantina sociale, la Cantina Tollo. Per tanti anni sponsor di una squadra di ciclismo professionistico che aveva nello staff tecnico Palmiro Masciarelli il fedelissimo di Francesco Moser, abruzzese puro. E poi Dario Mariuzzo di San Donà di Piave che ha corso con Moreno Argentin, e poi, in futuro, tecnico alla Liquigas con Amadio. Di Mariuzzo si ricorda la simpatia, le urla in corsa e soprattutto perché è l’inventore del ZiggheZagghe a ogni vittoria. Lasciato in eredità alla BORA-hansgrohe e alla versione tedesca dello stesso.
Ricordo un fatto. Ero in aeroporto a Barcellona e sentivo uno ridere a squarciagola e mimare cose incomprensibili a un gruppetto di ragazzini tutti vestiti di verde, tutti si voltavano a guardare. Era Mariuzzo con dei giovanissimi Roman Kreuziger e Manuel Quinziato reduci dal Giro di Catalogna 2006.
A Tollo incontro per la prima volta Angelo Cavuto, che mi seguirà per sempre dopo, diventando mio amico. Cavuto lavora per la viticoltura, nato e cresciuto a Tollo e conoscitore di ogni cosa del territorio e di ogni famiglia delle varie contrade fino giù al Molise. Verso nord non ci viene volentieri e nemmeno frequenta le rinomate aziende vinicole della Regione, preferisce il clima rurale delle piccole proprietà dove si fanno anche gli affari migliori. Con lui ho delle grandi soddisfazioni di lavoro. E naturalmente è un supertifoso del ciclismo e dei corridori, da Taccone profeta in patria a Moser e oggi Ciccone. Ecco, lui è quello che tutti gli anni mi ricorda le tappe abruzzesi e che si deve fare qualcosa per i nostri clienti amici per onorare con loro il Giro. Cavuto è solito preoccuparsi molto, e già una settimana prima organizza raccogliendo un gruppo di clienti e appassionati per dirmi come prenotare per la cena dove alloggiano i corridori e perché io possa avvisare i team della nostra presenza. Dettaglia strade per arrivare alla corsa senza perdere tempo nel traffico e detta gli orari per essere sempre in anticipo. Valentino Sciotti nostro amico comune e cliente affezionato, non ha bisogno di saperlo prima, ci accoglie sempre con grande entusiasmo e siamo a casa sua. Farnese Vini è una straordinaria realtà vitivinicola e nel ciclismo ha sempre dato grande contributo. La squadra di Valentino nel 2019, anno della Maglia Ciclamino del nostro Pascal Ackermann, ha vinto la tappa di Santa Maria di Sala con Damiano Cima ,e sono corso a festeggiare Sciotti perché se lo meritava. Poi però ho stappato le bottiglie per Pascal che aveva soffiato la maglia a Démare proprio quel giorno per portarla fino a Verona.

La prima volta che abbiamo incontrato il Giro è stato il 2016 a Guardiagrele sotto la Maiella. Ero con il Team Tinkoff che presentava Majka capitano e i nostri Boaro e Tosatto. Alla Tana del Lupo c’era la cena con un lungo preambolo di foto, autografi, commenti, chi dell’unica corsa che ha visto decenni prima, chi invece esce in bici tutte le domeniche e la sua bici è migliore di quelle messe nelle varie ammiraglie. Borracce, cappellini… un festival dei gadget. Arriva Francesco Moser che con la Mediolanum aveva la cena nel ristorante affianco molto più prestigioso del nostro. Mi vede, e da buon trentino viticoltore e vinaiolo affermato, mi urla…. “Ciao Spinazzè, ma qui in Abruzzo che razza di vigneti fanno, tutti sti tendoni da tonnellate di uva…”. Per poco non scatenava una rivolta con gli abruzzesi autoctoni che hanno iniziato a dire che il loro vino è migliore dei quello del Trentino. La discussione è finita dopo un po’ con autografo e foto con Moser, che lui ovviamente e con orgoglio ha sottolineato.
