
Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, una simbiosi
09/03/2023Quella tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard non è solo un duello in bicicletta, è anche un reciproco ambientamento e adattamento, un’esplorazione dei limiti altrui che è anche un’esplorazione dei propri limiti che conduce a un miglioramento, a un superamento di quello che si era prima.
Jonas Vingegaard ha due anni in più di Tadej Pogacar, ma è cresciuto più lentamente, ha scoperto pian piano ciò che poteva fare, con calma, passo dopo passo. Non era un predestinato, ha capito un po’ più tardi di altri di poter essere un ottimo corridore. È riuscito a diventare un’eccezionale interprete delle corse a tappe, un meraviglioso scalatore, capace di andare forte ovunque. Gli manca ancora la capacità di domare le corse di un giorno: può imparare anche questo, non è detto che accada. Jonas Vingegaard ha visto, e da vicino, Tadej Pogacar dominare, sfoderare il suo talento che sembrava infinito, difficilmente battibile. Così non era. Il danese l’aveva intuito sui Pirenei al Tour de France 2021, prima sulle pendenze del Col de Beixalis verso Andorra, poi del Col du Portet, infine verso Luz Ardiden. Lì aveva capito che con lo sloveno ci voleva pazienza, andava sfruttata la sua esuberanza: doveva adattarsi ai cambi di ritmo dello sloveno e poi imporre il proprio.
Nel 2022 Jonas Vingegaard aveva messo tutto questo in pratica, sempre al Tour de France. L’aveva lasciato sfogare, poi aveva sfruttato la sua capacità di resistenza nell’andare in salita, la sua straordinaria capacità di recuperare gli sforzi più in fretta e meglio degli altri, la sua abilità nel pedalare più a lungo e più forte ad alta quota. Su e giù dal Col d’Aubisque, su e giù dal Col de Spandelles e poi su verso Hautacam, e prima ancora tra Col du Galibier e Col du Granon, hanno dato dimostrazione di quanto può essere magnifico il ciclismo.
Tadej Pogacar è finito dietro in Francia un anno fa. Battuto per la prima volta dopo due anni. Battuto nel modo nel quale non avrebbe mai pensato di esserlo: in salita prima, sulla resistenza poi, infine pure a cronometro. Non è uno che si arrende lo sloveno. Non è nemmeno uno che si fa prendere dallo sconforto. È un lucido analista di se stesso, uno che applica il buon senso in quello che fa, che ha la capacità di capire che il suo talento è enorme, ma non infallibile.
Ha limato un po’ il suo modo di correre, Tadej Pogacar. Non l’ha cambiato, non aveva senso farlo, non ne sarebbe forse nemmeno capace. È istintivo e barocco Pogacar, il suo quadro ciclistico lo compone per addizione un giorno dopo l’altro, uno scatto dopo l’altro, quando non gliene basta uno soltanto. Il problema è che con Vingegaard non gliene bastava uno soltanto, doveva aggiungere sforzo allo sforzo, immaginazione all’immaginazione. E finiva per esagerare.
Si sono incontrati di nuovo sulle strade della Parigi-Nizza Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Lo sloveno della UAE Team Emirates ha fatto capire al danese della Jumbo-Visma di aver capito i suoi errori e di aver trovato rimedio: è arrivato quarantatré secondi davanti, lo ha staccato secco, sfruttando l’unico momento di mezza distrazione del rivale. Certo è solo una tappa, solo sei chilometri e ottocento metri d’ascesa. Certo è poco o meglio niente per arrivare a sentenze definitive. Eppure Jonas Vingegaard ha capito perfettamente il messaggio. “Tadej è stato semplicemente più forte di me, meritava di vincere. È stato impressionante quello che ha fatto, mi congratulo con lui. Forse avrei potuto fare alcune cose in modo diverso, lui ha corso in modo diverso. Troverò nuove soluzioni. In ogni caso la verità è che era semplicemente più forte di me”, ha detto Vingegaard in un’intervista a CyclingPro prima del via della quinta tappa della Parigi-Nizza.
Jonas Vingegaard sa perfettamente il valore di Tadej Pogacar, conosce benissimo cosa può fare. Correranno fianco a fianco fino a Nizza, fino a domenica. Poi si incontreranno di nuovo al Tour de France, ognuno con un solo obbiettivo: stupire l’altro, mettergli la ruota davanti. La loro è una simbiosi ciclistica. Lottare, scattarsi in faccia, battersi, perdere o vincere, migliora entrambi, li rende più forti, pronti a sfidare qualunque altro voglia mettersi in mezzo alla loro lotta.
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