La salita che non c’era: il Col de la Loze al Tour de France

La salita che non c’era: il Col de la Loze al Tour de France

19/07/2023 0 Di Giovanni Battistuzzi

Fino al 2019 in cima c’arrivava solo una mulattiera. Ora c’è una strada aperta solo alle bici, la ciclabile più alta di Francia. La storia del Col de la Loze al Tour de France è iniziata nel 2020


La strada che conduceva sino al Col de la Loze non esisteva fino al 2019 e poteva continuare a non esistere. C’era una mulattiera che fungeva anche da pista da sci in inverno. Per il Col de la Loze non ci passano automobili o moto, non ci possono passare. È una ciclabile ad alta quota, altissima quota, 2.300 metri, c’è chi dice 2.304 – tra cui il Tour de France -, chi 2.307, chi 2.999: tre rilevazioni in tre momenti diversi e in tre situazioni metereologiche diverse spiegano l’arcano. I metri sul livello del mare non sono una misura assoluta.

Non c’era nemmeno una unanimità assoluta quando venne deciso di asfaltare l’ultimo tratto di strada che avrebbe unito il passo (circa trecento metri d’altitudine più in basso) al colle. A Méribel e a Courchevel in molti hanno criticato la scelta, soprattutto le associazioni ambientaliste, chiedendo rispetto per la montagna. Fa sorridere che in una delle zone più antropizzate delle Alpi francesi, dove si continuano a costruire resort e condomini, il problema siano circa quattro chilometri d’asfalto che hanno portato un finanziamento europeo che è stato utilizzato anche per interventi di messa in sicurezza della montagna.

Su una cosa però ha ragione chi ha protestato – dal 2021 le proteste si sono quasi azzerate, il turismo è cresciuto in estate e non ha avuto un impatto ambientale rilevante, visto che è in prevalenza a pedali – all’epoca della scelta di asfaltare gli ultimi chilometri che portano in cima al Col de la Loze: “Questa ciclabile è una forzatura”. I cambi di pendenza repentini, la totale disarmonia della salita, rispetto almeno a quelle di lunga tradizione, sono una stranezza, qualcosa di unico.

Lo hanno detto i cicloturisti, lo hanno detto soprattutto i corridori dopo le prime ascese. Il debutto fu nel 2019 al Tour de l’Avenir. Tappa di 23 chilometri, tutti in salita da Brides-les-Bains. Vinse Alexander Evans. Disse: “È una salita paurosa”.

Si può pensare che fosse la giovane età a farlo parlare così. Non è così.

L’anno successivo il Col de la Loze entrò nella geografia del Tour de France. Ci ritorna quest’anno nel percorso della diciasettesima tappa, la Saint-Gervais Mont-Blanc-Courchevel.

Dopo l’arrivo Primoz Roglic commentò così la salita: “Gli ultimi tre o quattro chilometri sono stati brutali. Non sei felice quando arrivi in ​​cima, sei stravolto, le gambe sono sofferenti. Soffri”. Vinse Miguel Angel Lopez quel giorno: “È una salita particolare, a un certo punto si impenna, poi spiana, si impenna ancora. E tutto questo a quasi e poi oltre i duemila metri. In un attimo ti puoi trovare senza gambe e senza forze. C’è il rischio, fortunatamente non mi è successo”.

Damiano Caruso disse: “È stata una salita terribile, terribile perché la pendenza continua a cambiare, fai fatica a trovare il ritmo, i tratti più ripidi ti tolgono il fiato un po’ per la pendenza, molto per l’altitudine”.

Tom Dumoulin fu ancora più diretto: “Non è una bella salita, è un collage di tratti con pendenze folli e altri pezzi di raccordo per farti soffrire ancor più i tratti più duri”.

16/09/2020 – Tour de France 2020 – Etape 17 – Grenoble / Méribel (170 km) – Alejandro VALVERDE (MOVISTAR TEAM) et Damiano CARUSO (BAHRAIN – MCLAREN)