Alla partenza da Sulmona il giorno dopo Moser era ancora il più osannato dal pubblico. Tutti sanno chi è e tutti lo riconoscono subito. L’anno dopo il Giro lo facciamo con la maglia nera della BORA-hansgrohe che per la prima volta fa la corsa rosa. I tedeschi sono abbastanza schivi e non sono abituati ai festaioli di qua. Pelucchi e Benedetti unici italiani, Postelberger vince la prima tappa e tutti siamo contenti e il Giro per noi è già a posto. A Montenero c’è la partenza, questa volta tocca alla colazione, per la cena si va troppo in là e non c’è tempo. Cavuto organizza tutto quello che si può e fa le cose in grande, nei vigneti attorno il villaggio di partenza c’è grande festa ed entusiasmo per Cataldo, Fonzi e Ciccone. E Cataldo da navigato e di Lanciano non si fa scappare l’occasione per sentirsi celebrato. Fonzi lotta per arrivare ultimo in classifica finale. Ciccone sarà un futuro vincitore.
Il Giro 101 si ferma per il giorno di riposo a Pescara. E qui celebriamo Sam Bennet che ha appena vinto, e che ne vincerà altre due tappe prima della fine. Il clima di squadra è più rilassato quest’anno e i corridori si dimostrano molto disponibili. Formolo e Benedetti gli italiani, che quindi mi tolgono la responsabilità della traduzione e Cavuto con i suoi amici si può rilassare chiedendo a loro qualunque cosa. Piove a dirotto dal pomeriggio, un peccato. Qui incontro dopo qualche anno, Pino Toni, optometrista e bravo tecnico di ciclismo, lavorava in Tinkoff e i risultati migliori Kreuziger li ha avuti con la sua preparazione.
Nel 2019, sul lungomare di Vasto, incontriamo di nuovo la carovana e sempre la BORA-hangrohe ed è il giorno del lungo trasferimento da San Giovanni Rotondo e prima della tappa di L’Aquila. Le macchine arrivano tardo pomeriggio, e Cavuto con il suo gruppo impaziente sta aspettando da qualche ora lamentandosi che non hanno nulla da fare e che il camion cucina lo hanno fotografato ormai da ogni lato. Finalmente arrivano i corridori e prima dei rituali massaggi e della cena, Cavuto vuole celebrare la sua terra e il sodalizio lavorativo, dando a tutti i corridori e staff una T-shirt con il suo logo e quello di Spinazze. Formolo che di certo non si fa mancare allegria e altruismo, indossa subito la maglietta e con lui Cece Benedetti e Rafal Majka. Ne esce un siparietto simpatico con Davide che tra un misto di battute in dialetto veneto, e una mimica a volta incomprensibile tiene a bada tutti. Non poteva capitare meglio. Il giorno dopo Formolo farà una grande tappa. Ackerman vince un po’ di tappe e Cece Benedetti farà sua la Cuneo-Pinerolo dagli epici ricordi. È un gran Giro per noi della BORA-hansgrohe.

L’anno scorso tutto è impossibile, il Giro corre in “bolla” e non si possono festeggiare i corridori. La carovana si ferma sul lungomare tra Vasto e Lanciano, piove a dirotto e non siamo a Maggio. Fa anche freddo. Sono comunque in zona e carico Cavuto in macchina e gli chiedo di venire con me. Gabriele Uboldi che ormai credo viva solo esclusivamente a fianco di Peter Sagan, mi fa sapere che con piacere mi saluta e fa due chiacchiere. Arriviamo sotto il diluvio nella grande hall di un villaggio turistico estivo tutto ormai smantellato per una stagione forse nemmeno iniziata, e ci sediamo a un tavolo e aspettiamo Gabriele. Arrivano lui e Sagan e poi ci raggiunge Bodnar, Poemer il direttore sportivo e Patrick Konrad. Restiamo un paio di ore a raccontarci di tutto. Una bellissima esperienza che Cavuto credo non dimenticherà mai. Il giorno dopo Peter farà l’impresa vincendo per distacco la tappa di Tortoreto. Nella discesa ai meno dieci ero a bordo strada e Sagan passando mi saluta con un cenno. La sera mi chiama Uboldi e mi dice, Peter ti ha visto e ti ha salutato, si è chiesto come mai avevi i pantaloni bianchi in una giornata di pioggia e di pieno autunno. Peter è così.
